“Non ne vado orgoglioso”. Zinedine Zidane, in un’intervista rilasciata a Telefoot, ritorna sull’episodio più controverso che finì per sigillare – male – una carriera eccezionale: la testata rifilata a Materazzi nella finale mondiale di Berlino.
Oggi che allena il Real Madrid, che fa collezione di trofei, non dimentica quanto accaduto in Germania, nel 2006. Ma ormai è acqua passata, occorre che tutti se ne facciano una ragione. Lui per primo.
“Non vado orgoglioso della testata ma fa parte della mia carriera, della mia vita. È una delle cose meno piacevoli, dobbiamo accettarlo e andare avanti”. In Francia, evidentemente, non se ne sono fatti ancora una ragione. Forse non l’ha ancora accettato nemmeno il buon Sepp Blatter che, preferì delegare ad altri il compito di premiare gli azzurri campioni di Lippi, scegliendo di andare negli spogliatoi a consolare il capitano transalpino. E nemmeno l’antipaticissimo Domenech, che starà ancora sbracciando e contestando la decisione dell’arbitro che estrasse il cartellino rosso. E probabilmente non ne ha smaltito la sbornia nemmeno Materazzi che, subendo il colpo dopo aver insolentito il suo avversario, si rotolò a terra manco l’avesse travolto un pullman.
A distanza di undici anni è ancora quella la fotografia più famosa, quella che ancora desta curiosità e interesse, del mondiale che salvò il calcio in Italia. Travolto dalle indagini e dagli scandali (proprio come nell’82!), senza la vittoria mondiale chissà che ne sarebbe stata della pedata italiana.
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