La notizia che Jair Bolsonaro ha vinto le elezioni brasiliane facendo un uso capillare di Whatsapp, ha acceso gli animi dei sostenitori della società aperta. Ancora una volta infatti gli strumenti principali che hanno costituito il grande sogno del mondo senza frontiere, hanno contribuito all’ascesa di personaggi che le frontiere le vogliono eccome. Sui social network classici, questa è storia vecchia. Facebook e Twitter stanno ormai da mesi portando avanti una campagna di censura e ban contro quelli che di fatto sono i sostenitori dei vari populisti assortiti, accusandoli di incitare alla violenza ma soprattutto di diffondere “fake news”, notizie false o manipolate che servirebbero ad orientare l’opinione pubblica verso determinati concetti.
Come si sa però, internet è un’idra e ogni testa che viene tagliata ne genera altre. I social classici sono ormai superati in molti aspetti e molti osservatori vedono Facebook sul viale del tramonto, sostituito ormai da Instagram nel gradimento dei più giovani. Per la propaganda virale è invece di gran lunga preferita e preferibile dai candidati la messaggistica istantanea, per molti motivi. In primo luogo non può essere sottoposta a censura, poiché quest’ultima presupporrebbe un filtraggio dei contenuti e dunque una grave violazione della privacy. In secondo luogo permette di controllare il primo livello dei destinatari dei propri messaggi, con la speranza che siano abbastanza accattivanti e siano rilanciati milioni di volte. Alcuni messaggi viaggiano anche per mesi prima di finire il loro ciclo di vita. Mentre le censure su Facebook e Twitter sono efficaci, al momento per Whatsapp si sta pensando a campagne di sensibilizzazione, per far fronte a casi realmente accaduti in India e in Sri Lanka, dove le notizie false circolate su migliaia di telefonini avrebbero provocato massacri e scontri di piazza.
Anche in Italia molti politici, a partire da Salvini, si sono attrezzati, creando gruppi Whatsapp che permettono di scrivere solo agli amministratori. In questo caso si tratta di un vero e proprio “feed” che permette ad un utente di rimanere aggiornato sulle attività di un partito o di una sezione locale di un partito. Ogni realtà politica ha inoltre decine di gruppi pletorici che coprono quartieri interi e diventano nei fatti strumenti basilari per far correre le notizie velocemente. Che siano vere o false, manipolate o ritoccate, poco importa, anche se la maggior parte dei link e delle immagini che girano si riferiscono a fatti di cronaca o a frasi ridicole, deliranti o inaccettabili di esponenti politici che vengono poi puntualmente messi alla berlina.
Sembra quindi che il modello comunicativo delle campagne elettorali sia cambiato ulteriormente e durante la prossima corsa europea ne avremo una prova. Chi saprà cogliere l’opportunità potrà distinguersi. Colla e manifesti sono solo un lontano e dolce ricordo.