In Italia c’è chi con la droga ci campa. E questo non lo scopriamo certo noi. Il problema è che, complice la crisi, un numero sempre maggiore di persone si mette a commerciare in stupefacenti. Una sorta di capillare e diffuso ‘franchising’ in cui basta, per cominciare, pochissimo. Una specie di liberalizzazione dello spaccio, soprattutto nei territori più vicini ai ‘centri commerciali’ della droga dove basta una gita in macchina per tornare a casa con ogni genere di stupefacente. Ovviamente non si parla delle grandi transazioni di droga, del commercio internazionale, della produzione, insomma dei milioni e milioni di euro che, con giorno, vengono mossi dai grossi cartelli del crimine organizzato di mezzo mondo ma di coloro i quali assicurano che, quotidianamente, sui mercati locali e particolari vi sia offerta in abbondanza tale da collimare almeno con la domanda.
In tempi di crisi, quindi, c’è chi ne ha fatto un lavoro in grado di assicurare uno stipendio. In proporzione ai grossi volumi d’affari stimati per il narcotraffico, ovviamente, non parliamo che di poche e ammuffite briciole. Spesso funziona in maniera semplicissima. Basta recarsi in una delle piazzeforti della droga all’ingrosso (non esiste, infatti, solo la ‘solita’ Scampia ma ce ne sono decine e decine sparse in giro per l’Italia) acquistare il quantitativo ed il tipo di stupefacente e poi rivenderlo, a casa, agli amici o a quelli del ‘giro’. Così con un paio di viaggi si riescono a guadagnare 7-800 euro al mese, esentasse e, soprattutto, si riesce a pagare pure la ‘roba’ per uso personale. Puntando sugli ‘assuntori’, infatti, i narcotrafficanti si assicurano corrieri efficienti che pagano prima per ottenere la droga il cui costo, poi, ricopriranno cedendola ad altre persone. Un meccanismo che non è certo una novità, ma che adesso sta letteralmente diventando una delle colonne portanti della diffusione – dal grossista al consumatore – di ogni genere di droga. I guadagni, ovviamente, sono davvero miseri e, spesso, vengono letteralmente bruciati.
Uno degli altri fenomeni cui si assiste è quello del notevole abbassamento dell’età dei pusher, spesso poco più che 18enni. Altre volte, invece, ad essere privilegiati nei rapporti tra i territori di riferimento e i bazar della droga sono gli incensurati. Basta la patente per prendere l’autostrada e, se si è incensurati, non si finisce subito nel mirino delle forze dell’ordine che controllano i movimenti di chi, potenzialmente, potrebbe essere considerato uno spacciatore magari a causa dei suoi precedenti specifici. Non mancano, poi, neppure i casi di insospettabili casalinghe e di integerrimi anziani che, per arrotondare sulle entrate domestiche mettono a disposizione auto, locali e tempo a chi ha scelto di fare dello spaccio un’attività commerciale.
Mentre, però, i mammasantissima del narcotraffico guadagnano centinaia di milioni di euro a fronte della vendita di ogni genere di droga, ai volenterosi corrieri – che agiscono praticamente per conto loro, pur lavorando, indirettamente, per i clan – non rimangono che le briciole e, in molti casi, si porta a casa poco meno di uno stipendio, part-time e precario. Specie al Sud.