Interstizi di arte, tappe di una biografia esemplificata da 130 opere. Esempi concreti dell’esistenza artistica di Carlo Carrà, figura dalle molte facce e dai molti spigoli, in una mostra presente a Palazzo Reale fino al 3 febbraio 2019 con cui la città di Milano intende omaggiare uno dei capisaldi dell’arte novecentesca italiana. Curata da Maria Cristina Bandera con la consulenza di Luca Carrà, nipote del pittore, la mostra esplora le fasi che hanno caratterizzato la produzione dell’artista. Un artista dalla produzione controversa, nel senso etimologico del termine, una produzione cioè non lineare, non fossilizzata nel guscio di uno stile uniforme, riciclato, ma sempre tesa ad un’esplorazione profonda, tramite diversi approcci, di come la pittura possa non solo ritrarre una personale idea di realtà intrecciata con le proprie sensazioni ma possa anche essere il grimaldello con cui l’artista scava, simultaneamente, dentro di sé e dentro al fruitore dell’opera. Carrà è unico e molteplice: futurista, metafisico, trascendente. Un roboante ciclone caotico, visivo e multimediale, che secerne visioni.
Il Futurismo appare, con un utilizzo del colore dirompente e lisergico, frammentando e confondendo l’idea di spazio, consegnandolo al fruitore come un magma materico che pare inghiottire anche i tratti più elementari del dipinto. La pittura è entrata nella sua vita in maniera tragica, a gamba tesa, in maniera subdola: una feroce malattia lo costringe a letto per un periodo all’età di dodici anni costringendolo a trovare nel disegno lo strumento per accedere a sé, alla realtà, al mondo, per farli esistere e convivere al tempo stesso in un unico spazio.
La prima guerra mondiale lo vede come acceso interventista, metafisico a livello artistico. Carrà vuole esplorare le dimensioni del reale, rendendole oggetto primario di una progressiva scomposizione. Il fascino della modernità ritorna anche qui (i corpi umani non sono nient’altro che manichini, oggetto spersonalizzato).
Il percorso artistico di Carrà sembra delineare una spinta creativa tesa a superare il rischio di una standardizzazione della pittura stessa, quasi a voler restituire all’arte un’aura unica e originale. La trascendenza come unico punto, il punto d’arrivo, l’ultima tappa di un percorso che porta oltre, oltre la nozione di soggetto, di sé, che spinge lontano, verso una realtà presente e materica, seppur filtrata da uno stile e da un’identità forte, supportata dalla fantasia dell’artista, strumento essenziale di indagine, con cui dirigere il proprio estro.
Carrà, unico e molteplice, trascende le idee per entrare nel nucleo, oltre le categorie verso l’essenza.
https://www.youtube.com/watch?v=30dwX3BB1Js&t=21s