Ieri nell’aula “Gaetano Contento” della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bari il direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti, invitato dallo storico nucleo “Berto Ricci” di Azione Universitaria, è stato intervistato dagli studenti su tema della libertà d’informazione.
Sallusti ha spiegato, con un approccio diretto e grande ascolto verso gli studenti (“Anche nel giornalismo la classe dirigente deve farlo”, ha detto), che troppo spesso parlare di libertà appare mero esercizio di retorica, disquisizione su un valore scontato come ilo respirare.
Il direttore del Giornale ha ripercorso la vicenda personale vissuta con l’arrivo della sentenza della Corte di Cassazione che lo equiparava ad un delinquente abituale, condannandolo a 14 mesi di reclusione per un articolo che non aveva scritto (era a firma di un altro giornalista). La sua scelta discussa di evadere dai domiciliari per essere incarcerato a San Vittore fu un gesto provocatorio – affermato Sallusti – un modo per mettere davanti alle proprie responsabilità sia i magistrati (“non avevano il coraggio di farmi arrestare nella sede del giornale, dove li aspettavo”), sia l’intellighenzia italiana, rappresentata dalle parole di Gustavo Zagrebelsky, che ha auspicato una legge atta a stabilire “cosa è cultura e cosa non lo è”.
I ragazzi di Azione Universitaria, al termine dell’intervento del direttore, si sono resi protagonisti di un momento di goliardia, mostrandogli delle foto e chiedendogli di commentarle. Sallusti ha così potuto mandare qualche frecciatina delle sue a Renzi (“è pericoloso e paraculo, ci sta usando per arrivare al suo obiettivo, poi ci affogherà tutti nel lago”) e a Grillo (“uno che fa un risultato elettorale come il suo non è certo un cretino, ma gli mancano le basi, non sa fare il politico, il suo movimento scoppierà presto”) ed ha ammesso che “con Berlusconi, che si crede però immortale, morirà anche il PdL”.
Per concludere, gli studenti di Destra hanno mostrato al direttore la foto del Tricolore Italiano e gli hanno chiesto un parere sulla Repubblica di Salò e sul futuro della destra italiana. Sallusti, innamorato della bandiera (“diffidate da chi vive senza una bandiera”), ha raccontato la storia di suo nonno Biagio, ucciso dai partigiani dopo aver condannato a morte uno di loro per aver compiuto un attentato – “era la guerra” – ed ha rivelato di aver votato, al suo primo appuntamento con le urne, per il Movimento Sociale Italiano. Ha quindi ricordato le parole di Fini sul fascismo “il male assoluto”: “Ha affossato la memoria di chi gli aveva affidato il proprio voto per difendere la propria memoria famigliare, ha svenduto un’identità. Oggi per voi giovani di destra gli spazi ci sono, dovete occuparli, ricordando di essere liberi e che la libertà è coerenza”. La coerenza di chi crede in un’idea.