Presentiamo un estratto di Calciopop. Dizionario sentimentale del pallone, scritto dal giornalista Giovanni Tarantino, in uscita oggi per i tipi de Il Palindromo
Da Andy Capp a Corto Maltese, da Figurine a I guerrieri della notte, da Arancia meccanica alle maglie storiche, passando per canzoni più o meno note, le icone utilizzate dai tifosi – cariche di storie, tradizioni e simboli mutuati dall’immaginario pop – sono qui raccolte come voci di un dizionario.
Il calcio raccontato in queste pagine è un fenomeno di massa, popolare per vocazione, invasivo e trasversale, che genera un cortocircuito creativo con linguaggi diversi: cinema, fumetto, musica, letteratura, giornalismo.
Calciopop è dunque un “libro-viaggio” da vivere come liberi cittadini dell’unica confederazione possibile per chi s’imbarca a bordo: quella di Futbolandia.
Al Dizionario sentimentale segue un’appendice sulla storia e l’immaginario del movimento ultras in Italia. Apre il libro la prefazione di Italo Cucci.
Dall’introduzione dell’autore:
I colori, innanzitutto. Dici Juventus e qualche reazione chimica nel cervello produce il pensiero del bianconero. Oppure Inter e i rimandi sono al nerazzurro, Sampdoria e si materializza la visione delle maglie blucerchiate, forse prima ancora dei volti di Vialli e Mancini. E così via, per tutte le squadre, di tutti i colori. È associata al colore la filosofia di fondo di Calciopop. Non calcio e finanza, non calcio e tattica, quindi schemi di gioco, non calciomercato. Ma un approccio al calcio ancorato all’immaginario: è la passione per i colori che spesso genera quella pulsione chiamata tifo, quando questo non è figlio esclusivo dell’infatuazione per un determinato campione. La pulsione per i colori-icona di una squadra, di una storia, di una tradizione. Il primo cortocircuito tra il calcio e l’immaginario.
Di immaginario popolare, o pop, si parla in fondo in questo libro. (…)
Film, libri, fumetti, canzoni, e altro ancora. Immaginario del Novecento, cultura pop. Insomma, cultura. Guardando il mondo del pallone da questa prospettiva, ci si potrebbe domandare cosa abbia rappresentato il calcio in Italia. (…) Calciopop va a braccetto con l’approccio dell’appassionato autentico di pallone, forse prima ancora che del tifoso. Ma siccome è spesso il tifoso a fruire di quei materiali, a farli propri e a trasferirli magari anche sugli striscioni dei gruppi organizzati (due esempi su tutti: Andy Capp o Corto Maltese, utilizzati trasversalmente da ultras di ogni latitudine), al “tifo” inteso come mentalità è dedicata anche un’appendice. Il calcio – come la vita – necessita di prospettive. Si può guardare al calcio e ai suoi innumerevoli risvolti di natura economica, si può guardare al calcio come mero gioco, “bel gioco”, schemi, chiacchiere. Pochi, come Gian Paolo Ormezzano, hanno rilevato che «il calcio non è assolutamente uno sport, la valenza atletica del gesto calcistico è banale».
Questo, il giornalista torinese, lo ha detto intervistato in E noi ve lo diciamo, un documentario sul mondo delle curve. È un punto di vista suggestivo, che Calciopop vuole fare suo. Ecco perché questo lavoro guarda al calcio nella sua essenza, fatta di colori, simboli (quindi anche gli stemmi e le loro radici araldiche e le maglie), storie e tradizioni, ora trasformate in voci di un dizionario sentimentale.
“Andy Capp”
Fumetto inventato in Inghilterra da Reg Smythe, icona del calciofilo bevitore di birra per eccellenza e del tifoso “local”, assiduo frequentatore di pub, importato in Italia sulle strisce pubblicate dalla Settimana enigmistica e più avanti sulla rivista Eureka. Nell’immaginario ultras italiano ne faranno incetta i doriani, i Mods bolognesi, gli interisti di Milano nerazzurra, Opposta Fazione romanista – in uno stendardo e adesivo con scritta “Schiera selvaggia” –, lo striscione Krikka dei torinisti. Anche Flo, Alice nella variante italiana, ovvero la moglie di Andy, finirà su uno striscione ultras, quello delle Donne Korps, sezione femminile dei Granata Korps. I sampdoriani lo riprodurranno in celebri adesivi (…)
Secondo la narrazione, Andy sarebbe un supporter dell’Hartlepool United, colori sociali biancoblù, anche se esiste una tesi legata a una frase «Abbiamo perso il derby» in una delle sue storie, che potrebbe accostarlo al Sunderland. Ad Hartlepool, città natale di Reg Smythe, nel 2007 è stata eretta una statua dedicata a Andy Capp. Andy Capp, tra l’altro, è stato anche il nominativo da radioamatore di Francesco Cossiga. (v. C’era una volta O Rei, appendice Contaminazioni)
“Medioevo”
Parteggiare, dividersi in fazioni, schierarsi a difesa di un gonfalone, di una bandiera, di uno stendardo: per certi versi, l’essenza del calcio. C’è molto della tradizione medievale, della contrapposizione tra guelfi e ghibellini, e sempre in riferimento alle eredità dal Medioevo, a tutto il retaggio legato all’immaginario lasciato dai Comuni. (…)
“Mendicanti di bellezza”
«Sono passati gli anni e col tempo ho finito per assumere la mia identità: non sono altro che un mendicante di buon calcio. Vado per il mondo col cappello in mano, e negli stadi supplico: “Una bella giocata, per l’amor di Dio”. E quando il buon calcio si manifesta, rendo grazie per il miracolo e non mi importa un fico secco di quale sia il club o il paese che me lo offre». Sono parole di Eduardo Galeano. Il giornalista Gianni Mura, nella già citata prefazione a Valdano, ha dato struttura a un’organizzazione di “resistenti”: «mendicanti di bellezza». (…)
*Calciopop. Dizionario sentimentale del pallone” di Giovanni Tarantino, edizioni il Palindromo, 2018; pp. 232; prezzo 17 euro
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