Ritrovare la bellezza – al di là degli slogan – significa cogliere il valore di una visione organica della vita, un’idea di ordine, che il mondo contemporaneo sembra impegnato a perdere, nel segno del peggiore materialismo.
Come ha scritto Louis Dumont (Homo aequalis) “Nella maggior parte delle società e in primo luogo nelle civiltà superiori o, come dirò più spesso, nelle società tradizionali, i rapporti fra gli uomini sono più importanti e hanno un valore più alto dei rapporti fra gli uomini e le cose. Questo primato è capovolto nel tipo moderno di società, dove invece i rapporti fra gli uomini sono subordinati a quelli fra gli uomini e le cose”.
In questa visione “alta” della società rientra, a pieno titolo, la famiglia, luogo primario di relazioni. Ribadirne il valore, appena qualche decina di anni fa, sarebbe parso pleonastico, tanto l’istituzione familiare faceva parte del sentire collettivo, ben al di là delle appartenenze sociali e territoriali. Oggi, in una sorta di scolarizzazione di massa, parlare di famiglia è invece essenziale. Non basta però denunciarne la crisi. Occorre metabolizzarne nuovamente il valore imprescindibile.
E’ quanto invita a fare la rivista “Cultura Identità” (in edicola per tutto il mese di ottobre) , espressione dell’omonima associazione fondata e presieduta da Edoardo Silos Labini. Il valore di questo numero della rivista che, in prima pagina, lancia il suo inequivocabile appello “Difendiamo la famiglia”, sottolineato dalla provocatoria immagine dell’artista pop SaveTheWall, è di non concedere nulla al facile moralismo o alla retorica d’occasione, offrendo spunti essenziali ad una battaglia di ricostruzione culturale e civile, ancor prima che politica.
Gli argomenti, declinati da alcune delle migliori firme dell’anticonformismo intellettuale, non mancano: dalla ricostruzione, storica e filosofica, del concetto stesso di famiglia (Alessandro Sansoni) alla denuncia del ricorso all’utero in affitto, con conseguenze devastanti per la donna che ne asseconda la pratica (Alessandro Meluzzi), dal rapporto tra pornografia e calo demografico (Fabrizio Fratus) al ruolo essenziale della famiglia in presenza di figli disabili (Giusy Versace), dal valore “naturale” della famiglia (Marcello De Angelis) alle mutazioni sociologiche dell’istituzione familiare (Francesco Alberoni e Cristina Cattaneo), dal nuovo disordine erotico, esaminato da Laura Tecce e Diego Fusaro, all’inquietante vicenda di Bibbiano, ricostruita da Marco Guerra e Ulderico de Laurentiis, dall’individualismo dilagante così gradito al mercato (Ilaria Bifarini) all’iconografia della famiglia, celebrata in tutti i tempi (Angelo Crespi).
Alle analisi d’assieme “Cultura Identità” fa seguire le storie e le esperienze dai territori, offrendo una plastica visione di un’Italia profonda, dove il ruolo delle famiglie e dell’associazionismo ad esse legato continua a svolgere un ruolo essenziale, in ambito sociale, produttivo, culturale. E’ insomma un’Italia bella e positiva quella che si ritrova intorno alle sue memorie familiari e da esse sa trarre ragioni nuove ed attualissime per scommettere sul futuro. Un’Italia bella e positiva che è anche un invito alla politica, a cui chiede di rappresentarla, difenderla e valorizzarla. In un tempo nel quale il mondo dei partiti appare schiacciato dalle contingenze, privo di slanci e di visioni lunghe, parlare di famiglia – come fa “Cultura Identità” – significa offrire alla “buona battaglia” argomenti forti, culturalmente saldi, per i quali vale la pena impegnarsi. In gioco c’è il più antico pilastro dell’umanità. Se viene meno ne va del destino di tutti.