Il 24 marzo 2015, Andreas Lubitz ha fatto il suo ingresso “nelle top 5 dei più grandi assassini di massa della storia”.
Quel giorno, il co-pilota del volo 9525 dei Germanwings ha freddamente assassinato 149 uomini, donne e bambini, volontariamente schiantando il suo Airbus nelle Alpi.
Skydevil – lo pseudonimo di Lubitz sulle reti sociali – non lascia alcun messaggio per spiegare il suo atto.
Laurent Obertone conduce l’inchiesta e ci attira, nel ritmo di una narrazione narrativa criminale, nella scatola nera del volo 9525 e nella testa del “diavolo del cielo”.
Questo viaggio al termine della follia è quello di un uomo inadatto al “terribile mondo degli adulti e delle responsabilità”, perseguitato da prospettive di degrado personale e professionale.
Come un suicida e come criminale, Lubitz incarna una doppia separazione dell’ordine normale del mondo e del suo sistema di gestione del genere umano. Per lui finire in un ospedale psichiatrico era stato “un modo per non seguire le linee tracciate in questo mondo,” le linee di un’eugenetica sociale prefigurata nel film di fantascienza Gattaca.
Depresso, Lubitz teme di diventare cieco; nasconde la sua condizione in modo da non essere dichiarato inadatto, come ogni anno migliaia di piloti: nel nostro sistema di condizionamento partecipativo, l’uomo addomesticato ha timore di perdere il suo rango. Inoltre, lo status di pilota di linea aerea è prestigioso perché realizza la sintesi di competenze insostenibili in un mondo liquido, in un mondo pieno di miliardi di esseri umani sostituibili.
Essere un pilota deve essere riconosciuto: sotto la benefica maschera sociale è nascosto anche il rifiuto di obbedire al determinismo di una vita compartimentale e controllata. Dal momento che pensava non essere più in grado di rimanere più a lungo “l’uomo indiscusso della sua uniforme,” Andreas Lubitz ha preferito un quarto d’ora di gloria alla “Warhol” alla decadenza di un ritorno all’anonimato.
Uccidendo, Lubitz perpetua un’esistenza insolita dopo la morte: è stato un errore di organizzazione sociale, sarà l’irruzione del reale in un mondo di zombie. (da Boulevard Voltaire)
* Le diable du ciel, di Laurent Obertone, edito da Ring (Francia)