Per il centenario dallo scoppio della Grande Guerra il portale Europeana ha deciso di raccogliere le memorie iconografiche e le storie familiari di quel conflitto. L’Italia partecipa attraverso il sito www.14-18.it all’interno del quale sta prendendo forma un gigantesco programma di digitalizzazione di documenti: verrà infatti reso pubblico l’archivio del Museo Centrale del Risorgimento con tutti i fascicoli delle centinaia di migliaia di caduti italiani tra il 1915 e il 1918
L’estate 2014 si avvicina e mentre l’anniversario è alle porte gli ultimi rappresentanti della generazione che ha visto la guerra scompaiono. Questa doppia, pressante incombenza è la molla che ha fatto nascere uno spin-off di Europeana, la biblioteca digitale europea (www.europeana.eu) : “Europeana 1914-1918”, dedicato alla raccolta delle memorie familiari del primo conflitto mondiale. Il progetto è infatti rivolto alle storie individuali e familiari, con la digitalizzazione di cimeli, lettere, diari, documenti e fotografie tramandate di generazione in generazione dai veterani e dai testimoni dell’epoca ai loro discendenti e che rischiano di scomparire o di restare ignoti.
Il filone italiano di questa iniziativa continentale è stato presentato lo scorso 10 maggio presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II a Roma e ha previsto altre tre tappe (chiamate – chissà perché in inglese … – “collection day”): la prima a Trento, il 16 marzo scorso, le altre due a maggio, una a Roma – il 15 – e una a Forte Monte Maso (Valli del Pasubio, Vicenza) il 18. Durante queste giornate i possessori di materiale risalente alla Grande Guerra sono stati chiamati a raccolta per mettere i loro reperti a disposizione dei tecnici della digitalizzazione. L’aspetto innovativo di questo vero e proprio museo-archivio virtuale, infatti, è che ciò che viene esposto e reso fruibile in internet rimane di proprietà materiale dei legittimi possessori (che possono anche chiedere di restare anonimi), e in rete va soltanto l’immagine digitale, rilasciata (insieme ai metadata, cioè alle informazioni utili sull’oggetto o sul documento) sotto licenza Creative Commons 0. Oltre alle immagini è anche possibile registrare racconti o canti tramandati di generazione in generazione.
Giornate simili sono state tenute in vari paesi europei: Germania, Regno Unito, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Slovenia, Danimarca e Cipro a partire dal 2011 e hanno condotto alla raccolta di decine di migliaia di documenti tutti disponibili in rete su Europeana. Inoltre il portale consente, a chi possiede i mezzi per procedere autonomamente, di caricare le proprie foto, scannerizzazioni o registrazioni, seguendo semplici istruzioni. L’obbiettivo è salvare le storie individuali. I promotori dell’iniziativa hanno spiegato durante la conferenza di Roma i motivi di questa attenzione per la microstoria e il vissuto particolare: i grandi disegni storici sono stati ormai tratteggiati approfonditamente, sono invece le vicende dei singoli protagonisti e delle famiglie a rischiare di svanire man mano che gli anni passano e ci si allontana da quei giorni. Un allontanamento non solo cronologico, ma anche ideale, se in tutto il progetto e nei materiali della cartella stampa non si trova un solo cenno agli aspetti eroici del conflitto: un vissuto cancellato completamente assieme ai valori che esso rappresenta: dal patriottismo allo spirito di sacrificio, dall’abnegazione all’orgoglio, dal coraggio alla cavalleria fra combattenti. Tutto cancellato sotto l’ideologica sintesi: «41 mesi di atrocità e morte» con cui viene sbrigativamente e pateticamente liquidato il conflitto.
Un negazionismo che, in qualche misura, può però contribuire a risarcire la pagina italiana di questo progetto, il sito www.14-18.it, che già raccoglie una grande quantità di materiali documentari, dalle fotografie ai manifesti, dalle cartoline ai giornali di trincea, agli spartiti musicali fino alle lettere e ai diari. Cos’ha questo portale in più rispetto al progetto Europeana? Oltre a un archivio in continua crescita, c’è infatti molto altro che bolle in pentola. Lo ha mostrato a “Storia in Rete” Marco Pizzo, direttore del Museo Centrale del Risorgimento nell’Altare della Patria, a Roma. E’ un tesoro documentario custodito negli archivi all’interno dell’attico del Vittoriano ed è composto da centinaia di migliaia di fascicoli personali. Si tratta dell’anagrafica individuale di tutti – davvero tutti – i caduti italiani durante la Grande Guerra. Una raccolta tanto pia e devota quanto militarmente rigorosa con la quale l’Italia, immediatamente dopo la fine del conflitto, ha reso omaggio a ogni soldato di ogni arma e grado caduto durante la guerra. Un archivio immenso che il Museo sta digitalizzando e che per ora è visibile solo nell’intranet dell’istituzione, ma che nel giro di pochi mesi verrà reso di pubblico dominio attraverso www.14-18.it.
Non è dunque vero che l’Italia aveva mandato al macello i suoi soldati ignorando poi il numero dei morti e relegandolo a triste e imprecisa statistica. «Dopo la guerra per ciascun soldato caduto fu realizzata una cartella personale, con foto, scheda caratteristica, data della morte e perfino – se disponibili – i ritagli di giornale con gli articoli o il necrologio che lo riguardavano» spiega Marco Pizzo prendendo da un faldone una cartella a caso e mostrando il contenuto. Un’opera pietosa di riconoscenza verso il sangue versato nelle trincee che poi, con la Seconda guerra mondiale e il cataclisma morale che travolse il paese, rimase del tutto dimenticato nell’attico del Vittoriano. Ora questo patrimonio di ricordo e gratitudine si appresta a tornare di proprietà degli italiani. In progetto c’è anche la realizzazione di una rete che metta in collegamento ogni singola scheda individuale con il monumento ai Caduti del comune nel quale compare il nome del soldato deceduto. Un cenotafio collettivo virtuale che seppure non pensato per equilibrare la retorica brechtiana dell’“orrore della guerra”, della “tragedia della guerra”, dell’“atrocità della guerra” (e via discorrendo), quantomeno sarà utile, attraverso il ricordo individuale dei nostri caduti, a far intuire che la storia di quel conflitto – e la maniera con cui fu vissuto dai protagonisti – è un po’ più complessa di come gli Erich Maria Remarque o i Mario Monicelli si erano messi in testa di presentarla.
* dal numero di giugno del mensile Storia in Rete