Ad un anno dall’uscita del loro primo libro, la pattuglia di giovani cattolici controrivoluzionari di Campari&deMaistre torna in libreria con la propria opera seconda: Fino alla fine del mondo. Vangelo, proselitismo,missione, sempre per i tipi della casa editrice Historica.
Questa volta, nel mirino è il tema delle missioni e dell’evangelizzazione, trattato in maniera ben poco confacente al buonismo ed al politicamente corretto. Il tutto impreziosito dalla prefazione nientemeno che di Ettore Gotti Tedeschi, l’autorevole economista ed ex Presidente dello Ior, a dimostrazione dell’interesse di cui questi giovani intellettuali si stanno dimostrando meritevoli.
Ed in effetti, la visione offerta dai vari autori in questa silloge è tale da essere, al tempo stesso, assai poco compatibile con la retorica clericale oggi corrente, ma tutt’altro che passatista. Alla storia si guarda soprattutto con il gusto di sparigliare le carte, abbattendo i luoghi comuni consolidati per dare una visione originale della Chiesa e del mondo.
Ed è così che, nel primo contributo, “Asia, il continente in attesa”, scritto a quattro mani da Giorgio Enrico Cavallo e Ludovica Toscano, si legge che “è logico che, di fronte allo sbando della liturgia, la Chiesa Cattolica abbia perso molta della sua attrattiva, soprattutto in un continente – quello asiatico, dove gli elementi fondamentali della religione sono il rito e il mistero, che precedono di gran lunga la parola. Inutile dire che questi elementi – ormai epurati dalla liturgia post-conciliare- sono essenziali anche per l’uomo occidentale. Ciò ci fa capire perché si assiste al fenomeno contrario: al posto di convertire l’Asia con il Verbo di Cristo, è l’Asia che esporta in Occidente la sua spiritualità”.
Francesco Filipazzi, poi, nel suo “Africa Nuova Patria di Cristo”, spiazza tutti gli schemi consolidati addirittura tirando in ballo nientemeno che monsignor Marcel Lefebvre, in una maniera però del tutto inaspettata. Apprendiamo, infatti che “noto all’inane grande pubblico per le vicende successive al Concilio Vaticano II, monsignor Lefebvre è stato in realtà uno dei grandi evangelizzatori dell’Africa, di cui ha ridisegnato il volto, durante tre decenni di attività” e che “ancora prima del Concilio Vaticano II la Santa Sede iniziò a non vedere di buon occhio l’opera di monsignore Lefebvre, che era entrato in contrasto con il presidente del Senegal, Senghor. Quest’ultimo era infatti un socialista “credente”, locuzione decisamente inaccettabile per un uomo di Chiesa saldamente ancorato alla Dottrina autentica. Molti all’epoca si erano fatti mettere nel sacco da questi personaggi un po’ furbacchioni che proponevano sintesi tra socialismo e cattolicesimo, ma questo Arcivescovo francese, formato nel tomismo, non era certo il tipo”.
Si procede poi, di contributo in contributo, sviscerando tutti gli aspetti dell’argomento, in un’analisi chirurgica e spesso caustica del mondo odierno e del modo in cui la Chiesa ha scelto di muoversi in esso, per giungere ad un densissimo saggio elaborato dall’ Amicizia San Benedetto Brixia, in cui si analizzano a livello metodico quelle correnti teologiche che hanno portato la Chiesa alla perdita del sacro e quindi all’ arretramento della sua azione missionaria, aspetti che chi leggerà il libro capirà essere strettamente connessi. La conclusione del saggio, intitolato “RES AMISSA. La perduta cosa” chiude infatti il cerchio aperto dagli autori del primo contributo: “Qui forse c’è la provocazione ed il segreto per rivitalizzare la teologia e di conseguenza la missionarietà. Qui dove? Nella rieducazione del senso liturgico”.
Insomma, la questione della liturgia, su cui ruota tutta l’esistenza del mondo del tradizionalismo cattolico, non è questione di nostalgia o culto del passato, ma è la questione decisiva su cui ruota tutto il resto: la ragion d’essere della missione e della Chiesa stessa. E’ la questione del Sacro rigettato dal mondo.
Un’appendice sul filo dell’ ironia-ma-non-troppo chiude il volume riallacciandosi ad una provocazione lanciata da Gotti Tedeschi nella prefazione: si parla addirittura di… alieni! Dopo aver spiegato che già la teologia medievale si occupò dell’esistenza o meno degli extraterrestri arrivando a concludere che non si potesse escludere, non potendosi porre limite al potere creatore di Dio, si arriva a concludere che essi, in quanto creature, non possano non avere un senso religioso. E qui l’affondo: “l’ Incarnazione è avvenuta solo sulla Terra, per mezzo della Santa Vergine Maria. Un qualsiasi alieno che volesse salvarsi dovrebbe tenerne conto”.
Altro che Controrivoluzione come ritorno al passato: questi stanno già pensando alla nuova frontiera.