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Home Cultura

Focus Western. Il fumetto nel mondo dei cowboy: da Tex Willer a Lucky Luke

by Giovanni Di Silvestre
15 Luglio 2019
in Cultura
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Tex Willer, ideato da Sergio Bonelli

Il fumetto western è sempre andato di pari passo con il cinema per la sua tecnica precipua , la composizione visuale in vignetta, frame e ogni genere narrativo ha vissuto questo connubio. Stupisce il fatto che il fumetto western sia stato quello che il cinema americano ha sfruttato di meno rispetto ad altri, questo è dovuto alla scarsa fortuna che i temi della Frontiera ha riscosso in America nel campo del fumetto, come se la dimensione filmica del western oscurasse ogni altro veicolo o media artistico che non fosse il cinema. Era più facile vedere negli anni Trenta e Quaranta serie a fumetti americane che “novelizzavano” le opere cinematografiche dei personaggi interpretati da Tom Mix, Gene Autry e Roy Rogers o serie televisive come Rin Tin Tin, Bonanza e Rawhide piuttosto che il contrario al contrario di quanto accadeva con altri generi. 

Anche in tempi recenti non c’è stata un’inversione di tendenza a causa dei risultati poco brillanti ottenute da pellicole più attuali tratte dai fumetti western capolavori nel loro genere come il fumetto italiano Tex Willer, i fumetti franco belgi Lucky Luke e Blueberry e il fumetto americano Jonah Hex.

Uno dei pochi casi di interesse del cinema per il fumetto western americano è in King of the Royal Mounted nel 1935 diretto da Howard Bretherton, tratto dai fumetti di Stephen Slesinger e Allen Dean ispirate alle avventure ambientate lungo il confine canadese della Giubba Rossa Dave King creato dallo scrittore Zane Grey, un pilastro del genere narrativo che nei serial successivi cinematografici di dodici episodi degli anni Quaranta passa a un contesto bellico spionistico. Le avventure del sergente della Royal Mounted Police canadese King giunsero in Italia con il nome di Audax. Il primo vero eroe seriale western è Red Ryder creato nel 1938 da Fred Harman e protagonista del film The Adventure of Red Ryder di John English e William Witney in cui un cowboy si schiera con gli allevatori contro i padroni della strada ferrata. Tra il 1944 e il 1946 con lo stesso eroe seguirono altri ventisette film durati circa un’ora. Sempre nel ruolo di raddrizzatore di torti nel West abbiamo Don Barry, Wild Bill Elliot, Allan Lane, Jim Bannon. Abbiamo poi il meno noto Tex Granger, un supereroe a cavallo che di giorno fa il giornalista in una città di frontiera e di notte giustiziere mascherato, ispirato al romanzo di Courtney Riley Cooper, da cui verrà creata una serie a puntate nel 1948 dal titolo Tex Granger: Midnight Rider of the Plains di Derwin Abrahams.

Sembra automatico il rimando del famoso cavaliere mascherato The Lone Ranger, nato dalla serie radiofonica nel 1933 poi diventato una serie cinematografica a puntate con due film della Republic The Lone Ranger e The Lone Ranger Rides Again sempre di William Witney e John English. Venne fatto nel 1939 un fumetto realizzato da Francis Striker con i disegni di Charles Flanders e giunto in televisione in Italia con 221 episodi dal titolo Il cavaliere solitario e poi i due lungometraggi Il cavaliere senza volto diretto da Stuart Heisler e il sequel Il cavaliere azzurro della città d’oro diretto da Lesley Selander.

Sono le avventure del Texas Ranger John Reid che dopo essere stato lasciato in fin di vita dopo un’imboscata viene salvato dall’indiano Tonto. Da quel momento la sua missione è di combattere le ingiustizie nel West assieme al compagno pellerossa, reso anonimo da una mascherina nera posata sugli occhi e fornito di pallottole d’argento e caratterizzato dal grido di guerra “Hi-Yo Silver” che lancia quando si spinge al galoppo con il suo cavallo bianco.

Il Cavaliere Mascherato tornerà alla ribalta nel 1961 con The Return of the Lone Ranger e con il film del 2003 The Lone Ranger, nel 1981, sempre sulla figura del Cavaliere Solitario uscì il film La leggenda del Ranger Solitario diretto da William Fraker che si attarda sull’infanzia del protagonista.

Nel 2013 uscirà un super kolossal dal titolo The Lone Ranger diretto da Gore Verbinski, costato 225 milioni di dollari, nonostante la presenza di Johnny Depp nel ruolo di Tonto fu un flop clamoroso. Probabilmente la cosa fu dovuta all’interpretazione di Johnny Depp che mette in ombra quella di Arnie Hammer nella parte del cavaliere solitario.

Accenniamo anche a un personaggio a fumetti nato sud del Rio Grande, si tratta del pistolero meticcio Alma Grande, creato nel 1961 da Pedro Zapiain e Josè Suarez da cui vennero tratti due film: Alma Grande diretto nel 1965 da Chano Ureta e Alma Grande en desierto diretto nel 1966 da Regilio Gonzàles interpretato sempre da José Manuel Lopez Ochoa. Nel 1976 abbiamo un altro film slegato dal contesto western ma ambientato nel mondo dei wrestler è El hijo de Alma Grande diretto da Tito Novaro in cui protagonista figlio del mezzosangue messicano è un lottatore mascherato simile al lottatore famoso El Santo.

In realtà la patria del fumetto western di qualità basato sugli stilemi americani e di derivazione cinematografica è l’Europa con l’Italia e la scuola franco belga.

Il personaggio di Tex nasce nel 1948 per mano di Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galeppini, divenne un’icona del genere e simbolo del fumetto italiano ancora oggi dopo settanta anni, in Belgio abbiamo il fumetto divertente Lucky Luke creato da Maurice De Bévère Morris e René Goscinny nel 1946. A seguire abbiamo lo scanzonato Blueberry creato da Jean Michel Charlier e Jean Giraud nel 1963. Il denominatore comune di questi tre personaggi è il fallimento e la mediocrità degli adattamenti cinematografici. I primi adattamenti sul cowboy più veloce della sua ombra nell’estrarre la pistola sono due produzioni turche: Red Kit del 1971 e Atini Seven Kovboy diretti nel 1974 da Alam Guliuz e ignoti al di fuori della Turchia. Nel 1991 fu Terence Hill a dirigere e interpretare per la TV una serie co prodotta da Italia, Germania e Argentina. Si trattò di una versione del dinoccolato Lucky Luke lontana anni luce più simile a una variante edulcorata del Trinità degli anni Settanta.

Nel caso del ranger nostrano Tex Willer e dei suoi tre pards nonostante si avesse a disposizione una gran quantità di materiale da cui trarre delle sceneggiature ottime, nel 1985 si pensò a un adattamento dell’eroe nello stile dei blockbuster americani di successo sulla falsariga di Indiana Jones in cui unire avventura e fantastico, fu una scelta che si rivelò disastrosa. Il film si doveva ispirare agli albi originali El Morisco, Sierra Encantada e Il Signore dell’abisso il titolo del film è Tex e il signore degli abissi  diretto nel 1985 da Duccio Tessari, chi vi scrive ebbe modo di vederlo in prima televisiva nel 1988 e dopo averlo rivisto una seconda volta posso dire con tutta certezza che il film era veramente imbarazzante. Gli effetti speciali erano deludenti, stuntmen in azione in ritardo, povertà generale dei mezzi, una pessima interpretazione di Giuliano Gemma e un intreccio privo di senso, in cui il ranger e i suoi devono affrontare uno stregone discendente degli aztechi che è in grado di mummificare le sue vittime con pietre verdi misteriose. Il film fu un’occasione persa che se sfruttata al meglio avrebbe potuto portare alla realizzazione di una serie televisiva, ma il flop al botteghino e la reazione contrariata degli appassionati che di Tex videro solo i costumi degli attori, tutti inadeguati a cominciare da Giuliano Gemma e William Berger già volti noti del western all’italiana.

@barbadilloit

Giovanni Di Silvestre

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Tags: BarbadilloFumettigiovanni di silvestrelucky luketex willerwestern

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