Nei giorni scorsi, con l’esprit de grandeur che da sempre contrassegna l’orgoglio della Francia per i propri figli illustri, ed il modo sobrio e solenne di render loro postumo omaggio, è stato celebrato il centenario della scomparsa di Auguste Rodin:
« Avec des journées portes ouvertes, un feu d’artifice et un commando poétique, les Musées Rodin à Paris et à Meudon commémorent ce vendredi 17 novembre et tout le week-end le centenaire de la disparition du géant de la sculpture, le père de la sculpture moderne ».
L’inverno 1917 fu dei peggiori, con temperature assai basse ed un freddo tenace, persistente da sembrare insopportabile, infinito. Era il quarto inverno di guerra, il più crudo, scarseggiavano legna e carbone. A Meudon, una località ad ovest della Capitale, una coppia di anziani moriva con un intervallo di pochi mesi.
Dopo una relazione durata 53 anni, Rodin aveva sposato Rose Beuret il 29 gennaio 1917, la quale morì due settimane dopo, il 16 febbraio. L’uomo si ammalò a sua volta di influenza e non riuscì a riprendersi. L’artista morì il 17 novembre, a 77 anni, per la diffusa congestione polmonare, nella sua villa, nell’Île-de-France. Una riproduzione della sua famosa scultura, Il Pensatore, fu posta sulla tomba, nel parco di Meudon, mirando verso Parigi; era volontà di Rodin che la statua fungesse da lapide ed epitaffio.
La villa des Brillants, situata sulle pendici di Beuret, nel sobborgo Meudon, è una casa in stile Luigi XIII, di mattoni e pietra, comprata ad un’asta da Auguste Rodin nel 1895. Costituì una sede adeguata e propizia per la sua attività artistica e sociale. Ospitò, tra gli altri, visitatori come Rainer Maria Rilke, Octave Mirbeau, Joris-Karl Huysmans, Oscar Wilde, il Principe di Galles, poi Re Edoardo VII, l’attrice Isadora Duncan e la clavicembalista Wanda Landowska.
Il principale Musée Rodin si trova in Rue de Varenne, N. 77, a Parigi, nell’Hôtel Biron, terminato nel 1731. Rodin passò gli ultimi anni della sua vita nell’edificio, tra il 1908 ed il 1917. L’anno prima della sua morte legò per testamento allo Stato francese tutte le opere che possedeva, con la condizione di lasciarle nell’edificio e di creare un museo. Nel ‘900 molti altri artisti lì vissero, tra i quali Jean Cocteau, Henri Matisse, Isadora Duncan. L’inaugurazione ufficiale del museo avvenne già nel 1919.
Rodin era nato a Parigi, in Rue de l’Arbalète, N. 3 il 12 novembre del 1840, in una famiglia della classe lavoratrice. La sua istruzione fu in gran parte quella di un autodidatta ed iniziò a disegnare all’età di dieci anni. Tra i quattordici e i diciassette Rodin frequentò la Petite École, una scuola specializzata nelle arti e nella matematica, dove studiò disegno e pittura. Nel 1864 Rodin iniziò a convivere con una giovane cucitrice, Rose Beuret, con la quale sarebbe rimasto – con saltuarie interruzioni – per il resto della vita. La coppia mise al mondo un figlio, Auguste-Eugène Beuret, non riconosciuto dal padre. In quell’anno l’artista presentò la sua prima scultura ad una mostra ed entrò a far parte dello studio di Albert-Ernest Carrier-Belleuse. Nel 1875 visitò per due mesi l’Italia, dove fu attratto dalle opere di Donatello e Michelangelo, che ebbero un profondo effetto sulla sua traiettoria artistica.
Universalmente considerato il progenitore della scultura contemporanea, Rodin non decise di ribellarsi contro lo stile precedente. Fece studi tradizionali, ebbe un approccio al suo lavoro umile, simile a quello di un artigiano e desiderò a lungo il riconoscimento da parte del mondo accademico.
Rodin ebbe una capacità straordinaria di lavorare l’argilla, creando superfici complesse e vigorose. Molte delle sue opere più famose all’epoca furono criticate in quanto si scontravano con la tradizione scultorea figurativa dominante, cioè opere riferibili a tematiche conosciute. La grande originalità del lavoro di Rodin sta nell’essere partito da temi classici per modellare le figure umane con minuzioso realismo, esaltando il carattere e la fisicità dell’individuo.
L’artista fu consapevole delle polemiche che i suoi lavori suscitavano, ma rifiutò di cambiare stile. Partendo dall’innovativo realismo della sua prima grande scultura a figura intera (Bruxelles, l’Età del bronzo, ispirata dal viaggio in Italia) fino ai monumenti in stile non convenzionale, per i quali ottenne in seguito delle commissioni, la fama di Rodin crebbe sempre più ed egli finì per convertirsi nel maggiore scultore della sua epoca.
Rodin ottenne, nel 1880, la commessa per la realizzazione della porta del Museo di Arti Figurative di Parigi, in fase di progetto. Nonostante che il museo non venne mai costruito, il medesimo lavorò tutta la sua vita a La Porta dell’Inferno, un gruppo monumentale ispirato all’Inferno dantesco. La Porte de l’enfer, nella sua versione finale, comprende 186 figure. Molte delle sculture più famose furono impostate come soggetti per quest’opera, come Il Pensatore, Le tre ombre ed Il bacio che furono poi eseguite come opere a sé stanti. Il Pensatore sarebbe diventata una delle più famose sculture del mondo.
La statua è nuda, poiché Rodin voleva modellare una figura eroica di stampo michelangiolesco, per rappresentare insieme intelletto e poesia. Non è difficile, infatti, ravvisare ne Il Pensatore la figura del Pensieroso, scolpita dal Buonarroti per la Tomba di Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino, posta nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze. Posto in cima a una roccia, al centro del timpano, in solitaria meditazione, Dante guarda in basso verso il tragico mondo dei dannati. Nel giro di pochi anni la figura si “stacca” dall’opera e si trasforma, assumendo una portata simbolica universale: da Dante si trasforma in un “Pensatore” attuale, il simbolo dell’essere umano che medita sul suo destino ed assume la consapevolezza dei dolori dell’esistenza.
La relazione amorosa con Camille Claudel
Nel 1883 Rodin accettò di tenere un corso per conto dello scultore Alfred Boucher che doveva assentarsi; incontrò così la diciottenne Camille Claudel, sorella di Paul, famoso poeta, drammaturgo e diplomatico, più volte candidato al Nobel. Il temperamento di Rodin era sensuale, lussurioso, naturalmente egocentrico e sentimentalmente infedele, avverso alla “tirannia dei sentimenti”. I due intrecciarono una relazione intensa e tempestosa, che finì per influenzare entrambi sotto il profilo artistico. La giovane Claudel fu di ispirazione per Rodin come modella per molte delle sue opere, ma era a sua volta una scultrice di talento e lo aiutò nella realizzazione delle commissioni, diventandone una sorta di musa. Fu una frequentazione decennale ed una storia dolorosa, diventata nota al grande pubblico solo trent’anni or sono, da meritare un eventuale approfondimento specifico. Anche perché ha segnato la storia del cinema (indimenticabile Isabelle Adjani nel ruolo della protagonista) ed ha convertito Camille, appassionata, ribelle, folle sventurata, in un’icona del femminismo. Una vicenda per certi versi simile a quella di Frida Kahlo e Diego Rivera, artisti geniali, che si amano, si desiderano eroticamente, si torturano.
Era un naturalista
Rodin era un naturalista, più attento al carattere ed all’emozione che all’espressività del monumento. Ereditando secoli di tradizione, si staccò dall’idealismo greco e dalla bellezza decorativa del barocco. La sua scultura enfatizzava l’individualità e la concretezza della carne, interpretava le emozioni del soggetto attraverso i dettagli, le superfici lavorate, i giochi di ombre. Il suo talento di modellatore gli consentiva di rendere ogni parte del corpo espressiva come l’insieme. Il frammento come scultura autonoma fu una base della sua espressione artistica. I suoi frammenti, mancanti delle gambe della testa o essendo solo dei torsi, portarono la scultura oltre la necessità della verosimiglianza. Rodin vedeva la sofferenza ed il conflitto come uno stigma dell’arte moderna; egli creava dei rapidi bozzetti di creta che venivano rifiniti successivamente, stampati in gesso ed infine fusi in bronzo o scolpiti nel marmo. Lo scultore si esprimeva comunque, principalmente, modellando la creta.
Con l’arrivo del nuovo millennio Rodin era ormai un artista apprezzato in tutto il mondo. Dopo la mostra che allestì all’ Expo Universale di Parigi, nel 1900, facoltosi clienti si contesero le sue opere ed egli frequentò molti artisti e intellettuali di grande notorietà. Rodin fu uno dei pochi scultori ampiamente noti e conosciuti anche al di fuori della cerchia della comunità artistica ed intellettuale.
Dal 22 marzo scorso Auguste Rodin è stato onorato al Grand Palais di Parigi con una grande esposizione, punto di partenza di una fitta serie di eventi internazionali dedicati allo scultore, dalla sua città natale a San Francisco, da Chicago a Berlino, da Barcellona a New York, da Città del Messico a Buenos Aires. I curatori di “Rodin, l’Esposizione del Centenario” hanno evitato la “retrospettiva” optando per l’approfondimento dell’influenza del celebre artista dal suo tempo sino ad oggi, riunendo circa 350 opere, delle quali oltre 200 sue: confronto dell’estetica rodiniana con la sua epoca e la creazione di “ponti” con altri grandi artisti del XX secolo. La prima volta che sono stati riuniti numerosi pezzi emblematici, provenenti non solo dalle collezioni del Museo Rodin di Parigi e dal suo atelier di Meudon, ma da istituzioni pubbliche e da collezionisti privati di tutto il mondo.
“Naturalista, impressionista, espressionista, moderno, genio…”. Rodin, come lo fu Monet all’epoca, è stato ed è tuttora “una fonte d’ispirazione per innumerevoli artisti”, questo il riconoscimento unanime scaturito dall’esposizione del Grand Palais di Parigi. Uno scultore che otteneva che i corpi “parlassero” e che sapeva continuamente reinventarsi, dall’inarrestabile ispirazione e dal finissimo talento per esprimere nel marmo, nel gesso, nel bronzo o nel disegno la complessità delle passioni umane. Per Rodin “il corpo è lo stampo dove si imprimono le passioni” e la scultura nulla deve dimostrare, esistendo per forza propria. Essa è un linguaggio che tutti capiscono senza necessità di conoscere la mitologia o la Bibbia, “perché in definitiva i sentimenti umani, come la collera, l’angoscia, l’amore, sono comprensibili ovunque”.
Per Rodin “l’artista deve essere preparato ad essere consumato dal fuoco della sua propria creazione”. Allontanatosi dai modelli classici egli fece propri i postulati pittorici dell’Impressionismo, rinnovando i materiali e le tecniche, sfruttando gli effetti del ”non-finito” (come la michelangiolesca Pietà Rondanini). Per lo scultore l’opera diventa un veicolo per reinterpretare la natura, conseguire effetti di luce, scoprire che “anch’essa ha un’anima”.
La fama di Auguste Rodin fu grande quando era in vita, tanto da venir paragonato a Michelangelo, e fu considerato il più eccelso artista della sua epoca. Nel trentennio successivo alla sua morte, la sua fama si ridusse con il cambiamento dei canoni estetici. Dopo gli anni Cinquanta del Novecento egli fu rivalutato ed è oggi considerato il più importante scultore dell’era moderna. Un artista capace di parlare a tutte le culture e sensibilità, di suscitare ancora passioni. Ovunque.
(Cfr. http://www.rodin100.org/)