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Home Cultura

Cultura. Isotta: “Scarlatti e Rossini, così Napoli cambiò la musica europea”

by Enzo D'Errico*
1 Luglio 2018
in Cultura
0

Caro Paolo, com’è andata l’inaugurazione della Cappella Pignatelli a Piazzetta Nilo?

Si tratta di una cosa molto importante per la nostra Napoli, e sono lieto di parlarne col Direttore del “mio” Corriere, che tanto fa per la nostra cultura. Il monumento è piccolo e di alta arte. Quel che ne resta, dopo sapienti riacquisizioni e restauri, è il documento di una prassi artistica tipicamente italiana: la sovrapposizione di epoche e stili diversi, che produce un dialogo artistico meraviglioso. La lungimiranza di due Rettori di Suor Orsola Benincasa, Francesco De Sanctis e Lucio d’Alessandro, per me anche due carissimi amici, ha fatto sì che l’Università la acquisisse per farne un centro di lezioni di alta cultura europea.

Suor Orsola, la sola Università non statale esistente a Napoli …

Uno dei nostri vanti. La cittadella, dapprima monastica, collega le pendici del Vomero con la sommità. È anche un Paradiso terrestre che non molti napoletani conoscono. Le sue origini, in quanto Università, sono connesse a grandi figure femminili: la principessa di Strongoli Pignatelli, Antonietta Pagliara, le figlie di Benedetto Croce, Elena, Alda, Lidia e Silvia. Signore di una gentilezza impareggiabile, rango culturale a parte. Le incontravo alle cerimonie dell’Ateneo.  Sono amico dei nipoti; e siamo legati anche da un fatto familiare, che i miei bisnonni, come i loro, morirono nel terremoto di Casamicciola. Mio nonno Domenico aveva tre anni e non l’avevano portato in villeggiatura …

Torniamo alla Cappella. A inaugurare la vita culturale di essa sei stato chiamato tu.

Dell’ onore sono conscio. Ne sono profondamente grato a Lucio d’Alessandro e a un altro amico, Ruggero Cappuccio, che di concerto mi hanno officiato.

Le tue lezioni vertono sulla Scuola Musicale Napoletana. Perché hai scelto questo tema?

Storico della musica quale sono, non potevo non incominciare con un punto cruciale dell’arte europea. La Scuola Napoletana ha, dalla fine del Seicento, occupato il mondo musicale. Il passaggio dal Barocco allo Stile Classico avviene grazie a essa. Alessandro Scarlatti è una tale gloria, che si riversa su tutta l’Europa. In fatto, egli non è il fondatore della Scuola Napoletana: è addirittura il padre della Musica Classica. Influisce su Bach e Händel, dei quali suo figlio Domenico è il più importante coetaneo; di più, senza i fondamenti stilistici da lui posti, Haydn, Mozart e Beethoven sarebbero affatto diversi. Sono quel che sono, poi, grazie pure alle due generazioni di seguaci di Alessandro: Domenico, Porpora, Leo, Vinci, Pergolesi, la prima; Traetta e Jommelli e Piccinni, la seconda. A tacere di tanti altri.

Ma le tue lezioni sono solo quattro …

Alla mia età s’impara la sintesi; quarant’anni fa ci mettevo il doppio delle parole e del tempo.  Ho tentato di dare solo un’immagine generalissima di un tema così formidabile, che un libro intero dedicato a uno solo dei nomi citati (ai quali vanno aggiunti almeno Cimarosa e Paisiello) sarebbe poco. Forse mi sarà dato di proseguire il discorso. Resta fuori la parte ottocentesca della Scuola Napoletana, che mette in campo nomi sommi come Bellini, Mercadante, Martucci… Poi Tosti … Indi Franco Alfano e i novecenteschi. Una vita non basta.  Faccio quel che posso.

 Tuttavia la prima lezione l’hai dedicata a Rossini. Obbligatoria, visto che quest’anno cade il centocinquantenario della morte.

Non solo per questo. Napoli è la città di gran lunga più importante per la vita e la carriera di questo Giove della musica. (Nel bicentenario della nascita il San Carlo realizzò un grandioso convegno internazionale. Credi che, oggi, abbiano organizzato qualcosa?) Nei sette anni trascorsi qui come compositore del San Carlo e direttore artistico, Rossini non solo ha scritto la gran parte dei suoi capolavori – metà dei quali per Napoli – ma ha anche trovato se stesso. Ha consacrato definitivamente la sua statura di più grande operista tragico vivente, dopo Beethoven. Ha acquisito coscienza del suo rango; a contatto con la società napoletana ha avuto una crescita culturale immensa, che però solo il suo genio poteva consentirgli: allora Napoli e Milano erano le capitali culturali del mondo. Ho mostrato tutto questo in una prospettiva forse nuova.

Le istituzioni te ne sono state certo assai grate.

Come no. Nessuno del San Carlo si è fatto vedere; meglio così. Quando il Rettore D’Alessandro, terminata la cerimonia, ha dato inizio alla mia lezione, il sindaco De Magistris, scamiciato, senza cravatta, s’è alzato di scatto e se n’è fuggito. Tutti allibiti. Ma lo ringrazio. Tu, caro Direttore, mi capisci: così ho evitato di dargli la mano.

*Da Il Corriere del Mezzogiorno

Enzo D'Errico*

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