I romani avevano grande timore dei Sanniti: dopo decenni di battaglie e di effimere conquiste territoriali, riuscirono alla fine a sottometterli. Nonostante la disfatta, i Sanniti conservarono a lungo i loro tratti culturali originari e i romani tributarono sempre grandi onori a popolazioni tanto fiere. Pochi nemici di Roma li eguagliarono. La cultura sannita è per noi un mistero: tanti aspetti della loro società sono ignoti e le scoperte archeologiche non ci aiutano a risolvere questi enigmi.
Una religiosità sconosciuta
Abbiamo pochissimi indizi sulla religiosità dei Sanniti. È difficile per un ricercatore definire il loro pantheon divino, i loro riti e la loro cosmologia. I reperti archeologici ci tramandano i nomi degli dei e qualche peculiarità, ma tacciano sulle pratiche religiose. L’antropologo Alessandro Testa ha raccolto e catalogato i numerosi studi sulla religione dei Sanniti per stimolare ulteriori approfondimenti nel suo ultimo saggio, La religiosità dei Sanniti (Cosmo Iannone Editore, 2017).
Una religione indoeuropea
Alessandro Testa pone nel suo lavoro diversi quesiti sulla religione sannita. Quali dei veneravano? Che tipo di religiosità manifestavano? L’antropologo dimostra l’origine indoeuropea dei Sanniti, che è testimoniato dalla tripartizione divina a fondamento del loro pantheon: Victoria, Ercole e Ops. Sulla scorta degli studi di Georges Dumezil, prova come costoro presenziassero alle tre funzioni sociali basilari delle culture indoeuropee. E’ un punto di partenza essenziale per poter ricostruire una religione tanto ignota.
Gli dei, il Ver Sacrum, la Tavola Osca e Pietrabbondante
Purtroppo le fonti antiche, così come i reperti archeologici, non forniscono dati certi per conoscere le divinità sannite né i culti né i riti che essi praticavano. Si conoscono alcuni nomi di dei, che spesso manifestano un’influenza greca o etrusca, ma non possiamo con certezza chiarire il loro ruolo nella spiritualità sannita. Testa affronta la questione del Ver Sacrum, il rito che sarebbe all’origine del popolo sannita, e cerca di spiegare l’origine della Tavola Osca o Tavola di Agnone. Questa lastra di bronzo testimonia la presenza nella religione dei Sanniti di culti misterici e agrari, probabilmente importati dalle colonie greche della Campania. L’ultimo capitolo del saggio è dedicato al santuario di Pietrabbondante, in provincia di Isernia. E’ per Testa la capitale politica e sacra del popolo sannita, dove tutte le tribù si riunivano per celebrare i loro e per discutere sulle sorti dell’intera nazione. Qui infatti è possibile trovare il materiale indispensabile per ricostruire la storia e la cultura di un popolo tanto misterioso.
Il libro di Testa è un contributo essenziale per la storia degli antichi italici, perché riassume decenni di indagini su un popolo affascinante e misterioso. E’, come afferma il suo autore, un’introduzione a studi più approfonditi, che vogliono finalmente svelare gli aspetti più oscuri della società sannita. Non è solo un libro per storiografi e per antropologi, è un piccolo prontuario agile e godibile per gli appassionati di storia e di quanti hanno voglia di scoprire qualcosa in più sulle proprie origini.