Il professore dell’Università di Firenze Marco Tarchi autore dei prestigiosi saggi sul populismo “L’Italia populista. Dal qualunquismo ai girotondi” e poi “Italia populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo” ha commentato così su Firenze Today i primi passi del governo Lega-M5S.
Sul premier designato Giuseppe Conte, autodefinitosi “avvocato del popolo italiano”, ha spiegato che questo approccio è “tipico della mentalità populista” e rientra nell’esigere “dai politici una completa disponibilità verso le domande che provengono “dal basso”, e lo è altrettanto (nel) ritenere che la società debba essere difesa dai molti nemici che la minacciano: dai “poteri forti” dell’economia e della finanza sino alla stessa classe dei politici di professione, che sono considerati autoreferenziali e propensi alla corruzione. Per non parlare degli “euroburocrati di Bruxelles” e, in generale, di tutti coloro che attentano alla sovranità della nazione”.
Tarchi ha poi precisato sui grillini: “Ho sempre sostenuto che, se il discorso politico di Beppe Grillo esprime pienamente i caratteri della mentalità populista, la sua traduzione nelle azioni del M5S è parziale e contraddittoria. Quindi il MoVimento non può dirsi pienamente populista”.
Il futuro del centrodestra
“Tra Lega e Forza Italia le differenze di punti di vista sono numerose . Da un lato c’è una formazione populista che fa dell’intransigenza uno dei motivi della sua attrattiva sull’elettorato che è disposto a darle ascolto; dall’altro c’è un aggregato instabile, tenuto provvisoriamente insieme dal culto dell’ex leader di successo, che ha un’identità residuale e puramente negativa – prima anticomunista, ora genericamente antisinistra – sempre più anacronistica ed appare disposto ad ogni tipo di mediazioni e compromessi. Nel mezzo, Fratelli d’Italia appare incerto sulla posizione da prendere e si limita a sperare di poter ereditare un certo numero di elettori e qualche dirigente dal probabile sfaldamento di Forza Italia, soffrendo però della vicinanza tematica e dell’inferiorità numerica rispetto alla Lega di Salvini”.
Il Pd dall’orizzonte incerto
“Penso comunque che se il Pd si collocasse all’opposizione possa fargli sperare di approfittare degli errori altrui e di far dimenticare i propri. L’innaturale partnership con i Cinque Stelle gli avrebbe assestato un ulteriore grave colpo, lacerandolo ancor più di adesso. E sia che Renzi e i suoi riescano a prevalere, provocando probabilmente un’altra emorragia di quadri intermedi e iscritti, sia che risultino minoritari, rendendo più concreta l’ipotesi – oggi già affacciata dai media – della costituzione di un nuovo partito più spostato al centro, il Pd rischia di uscirne con ben più di un’ammaccatura”.