Carrà, grande anima del Novecento. La sua pittura accompagna la storia di un secolo: dalla libertà creativa futurista alla liricità del Realismo magico, sino al paesaggio giottesco. In questi giorni la mostra milanese ‘Carra’ (1881-1966) torna a rappresentare una sintesi storico-artistica dopo tre decenni dall’ultima retrospettiva dedicata al pittore nato a Quargnento. L’accurata raccolta, voluta dal Comune di Milano, Palazzo Reale e Civita Mostre, omaggia tutte le stagioni del pittore che visse a Milano. C’è tutto Carlo Carrà a Palazzo Reale: le opere divisioniste, le metafisiche, il ritorno all’ordine, la stagione degli anni Trenta e il periodo degli affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano. Così le atmosfere dell’esposizione esaltano una produzione che dialoga con la grande pittura europea del secolo scorso.
Ed è la figurazione degli anni Trenta che permane negli occhi del visitatore. Il Carrà futurista o metafisico dei primi due decenni del secolo lascia maggiore lettura al Carrà degli anni Trenta, alle sue sfumature post-impressioniste, alla sublime solitudine dei quadri delle donne al bagno. E non furono così male quegli anni Trenta, con la solita ironia lo ricordava Alberto Arbasino. Quegli anni sono “teatro di cime e vette di alta qualità”, da Morandi a de Pisis, da de Chirico a Carrà; e non manca mai una nuova pubblicazione sulla ricchezza artistica del periodo tra il 1932 e il 1936. Comunque non arrossiscano i commentatori che vorrebbero imbianchire le opere di Sironi, ma la pittura di quegli anni è un filone d’oro, è una vicenda tanto più internazionale di altre stagioni europee. Casorati, Afro, Morlotti, Rosai, Scipione, Maffai,.. artisti che prendono la tessera del Pci nel dopoguerra, ma, inizialmente, pittori dei nuovi linguaggi degli anni Trenta che dipingono un paese che si modernizza e riceve opere pubbliche da maestri spinti da una vocazione sociale. Carrà accetta e progetta lavori pubblici senza essersi mai dichiarato a favore del regime fascista; adesso, in più, i cartoni preparatori degli affreschi del Palazzo di Giustizia milanese sono leggibili, con la loro carica simbolica, nella mostra a Palazzo Reale.
E i sussulti, per un’arte della realtà, restano preziosi in Carrà. Come nella sua ‘Partita di calcio’ (1934), un’ intensa celebrazione dei Mondiali di Calcio della nazionale di Vittorio Pozzo. Le maglie azzurre, il volo del portiere, le figure geometriche dei corpi, insomma una prima icona dell’azione calcistica in mostra con un integro ed emozionante cromatismo. Per il visitatore le sezioni dell’esposizione riferiscono i periodi della vita del maestro, ossia: Divisionismo, Futurismo, Primitivismo, Metafisica, Ritorno alla natura, la Centralità della figura, Gli ultimi anni, I ritratti. In quest’ultima sezione i ritratti del pittore seguono i passi dei visitatori ed esibiscono la faccia di un vecchio etrusco, un raccontatore che si innamora della modernità futurista e divisionista, ma, in seguito, rivela tutta la magia di un mondo remoto, primitivo, italico. Per un’autobiografia italiana di un secolo d’arte.
‘Carra’ (1881-1966) Palazzo Reale Milano, dal 4 ottobre 2018 al 3 febbraio 2019. Il catalogo della mostra è a cura di Marsilio Editori.