Il malcontento dem trova casa in zona Musumeci. Succede anche questo in Sicilia, con la segretaria del circolo “Centro storico” del Pd di Catania che dice addio ai compagni di viaggio per sposare le linee programmatiche di #DiventeràBellissima, il movimento civico che fa capo al candidato governatore di provenienza missina.
Lei è Adele Palazzo. Trentenne, cresciuta in zona Cgil e di recente passata alla ribalta delle cronache locali, prima, per la lettera appassionata con la quale ha annunciato pubblicamente l’uscita dal partito di Matteo Renzi; poi, per il ponte lanciato dallo stesso Musumeci in vista di una sinergia post-ideologica che la diretta interessata non ha voluto cestinare. In fine, lo psicodramma collettivo.
Strada facendo, si è parlato anche di una sua possibile candidatura al parlamento siciliano in alternativa al centrosinistra. Un’ipotesi, a quanto pare, rientrata prima ancora di essere discussa a seguito delle reazioni scomposte di una parte del web, che non avrebbe accettato un riposizionamento civico ritenuto fin troppo ardito dai suoi ex sodali.
E se non è possibile parlare di linciaggio mediatico, poco ci è mancato. Sbagliato infatti raccontare della conversione sulla via di Musumeci dell’ex militante democratica. E neanche una vicenda Pennacchi in rosa. Semmai di un atto di denuncia rispetto al percorso intrapreso negli ultimi cinque anni dal Pd isolano, che imbarcando ex esponenti del centrodestra in nome dei numeri e della rottamazione renziana, ha finito per liquidare le istanze della base più progressista. “Un partito contenitore”, lo aveva definito la Palazzo. “È da sordi non sentire – aveva spiegato lasciando i dem – il disagio della popolazione, è da irresponsabili continuare ad utilizzare vecchi schemi in una situazione sociale completamente trasformata”.
Un grido di dolore che tuttavia non ha lasciato indifferente lo storico esponente del Pci siciliano Emanuele Macaluso: “Una domanda: i dirigenti nazionali del Pd hanno mai pensato di sapere chi va e chi viene, da destra a sinistra, tra i dirigenti del loro partito? Non capiscono che proprio questo qualifica oggi il Pd?”. A buon intenditore, insomma.