Nel film Virus Letale (Outbreak, 1995), Dustin Hoffman nei panni, pardon, nel camice d’un virologo dell’esercito statunitense, si trova alle prese con un’epidemia di ebola, un’epidemia dalle conseguenze spaventose che rischia di trasformare l’America intera in un immenso lazzaretto. Di tenore similare anche il lungometraggio L’Ultimo uomo sulla terra (1964), per la regia di Ubaldo Ragona, tratto dal romanzo di fantascienza di Richard Matheson Io sono leggenda (I Am Legend, 1954). Stavolta sono orde di zombie-vampiro a scorrazzare per una Roma deserta, in cui l’imponenza dell’EUR sembra prefigurare, in modo metafisico, la fine dei tempi. Ciò a dire che, sia nel cinema che in letteratura, l’accoppiata epidemia-apocalisse non smette mai d’andar di moda, e anzi pare conoscere, nel corso degli anni, un successo crescente. E’ il caso di questo Leone, febbre mortale romanzo dal soma fantascientifico in chiave spy story di Pierfrancesco Prosperi. Il libro appena uscito per la collana Segretissimo Extra di Mondadori, è infatti, a nostro avviso, un riuscito mix di generi che mette a fuoco uno dei pericoli più spaventosi del nostro tempo, quello costituito dal così detto bioterrorismo. Tra le varie forme di terrorismo quella biologica è forse la più subdola e temibile. Difatti ciò che si vede, si può affrontare, combattere e in definitiva sconfiggere. Ma se, invece, a minacciarci è un nemico invisibile ma letale al massimo grado: come difenderci? Ed ecco servito il tema da cui prende le mosse, e poi si sviluppa, in un crescendo angoscioso di situazioni al cardiopalmo, la storia narrata dallo scrittore romano. Ma come un volume della collana Segretissimo che tratta di cose del genere? Si potrebbe chiedere qualcuno fin troppo avvezzo alle spy story più o meno ortodosse, ma con l’aggiunta d’un tocco d’erotismo, che caratterizzano questa collana. Bisogna però dire che quando si ha a fare con uno scrittore come Prosperi l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo. Il Nostro, infatti, è autore poco convenzionale e meno ancora inquadrabile (in senso narratologico) destreggiandosi, con consumata abilità, fra i filoni più diversi. Fra i suoi interessi la fantapolitica, la fantascienza, l’ucronia, e naturalmente, il genere spionistico. E’ evidente che un autore tanto eclettico difficilmente potrebbe accontentarsi d’un plot semplice e lineare. Così Prosperi, al pari d’uno scaltro illusionista, ama mescolare generi e situazioni, meccanismi narrativi e stili, pervenendo a opere dal soma postmoderno e, comunque, poco incasellabili. E questo spiega, almeno in parte, la genesi, e la costituzione di questo suo romanzo che vuol essere varie cose. Certo il tema non è originalissimo, ma questo l’abbiamo evidenziato in apertura, ricordando altre opere in tale vena. Tuttavia Prosperi riesce nella non facile impresa di rendere nuovo ciò che non lo è, di trasformare, attualizzare e rielaborare quello che è stato già visto e scritto. A partire dalle ambientazioni (alcune scene avvengono in Italia e in Francia), che distinguono il suo lavoro da altri che presentano il solito e scontato sfondo a stelle e strisce. La prosa è essenziale, diretta, come d’uso in romanzi di questo tipo, ma non mancano le descrizioni ricche, le frasi a effetto, e in definitiva una certa eleganza. I capitoli sono brevi, concisi, una caratteristica dell’autore. Unico rilievo (ma è questione di gusti), è un certo eccesso di zelo nell’indulgere in riferimenti storici e letterari, come pure, in qualche tecnicismo. Il testo parla al presente, scelta opportuna considerata la vicenda narrata, e il carattere da thriller che l’autore gli imprime fin dalla prima pagina. E in effetti l’alta tensione, la ricerca d’un climax di notevole efficacia, sono alcuni degli elementi che contraddistinguono questo libro. Ma l’aspetto più interessante del romanzo, come su accennato, è la riuscita mescolanza fra thriller, fantascienza e letteratura di spionaggio. Da notare che pure il padre di 007, Ian Flaming, amava insistere sul tema fantascientifico. Pur tuttavia questo non era centrale nell’economia del racconto, ma faceva da proscenio, o meglio, da intrigante corollario narrativo. Al contrario Pierfrancesco Prosperi, che evidentemente ha una predilezione per tale elemento, compie un’operazione piuttosto originale, inventandosi un thriller adrenalinico dal piglio fantascientifico. Un astuto camuffamento, insomma, che guardando al cinema e alla narrativa di tipo apocalittico da una prospettiva inusuale, regalerà ai lettori qualche ora di divertimento da brivido. Ma fate attenzione, il romanzo è virale!
Dalla quarta di copertina
I primi casi si manifestano a Parigi, per poi moltiplicarsi esponenzialmente. Improvvisi sbocchi di sangue, organi interni liquefatti, corpi che collassano in pochi minuti. Sono i sintomi inconfondibili di una febbre emorragica il cui nome evoca paure ancestrali. Ebola. Centro di irradiazione del contagio è il congresso panafricano in corso nella capitale francese, dove il presidente del Ruanda è morto dopo essere stato il “paziente zero”. Per ucciderlo, qualcuno ha usato una nuova varietà del virus che si trasmette attraverso l’aria. Forse si tratta di bioterroristi. O chi ha scatenato la devastante epidemia ha moventi politici legati alle lotte interne di quel paese. Se è così, non è una coincidenza che uno scienziato che lavorava a un antidoto sia scomparso. Stefano Leone, agente israeliano a capo di una divisione segreta del Mossad che si occupa di operazioni coperte, è scampato per un soffio al letale abbraccio della Morte Rossa. Ma il peggio deve ancora venire.
Leone, febbre mortale, Pierfrancesco Prosperi, (Mondadori), pag 182, Euro 5/90
All’interno, il racconto Cage Killer di Paolo C. Leonelli.