Pubblichiamo l’introduzione di “Tempo di sintesi”, saggio del giornalista Mario De Fazio, firma del Secolo XIX, sul maestro di carattere Berto Ricci, per Idrovolante edizioni
***
“Non conformi, non indifferenti ma in pugna co’ tempi”. Quando Berto Ricci affida ad una delle sue opere, Lo Scrittore Italiano, il monito sul senso dell’impegno intellettuale, ignora che quell’avviso di anticonformismo e rivoluzione sarà sotterrato dalla retorica, ancor prima che dalla raffica della mitragliatrice di uno Spitfire inglese per colpa della quale egli stesso si spegnerà, nel deserto libico, dieci anni più tardi. Sotto il fuoco degli stramaledetti inglesi, quell’incendio di passione civile e impegno nella “rivoluzione permanente” fascista sarà spento ma non domato, e dopo più di settant’anni quel rogo brilla ancora in tutta la sua disarmante attualità.
Partito volontario per il fronte africano, quando il 2 febbraio del 1941 Ricci resta ucciso a Bir Gandula, in Cirenaiaca, sta lavorando al suo ultimo libro, Tempo di sintesi. Perduto in guerra il manoscritto, ci resta soltanto la scaletta degli argomenti da trattare. Questo libro prova a riprendere, già nel titolo, il dialogo che Ricci portò avanti lungo buona parte dei trentasei anni in cui si consumò la sua breve ma intensa esistenza terrena. Non un saggio accademico, per il quale chi scrive non ha né titoli né meriti. E neanche una biografia più o meno romanzata, che nulla aggiungerebbe o toglierebbe a quanto già scritto sull’intellettuale toscano. Ma un invito alla rilettura e alla riscoperta, con le lenti di un’attualità così lucidamente preconizzata su tanti fronti da Ricci, nel tentativo di separare il grano delle intuizioni ancora intatte nella loro contemporaneità dal loglio delle incrostazioni del tempo, accumulate in settant’anni di vita politica e culturale.
Immaginare come l’intellettuale fascista avrebbe assaltato, con lo stile irriducibile e schietto che lo contraddistingue, la globalizzazione e la tecnologia come duplice tenaglia della modernità, oppure la degenerazione turbo-finanziaria del capitalismo o, ancora, lo scenario geopolitico dopo il crollo del muro di Berlino e l’inizio dell’unipolarismo statunitense, sarebbe operazione troppo rischiosa, non soltanto per chi scrive. Ma il ruolo dell’intellettuale come necessaria avanguardia calata nella società del proprio tempo, la critica al nazionalismo, il superamento della dicotomia destra-sinistra, la riflessione sulla degenerazione del cristianesimo senza dimenticare la nostalgia del sacro, l’attacco frontale al liberismo sfrenato, l’opposizione alla borghesia come categoria dello spirito e quindi all’utilitarismo e al materialismo, l’esempio di coerenza e di perfetta adesione tra etica ed estetica, sono tutti germogli ancora intatti nella loro necessaria e indispensabile attualità. E, allo stesso tempo, ascoltare il silenzioso dialogo che, a distanza, Ricci può ancora sostenere con altri viandanti dello spirito o pensatori liberi, seppur diversi e persino antitetici tra loro, come Julius Evola e Antonio Gramsci, Ernst Jünger e Alain de Benoist, alla ricerca di quelle nuove sintesi di cui, oggi ancora più che allora, sembra essere davvero arrivato il tempo. Non una biografia in senso stretto, quindi, ma un omaggio all’anticonformismo, alla libertà e all’attualità delle idee di un intellettuale, poeta, e giornalista fascista designato come “eretico” ma perfettamente compartecipe alla temperie del suo tempo, troppo poco conosciuto, soprattutto dai più giovani. Ma soprattutto la voglia di ribellarsi all’idea che solo la storia scritta con l’inchiostro indelebile dei vincitori possa giudicare l’adamantina e specchiata figura di un personaggio che fu coerente con le sue idee fino a sacrificare, per esse, la propria vita. E che, come ebbe a dire Montanelli, che mosse i primi passi della sua carriera giornalistica proprio tempo di sintesi 17 su L’Universale di Ricci, fu “maestro di carattere”, ancor prima che di giornalismo o di politica. L’esempio e lo stile di Ricci sfuggono a ogni contemporaneità, rifulgono nella luce di un mito sconosciuto, tra le impervie vette dell’eternità che può essere raggiunta solo da quanti sanno annullare la propria individualità in un’attiva impersonalità, dando un senso alla quotidiana battaglia per “diventare ciò che si è”. Oggi, più che mai, c’è bisogno di essere “non conformi, non indifferenti ma in pugna co’ tempi”. Berto Ricci ci ricorda, col suo esempio di intellettuale e con il suo sacrificio di uomo, che l’unica libertà veramente degna di essere vissuta è darsi una forma, dei legami, un progetto di se stessi da perseguire senza fretta ma senza tregua. Per essere degni, al di là di ciò che si ottiene, di ciò che si prova a essere.
*Tempo di sintesi. L’eredità di Berto Ricci, di Mario De Fazio, Idrovolante edizioni, pp.230, euro 20