Un pazzo ha scaricato il caricatore di una Glock su un gruppo di stranieri inermi. Traini Luca, si chiama. Candidato a zero voti per la Lega Nord in una lista locale, a Corridonia. È un disadattato, un folle con l’arroganza di voler farsi giustizia da sé senza la minima conoscenza del diritto naturale e la presuzione di voler difendere le “tradizioni”.
Antefatto. Poco più in là, vicino a Macerata, è stato ritrovato il corpo smembrato di una 18enne. Dilaniato in venti pezzi, alcuni organi non si trovano nemmeno più. Per questo orrore è indagato un nigeriano, Innocent Oseghale. Si indaga nel mondo terribile della mafia africana, un luogo oscuro e violento che le cronache italiane imparano, in questi anni, a conoscere.
Traini Luca dice di aver agito per vendicare la ragazza che manco conosceva. Due torti, chiaramente, non fanno una ragione. Due fatti di cronaca, entrambi odiosi ed inquietanti, sono entrati nel dibattito pubblico in piena campagna elettorale. Ci si scontra con violenza, chi addita negli avversari “mandanti morali” e chi arriva a “tagliare la testa” al presidente della Camera uscente, la signora Boldrini.
Sarebbe retrò tessere qui l’elogio di tempi andati, di quando il confronto era elegante e colto. Anche perché mentiremmo sapendo di farlo. La politica, come ci insegnò Rino Formica, è sangue e merda, mica té e biscottini. La prassi ci insegna che sono proprio quelli che invocano limiti a travalicarli per primi.
Ciò, però, non ci può esimere dal fare un paio di considerazioni per quanto riguarda noi. Fare del signor Traini Luca un specie di giustiziere mascherato è un errore marchiano, peggio ancora è farne – come qualche sparuto ma rumoroso commentatore – una vittima del sistema che ha agito per il bene della Patria. È una sciocchezza, questa, totale. Che banalizza e offende la storia, la cultura e i drammi della destra italiana. Traini Luca da Macerata non c’entra niente con Dominique Venner, non ha nulla a che spartire con Bobby Sands, un’offesa è anche il solo paragonarlo a loro e alle tante comunità della destra diffusa (e frammentata) che con difficoltà e tra mille problemi cercano di conquistarsi un po’ di agibilità.
Traini Luca è un prodotto di scarto di una presunta destra terminale all’americana, incapace di leggere la realtà, di ambire a governare e perciò di rispondere ai problemi con la cultura della politica. Siamo davanti alla brutta copia di un lealista Orange nel Nord Irlanda, è la lettura folkloristica di un aspirante redneck dell’Alabama; non serve prendere le distanze da Traini Luca (cosa che è fin troppo semplice dato che, e sia chiaro questo soprattutto ai polemisti dell’altra sponda, egli non c’entra proprio niente con l’idea – almeno la nostra – di politica) ma dalla clamorosa globalizzazione che rende la destra un ghetto di sconfitti perenni, complottisti, disadattati. Chi ancora non l’ha capito, sappia che le forze cosiddette mainstream le stanno provando tutte – abbarbicate come sono al governo – per isolare la destra, ridicolizzarla, sprezzarla e sminuirla. Scegliere la via dell’autoemarginazione è come evirarsi per far dispetto alla suocera. Inutile, masochista, fuori luogo e volgare.
Sia poi detta un’altra cosa. Che sarà assolutamente impopolare. Quel fotomontaggio che ritrae la decapitazione di Laura Boldrini non rappresenta nient’altro che il cattivo gusto del suo autore. E che nessuno s’azzardi a parlare di satira, soprattutto a destra. Capiscano bene tutti che la satira non è il refugium peccatorum dei cretini e che quella di destra ha una storia lunga, lunghissima e preziosa. Troppo preziosa per finire smandrappata dai leoncini da tastiera.