Sui social non è mai stato facile essere non allineati al Politicamente Corretto, e questo è cosa nota. Posta una foto-denuncia dei bambini uccisi dai bombardamenti illegali degli USA in Siria e verrai bloccato per “contenuti impressionanti”, posta una foto di Mussolini e della Petacci schiumati di sangue per deriderli e a chi ti segnala gli sbirri di Facebook risponderanno “abbiamo controllato la tua segnalazione, questo contenuto non viola le linee guida di Facebook”.
Ma da circa tre giorni al “tutti gli utenti di Facebook sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri” s’è aggiunta una vera e propria caccia al profilo. In meno di 72 ore sono decine gli account di Facebook non bloccati, ma proprio disabilitati. Cancellati. Vaporizzati.
Una vera e propria mattanza. Che in particolare – ma non solo – si sta concentrando contro i dirigenti di CasaPound Italia, che nel giro di poche ore hanno visto sparire i profili di Andrea Bonazza, Maurizio Ghizzi, Emmanuela Florino, Carlotta Chiaraluce e Gianluca Iannone. Ma non è solo il movimento della Tartaruga frecciata a essere sotto attacco. Anche profili di semplici utenti rei di avere simpatie “di destra” (usiamo il termine fra virgolette e a sciabolate). Gruppi di condivisione di materiali storici sul Fascismo – niente apologia, solo documentazione, come quello di Giacinto Reale, “Hanno detto che siamo da galera”, dedicato ai primi 4 anni di vita del movimento fascista – e i loro admin, seccati dal giorno alla notte senza spiegazioni. Blocchi a pagine satiriche e ai loro admin, come è capitato alla pagina di satira contro il femminismo Capitan Patriarcato, con tutti gli admin bloccati per 30 giorni nel giro di 12 ore, in tutti i casi dietro motivazioni assolutamente risibili (tant’è che – informa la pagina – uno dei loro admin è stato “riabilitato” dopo che perfino gli sgherri di Facebook hanno dovuto riconoscere, caso raro, il loro errore).
Peggio ancora, le persecuzioni ad personam: nemmeno è stata annunciata la candidatura alle europee del nipote del duce Caio Giulio Cesare Mussolini, che il suo profilo sul social di Zuckenberg è stato immediatamente bloccato. Sollevando anche le – per ora impotenti – proteste di Giorgia Meloni, che ha fatto notare come il profilo del nipote del duce è stato sommerso di insulti e gli sbirri di Facebook anziché sanzionare gli haters hanno pensato bene di bloccare la vittima…
Lo scorso 27 marzo, sull’onda della strage in Nuova Zelanda, la dirigenza di Facebook aveva annunciato che sul social non sarebbe più stato tollerato né il nazionalismo (bianco) né il “separatismo bianco” (inteso come critica alla società multirazziale nei paesi bianchi o ex bianchi). “Dopo confronti coi gruppi dei diritti civili [ovvero quella galassia che va dal femminismo a Black Lives Matter, dai gruppi LGBT alle ONG pro-immigrazione etc.] la Compagnia ha deciso che il nazionalismo bianco non è più distinguibile dal suprematismo e dai gruppi di odio organizzato”. Naturalmente nel calderone del “nazionalismo bianco” può finire qualsiasi movimento “di destra”, e quindi la psicopolizia ha iniziato a colpire solo quelli più piccoli, fra l’indifferenza della massa e perfino gli applausi dei benpensanti. Essere contrari alla società multirazziale, all’immigrazione (in particolare a quella islamica), ai “matrimoni” e alle adozioni gay verrà equiparato a una “espressione d’odio” e dunque provocherà l’immediata espulsione dal social.
L’azione contro i movimenti sovranisti, anti-immigrazione, tradizionalisti e comunque non allineati al Politicamente Corretto è globale. In Canada una dozzina di gruppi sovranisti hanno visto le loro pagine irrevocabilmente cancellate. In India, alla vigilia delle elezioni, oltre un milione di account sono stati disabilitati con la scusa della diffusione di “fake news“. Per quanto riguarda l’Europa, è da marzo che la compagnia di Zuckenberg ha annunciato provvedimenti di restrizione per la propaganda politica online, mantenendo quella vaghezza minacciosa sui reali contorni di ciò che è “permesso” o “vietato” che rappresenta una vera e propria “carta bianca” all’arbitrio più capriccioso di chi è deputato a controllare e giudicare. In Gran Bretagna, dove vigono alcune delle leggi più dure al mondo contro la contestazione del Politicamente Corretto, il governo ha dato un assist ai censori di Facebook, stabilendo che della lotta al cosiddetto “discorso d’odio” è penalmente responsabile la piattaforma. La realtà è che i gruppi politici che non godono di appoggi e sponde nei media mainstream, hanno la possibilità tramite internet di far sentire la loro voce a una vasta platea. La stretta sulla libertà di pubblicità politica promossa dal social alla vigilia delle elezioni europee di maggio con la scusa della lotta agli “hacker russi” chiude nuovamente nell’angolo ogni movimento, partito o gruppo non politicamente allineato.
Negli Stati Uniti la questione ha raggiunto il Congresso. Che ovviamente è totalmente polarizzato fra chi metterà sulla graticola i giganti di internet per ottenere più censura verso i contenuti considerati “di odio” e chi invece – a partire dal presidente Trump – vorrebbero rispettato il Primo Emendamento della costituzione a stelle-e-strisce. In Italia, al momento, solo la prima fazione fa sentire la sua voce, forte delle schiaccianti rendite di posizione di cui gode in ogni media, calpestando totalmente spirito e lettera dell’articolo 21 della Costituzione.
A questo boicottiamo FB, Twitter e gli altri social.