E’ asceso Pietro Carini, librario e curatore di edizioni controcorrente.
Quando entrai per la prima volta nella libreria Ar, in largo Dogana Regia, nel centro storico di Salerno, avrò avuto tredici o quattordici anni. Fui colpito dall’odore dei libri antichi, dal caos ordinato e dal silenzio quasi sacrale che si respirava. In fondo, seduto su uno sgabello, c’era Pietro Carini. Non si avvicinò, non mi disse nulla. Mi lasciò curiosare per una mezzoretta in mezzo a quei volumi così affascinanti e misteriosi, soprattutto per un adolescente. Quando presi in mano “Rivolta contro il mondo moderno”, si avvicinò e con gentilezza, quasi con pudore, mi porse “Orientamenti” e mi disse: “Comincia da qui, per quello avrai tempo”. Aveva ragione lui, ovviamente. Quel libro è ancora sul mio comodino, dopo vent’anni.
L’ultima volta che ci siamo visti sarà stato un paio di anni fa, in piazza Malta. Mentre aspettava l’autobus, prendemmo un caffè chiacchierando come al solito di libri, di storia, di idee. Pietro mi diede “I cani di paglia”, di Drieu, l’ultimo dei libri che mi ha consigliato. Ora che se n’è andato le sue parole, i suoi suggerimenti, la sua cultura così vasta eppure discreta, così lontana dal chiacchiericcio dei pavoni e dall’alterigia degli pseudo-intellettuali, li porterò con me, insieme al ricordo di un uomo che si teneva in piedi in mezzo alle rovine.