Iniziano così tutte le favole che si rispettano. Nel caso dell’Italia, invece, è una tragedia. Sciolte le Camere e stabilite le elezioni, ecco rispuntare vecchie promesse, programmi riciclati ed uomini (ma anche donne!) che nel corso degli ultimi cinque anni hanno fatto finta di fare politica per salvaguardare i loro interessi di bottega. La crisi della politica, iniziata nel 1992 con Mani Pulite, si è perfezionata nel corso della seconda repubblica ed ha avuto il suo massimo con il 2011. Caduta di Berlusconi, arrivo di Monti (grazie a Napolitano), poi i vari governi “del Re”. Sciolte le Camere, con l’avallo del presidente dalla triste figura, il conte Gentiloni governa prima, durante e dopo il voto. In pratica una dittatura in salsa democristiana con un retro gusto di Movimento Studentesco, che fa sempre chic.
In questo tempo, il Conte Gentiloni provvederà ad applicare tutte le disposizioni vessatorie imposte da Bruxelles (al grido di “L’Europa lo vuole!”). Intanto il primo assaggio lo abbiamo avuto in questa fine d’anno: aumenti a pioggia della luce, gas e autostrade. Per non farsi mancare nulla approvata in sordina una missione militare in Niger per conto della Francia (adesso i nostri soldati sono diventati “contractors” al soldo della Francia e dei Rothschild), mentre in Italia la gente continua a morire per sparatorie fra bande. La giustizia non esiste più, Polizia e Carabinieri sono allo sbando per la guerra politica legata alle nomine dei Comandi generali.
In tutto questo “gran casino”, crolla l’interesse della popolazione per la politica, confermando l’astensionismo manifestatosi negli ultimi anni. L’applicazione della strategia voluta dalla “Euro-pa”, eseguita sul campo da Napolitano, sta portando l’Italia ad un governo “Quisling” per conto dei burocrati dell’euro.
Eppure, pur non essendo un Paese incline alla rivoluzione, l’Italia potrebbe sfatare questa inclinazione ed iniziare con una piccola rivolta. L’occasione è il voto, al quale occorre partecipare in chiave anti-sistema. Non votare per un centro sinistra ormai decotto, per i vari partitini della sinistra, cespugli nati dalle lotte interne dell’ormai defunto PCI. Non votare per questo centro destra che ha sempre lavorato per il Re di Arcore e non ha mai saputo far altro che restare incollato alla poltrona; la stessa Sicilia lo dimostra, vince Musumeci (FdI) ma chi governa è Miccichè, proconsole di Berlusconi. La stessa Chiesa ormai si è schierata su posizioni terzomondiste chiaramente a favore per la sostituzione degli Italiani con le masse provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia.
Ognuno è libero di votare chi crede, ma l’Europa di Mezzo ha dimostrato che soltanto una politica di rottura a destra può far cambiare il corso degli eventi: l’AfD in Germania, il FPO in Austria, ma specialmente, pur con tutti i suoi difetti, l’elezione di Trump ha confermato che soltanto spezzando il cerchio malefico del “politicamente corretto” e dell’antifascismo militante, si può sperare in qualcosa.
Hanno distrutto quattro generazioni, ce ne vorranno altrettante per rifare l’Italia. Se non cominciamo ora, votando in chiave anti-sistema, un domani ci troveremo ad essere “stranieri in Patria”, servi dell’oro. (editoriale del numero di Gennaio 2017)
Questo sito utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione. Se continui nella navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OkLeggi di più