C’era una volta la civiltà che celebrava il venerdì santo, quello che precedeva la Pasqua.
Tutti lo ricordiamo, oltre che per le ramanzine di nonni e genitori, che invitavano a non mangiare carne, come prescritto dalla tradizione (e che si divertivano di conseguenza a preparare manicaretti alternativi), anche come un’occasione in cui, soprattutto nell’Italia strapaesana e di provincia ma non solo, la preghiera si tramutava in un momento di condivisione di un’esperienza mistico-comunitaria, culminante in quel grande e spettacolare evento che era la via Crucis.
Col tempo il venerdì santo, lo si è celebrato senza dubbio con molto meno fervore.
La via Crucis è pian piano divenuta un fenomeno folkloristico e l’astensione dalla carne un pallido ricordo.
In compenso si celebra con ben altro vigore, una sorta di dissacrante contro-festa.
Quasi una penosa parodia da Kali Yuga, da epoca oscura. Si parla ovviamente del “black friday“.
Il “venerdì nero”, che per l’appunto, cade nella giornata odierna e di cui sui media si parla ormai da giorni e giorni.
Un venerdì in cui, invece che alla preghiera e all’astensione, ci si dedica all’unico rituale consentito dalla odierna religione del “Dio mercato”, che come un moderno Crono divora i propri figli, o meglio le loro menti e i loro corpi: l’acquisto.
Un acquisto smodato, compulsivo e idiota (basta guardare i video delle cariche selvagge di consumers ai megastore di elettrodomestici che spesso arrivano dagli Stati Uniti, con le immagini di gente pronta a schiacciarsi per comprare un computer o un televisore scontato…), effettuato da esseri umani che, come veri e propri morti viventi, si aggirano senza meta e con il solo scopo di spendere soldi, all’interno di quelli che sono i templi della moderna religione mercatista: i centri commerciali.
Il black friday, l’ultima delle mode consumistiche d’oltreoceano ad essere sbarcata nel vecchio continente, è il simbolo di una società europea che, travolta dalla colonizzazione delle menti del globalismo americano, ha perduto la propria identità, ha dimenticato le proprie radici e annientato la propria anima, così come senz’anima sembrano coloro che affollano i negozi nella foga di liberarsi dei denari guadagnati con sempre maggiore fatica, in una sorta di potlach postmoderno.
Morti viventi appunto.
Sicuramente morti nello spirito, a suon di acquisti e di desiderio irrefrenabile di possesso di oggetti spesso e volentieri totalmente inutili.
Del resto già il nome di questa “festa”, “venerdì nero”, nonostante il colore scelto sia legato al fatto che questo rappresentasse, per i commercianti americani di un tempo, le giornate chiuse in attivo (al contrario del rosso, che invece indicava le perdite), rimanda a qualcosa di oscuro.
Di cupo.
Di tenebroso.
Quasi di satanico.
Eppure il black friday è oggi il venerdì che apre la stagione degli acquisti natalizi.
Più che altro perché a questo si riduce ormai anche il Natale. Acquisti.
Ma forse è inutile stupirsi.
D’altronde è proprio sugli acquisti del black friday medesimo che si misura la fiducia dei consumatori, dicono quelli che hanno studiato nelle università serie e che hanno la mania di misurare anche l’aria che respirano.
Ma che bel mondo di merda che vi siete costruitiE, in questo mondo in cui la dimensione qualitativa è stata cancellata e sussiste appunto solo quella quantitativa, in cui tutto è calcolo o calcolabile o non è, in cui su ogni scelta o decisione politica dominano l’economia, il tintinnio di monete, gli indici azionari e dove in nome di questi possono venire meno il diritto al lavoro, alla salute, alla sicurezza e addirittura alla vita di miliardi di esseri umani perché, “bisogna tagliare” e “ce lo chiedono i mercati”… quasi che i mercati fossero persone fisiche, come numi pagani…beh, in questo mondo per lo spirito, il silenzio, la preghiera, la condivisione… insomma per quelle cose che non fanno vendere e non creano indotto e, soprattutto non sono misurabili, non può esserci posto.
Di posto ce n’è invece a bizzeffe per la cacofonia di colori e rumori dei templi del commercio, zeppi di individui ingellati, truccati e lampadati, tristi “tronisti” di provincia fuori tempo massimo con il cervello all’ammasso e l’anima divorata da desideri instillati artificialmente da televisione e pubblicità.
Dal venerdì santo al black friday dunque, ripetendo un nuovo requiem:
Oggi per essere devi apparire.
Per apparire devi avere.
E per avere devi comprare.
Comprare per competere, non certo per condividere.
Se compri, sei.
Se non compri non sei nessuno.
Ma che bel mondo di m**** che vi siete costruiti!
pienamente d’accordo, cerchiamo nel nostro piccolo di cambiare stile di vita!
Articolo da incorniciare e di cui sottoscrivo parola per parola. Un mondo, quello di oggi, dove la domenica le chiese sono vuote e i centri commerciali affollati.
Poche balle. Se le industrie chiudono ed i commerci aprono è chiaro che devono cercare di promuovere il consumismo, come Henri Ford nel 1920 promuoveva l’uso dell’auto. Nessuna santificazione. Questo anticonsumismo di destra è vacuo, inutile e stomachevole…
Werner. Anche se chiudi i supermercati e shopping la gente neppure per noia tornerà in chiesa…
Il Black Friday è l’ultimo venerdì d’ottobre prima di Halloween. Una volta all’anno. Compra chi vuole. Non facciamola tanto lunga, mentre l’Italia va a tocchi… Chi vuole andare in processione o recitare il Rosario lo può fare ugualmente…Ben altre son le cose idiote e pericolose!!!
@Guidobono
Quello è sicuro, ormai la scristianizzazione è in fase avanzata.
Bravo Di Giuseppe,ricordare la frugalità
e candore comportamentale di un tempo andato.La socialita’dell’essenziale
ove i ritmi davano più riscontro al calore dei sentimenti.Credo pure che le persone dovessero essere più buone e misericordiose..Questi piccoli spaccati di vita vissuta credo siano molto più esaudienti da certe spacconate boriose in nome di una fantomatica CULTURA..