Fotogrammi della fine. La Germania, le macerie, gli uomini in fuga. E’ la battaglia di Berlino con i bambini armati di mitra. Il Reichstag è distrutto: sembra crosta lunare. Non è un film, è il libro ‘Processo a Norimberga’ di Hans Fritzsche, il responsabile dei servizi giornalistici del partito nazionalsocialista. Fritzsche è il testimone della finibus germanie, la voce che racconta i berlinesi in fuga nel 1945. In un affresco giornalistico ci sono i ministri illusi dal colpo di coda della Wehrmacht. Appare Goebbels nelle ultime pazzesche sedute ministeriali, “…arriva con qualche ritardo. Come sempre è vestito correttamente, ma in questo ambiente, la sua eleganza spicca in modo singolare. Porta un abito borghese, scuro. Il volto è scarno…”
La prima parte del testo Oaks ha sequenze fotografiche. E torna l’atmosfera del film La caduta’ di Oliver Hirschbiegel. La tonalità realistica narra di “ricoveri pubblici pieni di gente” e di una “ morte che si aggirava in ogni sua forma.” Esistono diverse narrazioni su quei giorni, ma quella di Fritzsche rimane tra le più intense, mentre nello scrittore “si accendeva il desiderio che una delle granate che ancora arrivavano mi liberasse dal tormento di quella vista. Ma non avevo ancora veduto e conosciuto abbastanza: dovevo guardare ancora più profondo nell’infelicità e nella colpa.”
E le sue colpe di comunicatore del nazionalsocialismo sono affrontate con dignità, passando di cella in cella. Egli difende la Germania quando è possibile, senza risparmiare il suo biasimo sulle responsabilità tedesche. Più volte, tuttavia, la dignità è perduta dai suoi carcerieri, dagli ufficiali dell’altro totalitarismo, quello sovietico vincitore, il quale nasconde le grandi colpe, i suoi saccheggi polacchi, i kulag, le fosse di Katyn. Il giornalista sconfitto passa sotto il torchio dei carcerieri della LubjanKa, il carcere in cui gli interrogatori sfibrano la mente. Le lampade negli occhi bruciano. E il processo politico ha inizio anche per i tedeschi che non hanno nessuna responsabilità. Pagina dopo pagina, viene ricostruita l’idea dei vincitori per cui “ogni tedesco è un ladro, un rapinatore, un assassino. E con questa conclusione, che era condensata in sempre nuove e sferzanti formulazioni, venni aggredito.”
Con questa tensione storica, si giunge al processo di Norimberga, “non un attacco contro di me ma contro tutti i tedeschi.” Marco Cimmino, nella sua articolata introduzione, inquadra il dramma di un popolo sotto processo, “La teoria di Fritzsche, infatti, è quella per cui la buona fede, i buoni sentimenti, il patriottismo della gente comune, furono ingannati da falsi giuramenti hitleriani: non dunque una Germania compatta dietro al nazionalsocialismo, ma un nazionalsocialismo che ha condotto, ingannandolo, il popolo germanico alla rovina, come il pifferaio di Hamelin.” Poi l’autodifesa di Fritzsche avanza: riferisce che le accuse di Norimberga appaiono generali, tanto che gli stessi uomini che si opposero al regime finiscono nella lista degli imputati del processo.
Il lettore e lo studioso, che desiderano incontrare la Germania osservata dal suo interno, possono leggere diversi paragrafi sulla coscienza di un popolo. Inoltre, il ragionamento di Fritzsche raggiunge la famosa domanda: ma i tedeschi sanno della presenza dei lager sul loro territorio? Il giornalista spiega la difficoltà di avere informazioni o l’impossibilità di valutare notizie vere da quelle false in un contesto controllato o coinvolto dalla propaganda straniera. Per questo,in quel periodo, i tedeschi non possono credere alle notizie della violenza e per loro sembra tutto come nell’altra guerra. Le notizie false di “atrocità diffuse da parte nemica” circolano, lo stesso giornalista non riesce ad orientarsi, “Proprio io, che ero un esperto del giornalismo d’informazione, ripensavo sempre alla favola diffusa durante la prima guerra mondiale, secondo cui i soldati tedeschi, nel Belgio, avrebbero tagliato le mani ai bambini.”
L’imputato Fritzsche, assolto durante il processo di Norimberga, dimostra comunque la sua innocenza; ragiona da uomo del suo tempo tra luci ed ombre; e tenta di spiegare, con tutta la sua vita, che le sue opinioni non sono mai state un delitto.
*Hans Fritzsche, ‘Processo a Norimberga’, Oaks editrice, pagg. 305, euro 20,00 – info@oakseditrice.it