Il tavolo del centrodestra è compiuto. Quattro gambe, tre leader e un (possibile) premier di mediazione in Roberto Maroni che ha già annunciato d’esser pronto a rinunciare a correre, di nuovo, per la Lombardia.
La domenica che ha chiuso le feste di Natale ha portato in dote il definitivo accordo nella coalizione del centrodestra. Che, insistendo sul vecchio schema delle tre punte, deve però iniziare a pensare che, quasi quasi, potrebbe anche vincere le elezioni e allora ci sarebbe da governare.
Berlusconi ha lanciato l’annuncio: “Oggi a Villa San Martino ho incontrato Giorgia Meloni e Matteo Salvini e insieme abbiamo ufficializzato la coalizione con Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e quarto Polo. Meno tasse e burocrazia, più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti, revisione della Legge Fornero, adeguamento delle pensioni minime a mille euro, valorizzazione del Made in Italy, realizzazione della flat tax e controllo dell’immigrazione: saranno questi alcuni dei primi passi dell’azione di governo di centro destra che uscirà dalle politiche del prossimo 4 marzo. Abbiamo inoltre concordato che sulle regionali la coalizione si presenterà con candidati comuni e condivisi”.
Giorgia Meloni ha rivendicato il suo contributo all’incontro di Arcore: “Fratelli d’Italia ha portato la voce dei patrioti al tavolo con gli alleati. Il più grande piano di incentivo alla natalità mai fatto in Italia, difesa del Made in Italy, riforma istituzionale con presidenzialismo e federalismo, revisione del sistema pensionistico: sono le principali richieste programmatiche di Fratelli d’Italia condivise dagli alleati. Non solo: grazie a una nostra proposta a febbraio, una volta presentate le liste, si terrà una grande manifestazione in cui chiederemo a tutti i candidati della coalizione di assumersi in modo solenne e davanti agli italiani l’impegno di rispettare il mandato ricevuto dai cittadini”.
Matteo Salvini, invece, s’è affidato a un annuncio lapidario: “Cancellazione della legge Fornero nel programma del centrodestra: missione compiuta”. E tanti saluti ai pontieri della quarta gamba.
Contemporaneamente alla foto ricordo dell’ultimo patto, è arrivata la notizia secondo cui Roberto Maroni si è detto disinteressato a concorrere alle elezioni per la guida della Lombardia. Qualcuno ha già individuato il suo “erede” in Attilio Farina, sindaco di Varese d’area leghista, mentre Forza Italia spingerebbe per la candidatura dell’ex ministro alla Scuola Maria Stella Gelmini. Però l’indiscrezione più importante è quella del Corriere della Sera secondo cui Maroni, dopo l’esperienza al Pirellone, sarebbe interessato a rientrare a Roma dalla porta principale. Cioé da ministro o addirittura da premier.
E considerando il peso che la Lega ha nei sondaggi, l’impossibilità di Berlusconi a ricoprire cariche pubbliche, il nome di Maroni potrebbe rappresentare un’alternativa valida – e di rilievo istituzionale – al ruolo in caso di vittoria elettorale, il 4 marzo. Nome leghista graditissimo dai moderati e dalla destra di Fdi.
Per il momento, però, non siamo al di là delle suggestioni pre-elettorali. Ci sono (ancora) le liste da definire e i collegi da assegnare. E questa sarà l’autentica sfida su cui si giocherà la solidità della coalizione.