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Riletture. Bukowski raccontato da Alfatti Appetiti: la ribellione alla “forza della corrente”

by Michele De Feudis
29 Ottobre 2018
in Cultura, Libri
0
Charles Bukowski, scrittore
Charles Bukowski, scrittore

«Gente pazza veniva a trovarmi – nazisti, anarchici, pittori, musicisti, scemi, geni e scrittori scadenti. Mi confidavano tutte le loro idee pensando che io potessi capirle. Certe notti mi guardavo intorno e c’erano tra otto e q…uattordici persone sedute in giro sul tappeto, e io ne conoscevo solo due o tre»: Charles Bukowksi era uno scrittore irriverente, non conformista, estraneo ai circoli borghesi e la sua esistenza era costellata di incontri impossibili o imprevisti. Anche la sera nella sua abitazione. Nel ventennale della scomparsa, Roberto Alfatti Appetiti ha curato una documentata biografia dell’autore di Post Office, cadenzando in dieci capitoli l’esistenza artistica, ora scombinata ora surreale, di uno scrittore amato da generazioni di irregolari.
«Bukowski», scrive Alfatti Appetiti, «non parla di cose sicure, i figuranti della sua giostra, in bilico tra miseria, assurdità e follia, non hanno rete di protezione e neanche Bukowski ne ha. Non si riveste da portavoce o scrittore. Parla di sé, rielabora immaginificamente le proprie esperienze, le insaporisce, ma senza infingimenti. Esibisce con noncuranza difetti e debolezze, ostenta incoerenze e crudeltà». Aveva un talento speciale, al quale univa la passione per gli irregolari della letteratura dai quali traeva ispirazione e citazioni. Amava, tra gli altri, Ezra Pound, Louis Ferdinand Céline, Knut Hamsun, Fedor Dostoevskij. I suoi scritti, anche se possono apparire nichilisti, hanno la capacità di indicare una strada per comprendere o conoscere l’animo umano. Si portava dietro la fama di «nazista» e nel libro c’è un capitolo ad hoc, «Camerata Bukowski», nel quale è narrata la genesi di questa «collocazione» che Buk alimentava per il gusto di «épater le bourgeois».

E se l’opinione pubblica americana, ai tempi del secondo conflitto mondiale, era tutta orientata contro la Germania nazionalsocialista, Bukowski non si allineava: «Quanto a me, non avevo nessuna voglia di andare in guerra per proteggere il tipo di vita che conducevo o salvaguardare il mio futuro. Non avevo libertà. Non avevo niente. Forse, con Hitler al governo, mi sarebbe toccata un po’ di fica ogni tanto, e magari qualcosa di più del dollaro a settimana che mi passavano i miei genitori. Non avevo niente da perdere».

In queste posizioni non c’è un sottofondo di elaborazione ideologica, ma «naturale spirito di contraddizione», rivelato con franchezza. «Non ero nazista per carattere o per scelta», spiegava, «ma erano gli insegnanti ad appiccicarmi addosso quell’etichetta, con il loro atteggiamento conformista, le loro idee conformiste e i loro pregiudizi antitedeschi». Ammirava molto Céline: «Gli hanno fatto tirare fuori le budella e lui ha riso e ha costretto loro a ridere. Un uomo molto coraggioso. Mi piace il coraggio. Mi piace vederlo dappertutto. (…) È una questione di stile, che è l’unica cosa che ci resta».

La raffinata biografia di Alfatti Appetiti è piena di aneddoti e di richiami ai romanzi e alle poesie, che costringeranno piacevolmente il lettore a cercare nella più vicina biblioteca o libreria i testi del genio americano, provando una lucida empatia per Buk e la sua visione del mondo, che resta straordinariamente attuale nei nostri tempi, nei quali si afferma un opprimente pensiero totalitario globalista: «L’unica cosa che possiamo fare è opporci come meglio ci riesce alla forza della corrente. Ecco perché mi interessano tanto le corse dei cavalli, credo: la bellezza della sconfitta, la laboriosa opposizione all’irresistibile matematica della morte». In conclusione la forza narrativa di Tutti dicono che sono un bastardo è anche nella musicalità del racconto di Alfatti Appetiti che, pagina dopo pagina, ci accompagna nel mondo di Bukowski al punto che sembra di sentire il rumore della macchina da scrivere dell’autore di Factotum o il profumo delle sue sigarette in una di quelle notti interminabili che possono conoscere soltanto gli spiriti liberi.

*Tutti dicono che sono un bastardo. Vita di Bukowski di Roberto Alfatti Appetiti
(Bietti edizioni, 2014 – Pagg. 331 – € 19)

@barbadilloit

Michele De Feudis

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Tags: alfatti appetitiBarbadillobukowskifascistamichele de feudis

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