*”Apnea” di Lorenzo Amurri, edito da Fandango, è stato il libro più votato dalle scuole per il Premio Strega 2013. Ecco l’intervista all’autore di Stefano Sacchetti.
La scrittura risulta un ottimo mezzo di autoanalisi che consente di sviscerare la propria personalità senza passare attraverso intermediari. Lorenzo Amurri, reduce da un pericoloso incidente che lo ha reso tetraplegico, ha scelto il romanzo come mezzo per analizzarsi, tirare le somme della propria vita che si sviluppa in una dimensione nuova e al tempo stesso piena ed emozionante. Coltiva la passione musicale grazie all’attività di produttore musicale, ma non solo: attraverso un blog molto seguito, dal titolo Tracce di ruote (http://tetrahi.blogspot.it/), ricco di racconti e post di vita quotidiana, porta avanti una battaglia culturale per tentare di abbattere le barriere architettoniche mentali e fisiche che circondano il tema della disabilità. Il suo romanzo, Apnea, è lo spaccato perfetto della possibilità di rientrare in gioco nonostante tutto.
Come mai un titolo così d’impatto come Apnea?
Devo dividere il merito con il mio caro amico Carlo che, durante una telefonata nella quale discutevamo di titoli, ne ha tirato fuori uno composto che finiva con la parola ‘apnea’. Credo che descriva molto bene tutto il periodo che racconto nel libro.
La scrittura ti è servita come una forma di autoanalisi? Quanto ha funzionato?
Sì, è stata molto utile. Anche se già avevo fatto i conti con la mia condizione, erano passati quattordici anni dall’incidente quando ho iniziato a scrivere, ho scoperto che i ricordi quando girano dentro la testa hanno un valore, se poi si mettono nero su bianco ne acquistano un altro, ben più pesante. Per questo sono stato lento, mi dovevo fermare dopo ogni capitolo per pensare, metabolizzare.
In passato sei stato un musicista rock. In quali band hai militato?
Ho avuto due band, una metal gli ‘Aiwaz’ e l’altra rock ‘Sidky Lane’.
La musica serviva a lenire un disagio esistenziale già presente?
La musica era ed è una passione. Non credo di essere passato attraverso un disagio esistenziale, sicuramente è stata di grande aiuto nei momenti bui.
Cosa ti ha lasciato e ti lascia l’esperienza musicale?
Credo una grande sensibilità, e una notevole ricchezza interiore.
Come ti rapporti con il tema della disabilità? Pensi faccia male l’atteggiamento politicamente corretto con cui molti si approcciano ad esso?
Sì credo faccia malissimo. Il mio approccio è politicamente molto scorretto. Mi piace chiamare le cose col proprio nome e detesto pietismo e buonismo. Per esempio il termine ‘diversamente abile’ mi provoca un senso di nausea. Disabile è più sincero, poi sarebbe meglio chiamare le persone per nome e non per condizione.
Cosa ne pensi della figura dell’assistente sessuale, figura ormai consolidata in diversi paesi d’Europa?
Credo sia una figura di fondamentale importanza. Le pulsioni sessuali le abbiamo tutti. La sessualità deve essere capita e attuata a tutti i livelli, a maggior ragione da quelli che non hanno la voce per denunciare un disagio, né la possibilità di procurarsi piacere da soli.
Può sembrare assurdo ma ci sono molte persone che vedono una persona in carrozzina come un angelo asessuato privo di pulsioni sessuali. C’è un modo per modificare questo insensato punto di vista?
Serve una rivoluzione civica e culturale. Anche farci vedere in giro con donne bellissime aiuta.
Cosa ti ha spinto ad aprire un blog?
La voglia di raccontare cosa succede a un disabile nella vita di tutti i giorni.
Ripeterai l’esperienza letteraria scrivendo un nuovo libro oppure hai scelto altre forme d’arte?
Ho già iniziato il prossimo romanzo.