Uno Stato si connota (e si valuta) per il rapporto che ha con i suoi cittadini, per, diciamo, il modo in cui li tratta, per il livello dei servizi che offre e che sono finanziati dalle tasse che tutti dovrebbero pagare: trasporti, giustizia, scuola, sanità, servizi sociali, burocrazia. L’Italia, purtroppo per noi, si colloca nelle parti più basse delle classifiche mondiali in questi settori. L’Italia, una volta “culla della civiltà” e “patria del diritto”… Due recenti scandali (giugno 2019), di una portata che è ancora difficile definire, ne sono la clamorosa manifestazione, uno più grave dell’altro.
Da un lato lo scandalo del Consiglio Superiore della Magistratura con le pratiche dimissioni del procuratore generale della Cassazione, il più alto magistrato in carica nel Paese, che ha reso manifesto in modo evidente quanto da tempo veniva denunciato da certa stampa: vale a dire la collusione magistrati-politici e la politicizzazione di nomine ai vertici della Procure e di alcune scelte dei giudici. Un modo per auto-delegittimarsi efficacissimo. E di questo non si sente più paròare. Da un altro lato lo scandalo degli affidi che è di una gravità senza precedenti, anche se non tutti i media sembra l’avessero inizialmente compreso. E di questo per fortuna si parla ancora e quindi è necessario ritornarci su in modo approfondito..
La Procura di Reggio Emilia, insospettita da una anomala serie di denunce da parte dei servii sociali su abusi sessuali in famiglia provenienti da una medesima zona, la Val d’Enza, rivelatesi poi infondate, ha aperto una indagine – chiamata giustamente “Angeli e demoni” (come il romanzo di Dan Brown) – affidata ai carabinieri che ha scoperchiato il vaso di Pandora facendone uscire inimmaginabili nefandezze. In pratica, una collusione fra assistenti sociali, psicologi/psicoterapeuti, politici, Onlus specializzate negli affidi e altri privati mirante a sottrarre ragazzini dai 5 agli 11 anni alle loro legittime famiglie con false accuse per affidarli poi a persone amiche, a case-famiglia, appunto ad Onlus che, per questa mansione, avrebbero ricevuto una retribuzione giornaliera/mensile di centinaia e centinaia di euro pubblici. Una vera associazione a delinquere ben organizzata e strutturata con complicità e omertà in vari comuni con al centro quello di Bibbiano (famoso sino ad oggi per il suo parmigiano…).
E’ il meccanismo adottato che lascia sgomenti per il suo cinismo e che, se le accuse verranno provate in tribunale, dovrebbe essere sanzionato con la più grande severità, con tutti i massini della pena consentiti, senza attenuanti. Gli assistenti sociali delle ASL locali individuavano famiglie con disagi e difficoltà di vario genere anche solo economiche, come spesso tanti possono avere, veri ma anche presunti ed esagerati nelle relazioni, e le denunciavano per abusi e violenze di diverso tipo nei confronti dei figli, da qui la denuncia e la immediata sottrazione, anche con una semplice telefonata, del minore al padre e alla madre legittimi (cosa che deve far seriamente meditare con quanta facilità, mascherata da “interesse del minore”, vengono prese certe decisioni tanto delicate senza successivi controlli e verifiche da parte di terzi).
Cosa succedeva poi? Dato che le accuse erano del tutto false, si dovevano fabbricare le prove: i ragazzini venivano affidati agli psicologi o psicoterapeuti che cercavano di convincerli di aver subito abusi e violenze inesistenti. Come lo facevano? Con metodi per i quali la Procura di Reggio Emilia negli atti che hanno portato ben 27 divenute poi 29 perone agli arresti anche domiciliari, chiama “lavaggio del cervello”, una definizione che ci rimanda ai tempi più oscuri della politica di Paesi dittatoriali d’Occidente e di Oriente che con tale sistema riuscivano a far autodenunciare i propri nemici politici.
I bambini venivano sottoposti a colloqui (registrati e mandati anche in onda dai TG) con domande ambigue e se erano reticenti o perplessi li si convinceva che ricordavano male certe “brutte cose” subite, e si cercava(nel caso di una bambina) di rimuovere la figura del padre. Si arrivava al punto, come ha documentato l’inchiesta, di falsificare i disegni dei bimbi aggiungendovi particolari di tipo “sessuale” per provare la tesi della violenza familiare, e addirittura si applicavano loro a mani e piedi degli elettrodi collegati a quella che veniva chiamata amabilmente “la magica macchinetta dei ricordi”: quando non rispondevano a dovere veniva inviato un impulso elettrico. Non un vero e proprio elettroshock, come era stato definito inizialmente, ma di certo qualcosa di simile per stimolare un “riflesso pavloviano”. Il sistema ha un suo nome tecnico: EMDR (Eye Mouvement Desensitiziation and Reprocessing)e dovrebbe far riemergere vissuti traumatici rimossi attraverso la stimolazione elettrica del cervello, ma finora non ha soprattutto in Italia una vera e propria conferma scientifica acclarata ed accertata soprattutto a livello infantile. Sta di farro, però, che nel nostro caso con questa stimolazione non poteva emergere un bel nulla non essendo avvenuto niente di traumatico!
Una mostruosità che solo menti avide e disumane potevano ideare a scopo di lucro, ma non solo purtroppo. In tal modo i bimbi di fronte ai giudici affermavano di aver subito disagi e violenze di ogni tipo, comprese quelle sessuali, e per questo strappati in via definitia alle famiglie e dati in affido. Magari poi ci ripensavano e tutto veniva scoperto, ma nel frattempo c’erano state condanne nei confronti dei genitori e i loro figli dati a nuove famiglie per anni e anni. Spesso impossibile fare marcia indietro. Un danno mostruoso e irreparabile. Questo scandalo, ne ha fatto riemergere uno assai simile di venti anni fa, protagonista la stessa Onlus di oggi, la “Hansel e Gretel” di Pinerolo (nomen omen), con un padre che si è fatto ben undici anni di carcere ingiusto per false accuse e si è vista distrutta la famiglia. Chi pagherà per tanto male?
Tutto ciò per soldi, per ottenere i sussidi pubblici in questi caso, molti soldi. Solo per capire la mentalità di costoro: la Procura ha diffuso una letera della Onlus al suo psicoterapeuta-capo, Claudio Fori, chiedendogli di aumentare la parcella delle sue analisi da 120 euro l’ora a 170! Ma l’avidità alla fine non ha pagato. Non solo questo però. Infatti alla base del “complotto della val d’Enza” ci sarebbe anche una motivazione non solo pecuniaria ma anche per così dire “ideologica”. Sono le parole del Tribunale del Riesame che usa queste parole:: motivazioni economiche e ideologiche. In una sessione di “Domande a risposta diretta” (che il nostro Parlamento ha deciso di chiamare Question Time a imitazione del Parlamento britannico, non si capisce perché) e mandata in onda da Rai 3 il 26 luglio scorso, un deputato di Fratelli d’Italua ha chiesto al ministro della Giustizia Bonafede se è vero che tali meccanismi siano stati mesi in pratica da militanti LGBT (per la precisione Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza, definita così dalla Procura di Reggio Emilia), che sono tra gli arrestati, per affidare i ragazzini a coppie omosessuali per provare che queste siano uguali o anche migliori delle famiglie tradizionali con un padre e una madre. Ma su ciò il ministro non ha dato alcuna risposta. Peraltro, registrazioni dei carabinieri mandate in bona nei TG hanno dimostrato come una di queste bravi madri affidatarie trattasse una bambina insultandola e a cacciandola dalla propria auto perché ancora non ammetteva violenze inesistenti…
Negli anni Cinquanta nei Paesi dell’Est europeo e in Cina, più di recente nella Cambogia di Pol Pot o nella Corea del Nord di Kim, tutto questo si faceva e si fa per motivi politici, per combattere i “nemici del popolo”. Oggi in Italia questi metodi barbari sono utilizzati per denaro e per scelte “di genere”, per di più con minori. Si è instaurato un meccanismo perverso, inumano, abominevole, che incide sulla vita non solo esteriore ma interiore dei convolti (padri, madri, figli) solo per arricchire se stessi e alcune istituzioni privare e per mettere sullo stesso piano concetti opposti di “famiglia”. Un gradino assai più in basso dei lavaggi del cervello puramente politici, anche perché attuati col massimo disprezzo nei confronti di innocenti la cui vita è stata modificata.
Dopo un esordio eclatante ben presto la stampa si è disinteressata degli sviluppi di questo ignobile caso che avrebbe meritato editoriali e commenti di specialisti. Un atteggiamento più che sospetto e che fa pensare a ingerenze politiche, alla decisione di non dar troppo fastidio ai “compagni” emiliani, al PD di Zingaretti che subito ha parlato di “strumentalizzazione” e di “sciacallaggio” intimidendo i media, a parte giornali e giornalisti a loro vicini. Poi per fortuna, dopo l’intervento su Facebook di due noti cantanti, Laura Pausini e Nek, il caso è ritornato sui quotidiani e soprattutto nei telegiornali facendo emergere fatti sempre più sconcertanti e inquietanti: che il Tribunale dei Minori di Bologna sta esaminando una quarantina di casi di affidi sospetti (ma dopo che in precedenza aveva sempre respinto i ricorsi dei genitori sotto accusa…), che sta indagando anche la Procura di Modena, che almeno quattro bimbi sono stati riconsegnati alle famiglie legittime con un percorso di recupero, che almeno tre sindaci di cittadine ella Val d’Enza sono indagati per abuso d’ufficio, che alcuni affidi erano inesistenti, che l’Ordine degli Psicologi sta indagando sul valore delle credenziali dello psicologo della Onlus di Pinerolo cui erano stati affidati molti dei casi sospetti (il Foti che prendeva 120 euro all’ora…), che ad una delle arrestate, Nadia Bolognesi, era stato affidato un muovo incarico dopo il suo arresto, che ci sono dei “pentiti” fra gli assistenti sociali che hanno ammesso di essere stati indotti a scrivere falsità, che durante le indagini erano stati minacciati i figli dei carabinieri ed era stato consigliato alle famiglie affidatarie di non rispondere alle domande di militari… In realtà non passa giorno in cui ormai non escano nuove informazioni che confermano l’allucinante vicenda di Bibbiano, ma noi ci dobbiamo fermare alla prima settimana di settembre…
C’era infatti da chiedersi quando sarebbero intervenuti certi ordini professionali: gli assistenti sociali sono stati almeno sospesi fino a soluzione del caso dalle loro mansioni? L’Ordine preposto ha sospeso dalle loro funzioni psicologi/psichiatri/psicoterapeuti coinvolti in esso? Ordine che tempo fa non ha esitato a intervenire subito, ad esempio, nei confronti di quello psicologo il quale aveva affermato che secondo lui è solo la famiglia tradizionale, con un padre ed una madre, ad essere la soluzione migliore per un bambino e non le cosiddette “famiglie arcobaleno”… Decisione abnorme e antidemocratica. Qui nei confronti di chi manipola le menti e suggestiona dei minori, andando contro la deontologia professionale e le leggi di natura, si dovrebbe fare qualcosa, o no?
Di fronte a questi fatti ci sarebbe dovuto essere un moto di indignazione generale, interventi di esperti, articoli di fondo, prese di posizione di uomini di cultura e di politici loquaci sempre pronti a dire la loro su ogni sciocchezza. Invece a quanto pare no (l scandalo è “progressista”, quindi silenzio e prduenza) e si sono dovute attendere le indignate proteste sui cosiddetti social network di due noti cantanti. Eppure qui non si è trattato solo di sottrarre figli alle loro famiglie, ma di sottrarre le loro anime, manipolandone pensieri e sentimenti, facendo diventare quei bambini persone diverse denunciando abusi e disagi mai subiti, oggetti di scambio per denaro e/o ideologia gender, schiavi. Non può non venire in mente quel che accadeva nell’URSS staliniana quando i figli andavano dal “commissario politico” e dai “tribunali del popolo” a denunciare i genitori in quanto “controrivoluzionari”… E solo in certi regimi dittatoriali i figli erano strappati alle loro famiglie per essere “rieducati” dallo Stato in apposite scuole…
Una vicenda disumana e ignobile che non credo abbia precedenti così ampi nel nostra Paese in cui spesso si contesta la possibilità del reato di plagio. Questo lo è e per di più compiuto su menti e personalità in fonazione e quindi malleabili. Quando si arriverà, al più presto si spera, alla conclusione della inchiesta, ai rinvii a giudizio e al processo, si auspica rapidissimamente, i giudici dovrebbero tener conto di tutto questo. Un sintomo del degrado in cui sta precipitando l’Italia, di una decadenza sul piano fisico (calo continuo delle nascite, morti di ragazzi per incidenti stradali in aumento progressivo, espatrio dei nostri giovani per lavoro) e morale che appare inarrestabile, a meno di un soprassalto di consapevolezza, di orgoglio e dignità collettivi, che però ad oggi non si sa proprio chi potrebbe suscitare.
Intanto però il governo, quale esso sia, si dovrebbe già muovere per modificare quel che non va dal punto di vista legislativo per evitare il ripeterci di quanto accaduto (lo denunciava già l’ex ministro Guidi nel 2011). Non la task force promessa dal ministro Bonafede, ma una riscrittura di certe regole generali. Uno specialisti, Carlo Rimini (Corriere della Sera, 23 luglio), ha affermato che il nodo cruciale di questo scandalo sta proprio nei servizi sociali locali ai quali i tribunali chiedono indagini e perizie cui non sono preparati e che loro non competono dovendo solo occuparsi di aiutare le persone disagiate, trattandosi sempre di livello locale. A parte il paradosso che dovrebbero indagare sul loro stesso operato! All’estero invece, come in Gran Bretagna, c’è una struttura centralizzata e uniforme preposta a ciò in costante contatto con i tribunali e alla quale questi si rivolgono, una agenzia unica nazionale con standard valevoli per tutti e non variabili a livello locale.. Che si aspetta a istituirla anche da noi, signor ministro? Troppo complicato per la ex “patria del diritto”?