L’autonomia divide Fratelli d’Italia. Il leader nazionale Giorgia Meloni e il partito lombardo, di cui fa parte l’assessore regionale Viviana Beccalossi, hanno intrapreso due strade confliggenti. Per il presidente nazionale il referendum in Lombardia e Veneto non è una tappa politica dirimente: “Se fossi tra i chiamati al referendum non ci andrei, è solo propaganda”.
Di diverso avviso la Beccalossi: “l referendum, come più volte abbiamo fatto presente a Giorgia Meloni e all’ufficio di presidenza di Fratelli d’Italia, mai mette in discussione l’unità nazionale. Ho ritenuto giusto e doveroso, soprattutto nei confronti dei militanti e dei rappresentanti istituzionali di Fratelli d’Italia, esprimere la posizione – netta, chiara e inequivocabile – del nostro partito in Lombardia in merito al referendum. Lo scorso 8 luglio a Soncino, al Coordinamento regionale di Fratelli d’Italia, è stato approvato all’unanimità un documento che sanciva il sostegno al ‘SI’ per la consultazione del 22 ottobre. Se qualcosa da luglio a oggi è cambiato, a me non è stato comunicato. Quindi resto ferma sulla volontà espressa dalla Lombardia a Soncino”.
La Meloni si smarca dalla Lega, ma Fdi al Nord rischia l’isolamento
Giorgia Meloni riafferma la prospettiva nazionale di Fratelli d’Italia, volta a recuperare terreno al Sud e ad acuire il profilo nordista della Lega. La scelta politicamente ha una sua ratio. Di contro, con il Rosatellum 2.0 in arrivo e il ritorno ai collegi maggioritari, questa svolta corre il rischio di escludere la destra della competizione nel settentrione, unico territorio dove l’alleanza conservatrice ha i numeri per fare il pienone. La posizione della Beccalossi è dunque motivata dal difendere uno spazio politico al Nord che si materializza in assessorati e potenziali collegi per eleggere parlamentari a Roma. Non a caso la Lega Nord ha duramente replicato alla Meloni (per Salvini “ha toppato”) e queste fibrillazioni potrebbero avere effetti anche sulla rappresentanze della destre nelle giunte nordiste.
La questione federalista a destra
Centralismo e federalismo sono due visioni, spesso antitetiche, presenti nelle destre. La Meloni, in questo caso, sottolinea il valore dell’Unità e della solidarietà delle regioni più ricche verso quelle più disagiate come fondamento della coesione nazionale. Di contro in tutta Europa ritorna la voglia di autonomia, alimentata dalle inefficienze dell’Ue e degli stati nazionali soffocati dai vincoli di bilancio. Una impostazione federalista, attenta ai popoli, emerge del resto negli scritti di Dominique Venner (l’introduzione a Fondare lo stato europeo di Gerard Dussouy per Controcorrente) e Alain de Benoist. Trovare una sintesi e uno spazio armonioso di ricomposizione tra queste posizioni sarà il compito (arduo) dell e classi dirigenti delle destre italiane.