Il progetto teatrale del regista Pasquale Squitieri, “La strana coppia” interpretato dalle sue muse, Claudia Cardinale e Ottavia Fusco
L’Hotel d’Inghilterra a Roma ha ospitato la conferenza stampa nazionale di presentazione dello spettacolo teatrale La strana coppia, in scena al Teatro Sistina dal 31 ottobre al 12 novembre 2017, per poi proseguire la tournée in altre città italiane sino alla ultima rappresentazione che si terrà a Napoli nel mese di aprile 2018. La celeberrima opera di Neil Simon (tit. or. “The Odd Couple”, 1965) ebbe una altrettanto fortunata versione filmica nel 1968, per la regia di Gene Saks, con interpreti Jack Lemmon e Walter Matthau, una delle coppie più affiatate del cinema comico americano.
Lo spettacolo sarà anche la occasione per omaggiare Pasquale Squitieri, venuto a mancare lo scorso febbraio, che aveva fortemente creduto in questo progetto, attraverso cui raccontare la forza che l’amore ha di unire e non separare, e sarà messo in scena dal suo aiuto-regista prediletto Antonio Mastellone, tramite l’utilizzo degli appunti di regia lasciati da Squitieri.
Tuttavia, stavolta protagoniste saranno due donne: Claudia Cardinale, che tornerà a cimentarsi col teatro dopo dieci anni di assenza, e Ottavia Fusco. Questa versione al femminile della nota pièce teatrale porterà sul palco una vera “strana coppia” come la Cardinale e la Fusco, i due grandi amori della vita di Squitieri. La prima è stata con il regista per ben 30 anni, senza mai volerlo sposare, mentre la seconda ha vissuto insieme a lui per 14 anni, arrivando sino al matrimonio. La “trama” si infittisce, per citare il tarantiniano sicario Bill, e ne parleremo a breve, prima di farlo però, pensiamo sia il caso di riportare alcune delle parche riflessioni offerte al momento della presentazione.
La Fusco ha fatto notare la intrinseca difficoltà di questa opera, essendo una: “commedia attoriale”; opinione prontamente confermata da Mastellone, il quale ha tenuto a precisare che sembra un testo apparentemente semplice, quando invece è pieno di difficoltà recitative e di messa in scena. Entrambi hanno essenzialmente insistito su questo aspetto, nonché su come si sia mantenuta la volontà di Squitieri di “trasformare” la pièce originale, in primis, cambiando i ruoli da maschili a femminili, ma non ci si è limitati solamente a questo. Invero, il regista partenopeo ha voluto dare un taglio assolutamente personale alla commedia di Simon, diciamo fin troppo personale.
Ecco che ora dipaniamo sinteticamente la suddetta “trama”. Quella messa assieme da Squitieri più che “strana” come coppia ci è apparsa francamente assai “innaturale”. Persino una Stampa disattenta come quella attuale non ha potuto sostanzialmente evitare di domandare alle due donne: come gli è venuto in mente a lui di chiedervi questo e a voi di accettare? La Fusco ha tentato di abbozzare qualche risposta che faceva trasparire un certo, comprensibile, imbarazzo. Dal canto suo, la Cardinale, nel mostrarsi con una veracità tutta artefatta, ha riproposto il suo “personaggio”, nel giocare a fare la francese, colei che è sempre avanti e che, dunque, non si può turbare per questioni così piccolo-borghesi, giacché la morale è roba da ingenui. La nostra opinione su di lei, non da critici, ma da studiosi della Settima Arte, è una e immutabile. Sarebbe a dire, che non di una talentuosa attrice si tratta, come tanti ripetono da sempre, bensì di una bellissima donna che ha avuto la grande fortuna di lavorare nei migliori set, con registi del calibro di Leone, Monicelli e Visconti. Un pochino svampita, fintamente simpatica, la Cardinale è sempre stata ciò che abbiamo avuto sotto gli occhi per decenni, bella, niente altro.
In definitiva, quella pensata da Squitieri ci sembra una iniziativa un tantino furba e, in qualche misura, addirittura di poca classe. Va da sé, che essendo questa coppia talmente strana, la curiosità di vedere lo spettacolo c’è. Purtroppo, sappiamo che oramai tutto passa, qualsiasi cosa è lecita e non si è più capaci di leggere determinati “segnali”. Ovvero, se il buon Dio, la sorte – dategli il nome che volete – ha impedito a Squitieri di dirigere questa opera, beh, magari non si aveva da fare. Eppure, la si è voluta mettere in scena lo stesso. Però, che senso ha? Neanche più a soddisfare l’ego di questo valente cineasta. Allora, forse la idea furbetta non è solo il pensar male, ma qualcosa di concreto. Curiosità? Parecchia, non lo neghiamo. Buon gusto e opportunità nelle cose? Non pervenuti.