La primavera è una stagione divina: la natura risorge vigorosa dopo il lungo e gelido letargo invernale. In questo periodo dell’anno le antiche popolazioni italiche cercavano il favore degli dei per scongiurare carestie o per fondare nuove città. La fertilità dei mesi primaverili era associata a una maggiore benevolenza divina. Il Ver Sacrum o primavera sacra era un rito che si ripeteva annualmente per propiziare la fecondità della terra. Il 23 agosto a Bojano, in Molise, si rievoca la fondazione dell’antica Bovianum, antesignana del moderno centro abitato. E’ una rievocazione storica che in regione è particolarmente sentita. Nel decadimento generale i molisani sono ancora memori del retaggio dei Sanniti Penti che qui si stabilirono millenni or sono.
Le radici italiche
Per gli antichi romani le popolazioni italiche discendevano dagli ancestrali Aborigeni. I tratti comuni tra gli italici sono evidenti e il Ver Sacrum, celebrato all’inizio da questa mitologica popolazione, è l’origine del popolamento della Penisola e della differenziazione culturale. Gli Aborigeni fecero un voto al dio Mamerte (Marte) per propiziare i buoni racconti: ogni anno i primogeniti nati nei mesi primaverili (dal 1° marzo al 1°) sarebbero stati consacrati agli dei e, una volta adulti, avrebbero lasciato la città d’origine per cercare nuove terre da colonizzare. Il rito era funzionale alla sopravvivenza delle comunità: si dava sfogo al surplus demografico e si evitava un eccessivo sfruttamento delle risorse naturali. Per secoli gli italici celebrarono il Ver Sacrum e da antichi popoli si originavano nuove popolazioni: così, per esempio, dagli Umbri nacquero i Sabini e da questi i Piceni.
Animali totemici
A guidare i coloni verso nuove terre erano gli animali sacri, i Totem: interpretando il loro comportamento, si comprendeva il volere degli dei e si stabiliva dove e quando fondare la nuova colonia. I Sanniti fondarono le numerose roccaforti molisane e abruzzesi seguendo gli spostamenti dei tori selvatici. Allo stesso modo i Piceni guardavano al volo del picchio e i Lucani i movimenti dei branchi di lupi. Intorno al Totem nasceva una nuova comunità e un nuovo popolo.
Roma, il lupo e Vesta
Nell’Italia antica Roma costituisce un caso eccezionale. La fondazione di Roma, come ricorda Andrea Carandini in “Il sacro fuoco di Roma: Vesta, Romolo, Enea”, avvenne seguendo una ritualità miscellanea: tratti etruschi o italici si fusero con pratiche greche. Abbiamo i Totem, la Lupa e il picchio: rappresentano il principio femminile e maschile, indispensabili per la nascita della nuova città. Romolo tracciò il Pomerium, come i Latini e gli Etruschi, intorno al colle Palatino per stabilire la nuova fondazione. Accese infine un fuoco sacro, dedicato alla dea Hestia e successivamente a Vesta (che la fagocitò), nei pressi della sua capanna per riunirvi la nuova comunità: era necessario infatti preservare l’unità dell’abitato. Per accendere il falò usò una fiamma del focolare di Lavinio, la sua città d’origine. Allo stesso modo i greci, quando fondavano una nuova colonia, portavano con sé la brace del fuoco sacro della Madrepatria per accendere una nuova pira: così si preservava il legame con le origini e si garantiva l’unità della comunità in terra straniera. I riverberi della cultura greca si manifestarono anche nella nascita di Roma. E’ lo stesso Carandini a ipotizzare un’influenza ellenica mediata dagli etruschi e dalle città dei Latini, evidente nel virgiliano Enea.
La rievocazione storica del Ver Sacrum di Bojano è un evento folkloristico, che per i moderni non ha più alcun valore sacrale. E’ però importante per perpetuare la tradizione e per ricordare nell’età dello smarrimento che tutti noi abbiamo un origine comune.