Ho avuto l’occasione, alcuni giorni fa, di partecipare, a Genova, alla presentazione del libro “Essere Comunità – Orientamenti per il militante identitario” di Marco Scatarzi: sintesi esemplare di una “visione” (la mai dimenticata Weltanschauung) all’interno della quale l’idea comunitaria diventa il crogiuolo, tutt’altro che intellettualistico, di legami organici e di verticalità spirituale, di senso della gerarchia e di appartenenza, di profondità esistenziale e di sfida concreta.
L’incontro (con il libro e con l’autore) mi ha dato la plastica rappresentazione delle enormi capacità/potenzialità rappresentate dall’attivismo metapolitico dell’ambiente “identitario” (genericamente etichettabile come “di destra”) e delle divaricazioni esistenti tra questo mondo (tra la sua effervescenza culturale) ed il “riduttivismo della politica”, anche di quella che a quel mondo dovrebbe guardare/connettersi.
E’ un tema che evidentemente va al di là dei contenuti. E’ soprattutto questione di metodo.
Nel suo intervento introduttivo al Congresso di Fdi Giorgia Meloni ha affermato: “Dobbiamo essere aperti e inclusivi, senza rinunciare alle nostre radici, ma questo non vuol dire caricarsi di tutti, dei traditori e dei voltagabbana non sappiamo cosa farcene, vale per noi e per i nostri alleati”.
Essere aperti ed inclusivi non significa evidentemente solo “imbarcare” qualche transfugo, in cerca di tutele politiche. In termini programmatici e valoriali, essere aperti ed inclusivi significa sviluppare una nuova sensibilità culturale, la quale non si limiti alla politica-del-giorno-per-giorno (pur necessaria in una fase emergenziale qual è l’attuale), ma sappia sperimentarsi sulle visioni lunghe, sulle sfide epocali, sulle questioni di fondo di una crisi, che non è evidentemente “solo” crisi di governi e di maggioranze politiche e che proprio per la sua complessità necessita di qualcosa di più che qualche rassicurante programma elettorale.
Ecco allora che mettersi in sintonia ed in ascolto rispetto alla vasta realtà metapolitica, oggi rappresentata da circoli autonomi, blog, case editrici, periodici on line, Fondazioni culturali, singoli intellettuali, può rappresentare una risposta “di metodo” utile per allargare le prospettive dell’agire politico, misurandosi sul terreno delle visioni, delle mentalità e quindi dell’egemonia culturale, sulla quale costruire più ampi e duraturi consensi elettorali.
Alla politica, che dice di essere patriottica ed identitaria, va chiesta insomma una nuova sensibilità rispetto al “movimento delle idee” ed insieme una capacità sintetica (programmatica) di fronte ai nuovi e complessi problemi del tempo presente e alla necessità di enucleare risposte adeguate ed innovative. I congressi di partito (e le elezioni) passano. I valori e le idee rimangono. Su queste si gioca e si giocherà sempre di più la partita decisiva.