Marco Valle, direttore di destra.it, che succederà il 4 marzo con il Rosatellum?
“Inevitabilmente una pessima legge elettorale non può che generare un pasticcio. L’ipotesi più probabile è un “governo di scopo” guidato da personaggi incolori come Gentiloni o Tajani con la regia congiunta di Renzi e Berlusconi. Non a caso, basta scorrere Il Corriere e il Sole 24 Ore, ad oggi è la soluzione più gradita dai poteri stranieri e nostrani”.
Come si identificano le parti in campo? Secondo il crinale destra-sinistra o rispetto all’Ue e al globalismo?
“In questa campagna elettorale a bassa intensità i punti di coagulo come le discriminati “alte” sono quasi del tutto assenti. Al netto delle iperboli e dei vari bonus, i programmi sono modesti se non minimalisti e i dibattiti ruotano per lo più attorno alla sicurezza e all’immigrazione, con “sceriffi” da una parte e “buonisti” dall’altra. Qualcuno magari parla di tasse, pochissimi ragionano di lavoro ma nessuno affronta il problema della grande trasformazione tecnologica in atto. La politica internazionale — come se l’Italia fosse San Marino — è del tutto ignorata”.
Torna centrale una ri-attualizzazione dell’identitarismo. Come mai?
“Quando non si hanno idee nuove e potenti ci si rifugia in un passato più o meno immaginario. È più comodo autocelebrarsi e commemorare che riflettere, analizzare e proporre. A sinistra come a destra”.
Cosa ha insegnato a destra il flop recente nelle presidenziali e nelle politiche del Front National?
“Dopo la sconfitta il Front National sta vivendo una stagione lacerante e travagliata. Il prossimo congresso sarà decisivo e nulla è scontato. Di certo Marine Le Pen sta ragionando sui limiti di una proposta che, per quanto articolata, si è dimostrata incompleta. Per vincere e governare non basta rivolgersi agli “orfani della globalizzazione” e alle categorie svantaggiate ma serve un “gran dessein” capace d’interpretare la società e leggere in profondità i mutamenti epocali”.
Più liste si auto-posizionano nella cosiddetta area sovranista. Potrebbe nascere una sintonia differente e una sinergia tra queste soggettività in un futuro prossimo?
“La politica è l’arte del possibile. Ma prima dobbiamo capire cosa significhi sul serio “sovranismo”. Al di là degli slogan e di qualche appunto frettoloso non ho notato nulla di concreto a riguardo. Ancora una volta, se l’azione politica non è preceduta dallo sviluppo di una riflessione l’azione rimane sterile e le alleanze si riducono a meri espedienti”.
Torna l’antifascismo militante e si ripetono schemi da anni di piombo. Bisognerebbe rispolverare i tomi di Renzo De Felice…
“Il ritorno dell’antifascismo militante è ovviamente un fatto strumentale che evidenzia, una volta di più, il vuoto del centro-sinistra. Immaginare un pericolo totalitario nel terzo millennio è follia. Il fascismo fu frutto della grande “cultura della crisi” — pensiamo a Nietzsche e Bergson, a Sorel e D’Annunzio, a Marinetti e ai “vociani” — intrecciata alla rabbia di milioni di reduci e alla volontà di Benito Mussolini. Condizioni irripetibili. Lo avevano ben capito i fondatori del MSI che cercarono di costruire all’interno del sistema democratico una nuova casa per gli “esuli in patria”. Poi vennero De Felice e Amendola e Craxi e Violante che in tempi non sospetti archiviarono la narrazione resistenziale e avviarono un confronto con la destra post-fascista. Altri momenti, altri personaggi. Resta il fatto che quest’isteria artificiosa e teleguidata ci riporta ai fantasmi degli anni di piombo, alla violenza, all’odio. Tocca alla destra politica disinnescare la bomba e richiamare tutti al senso di responsabilità. Prima che sia troppo tardi”.
C’è un modello moderno di destra patriottica in Europa?
“Mi sembra interessante il percorso della FPO austriaca. Una forza di governo responsabile che condiziona positivamente le politiche nazionali”.
Quale media sta seguendo con maggiore efficacia la campagna elettorale?
“A costo di sembrare retrò preferisco sempre la carta stampata, i giornali, le riviste”.
La sorpresa di questa campagna elettorale?
La presentazione in tutt’Italia delle liste di CasaPound. Al di là dei voti che CPI raccoglierà, le “tartarughe” hanno dimostrato d’avere un impianto solido sul territorio e una capacità di mobilitazione notevole”.
La delusione?
“Tutto il resto è noia…”.