La democrazia cristiana è rock. E Clemente Mastella si abbraccia forte forte alla star internazionale Lenny Kravitz, esultando perché le sue foto e i suoi video con l’artista americano fanno parlare tutta l’Italia di Benevento.
Inutile girarci attorno, l’ex Guardasigilli è un genio della comunicazione. Grazie a Kravitz ha avuto una visibilità eccezionale e, in più, ha raggiunto un doppio risultato: s’è svecchiato l’immagine nei confronti dei giovani e ha rassicurato l’orgoglio cittadino e zonale amatissimo refugium dei grandi.
La dimensione in cui si è sempre mosso Mastella è quella del “territorio”. Non a caso simbolo dell’Udeur era un campanile. Il sindaco di Benevento gioisce perché ovunque ora si parla della città sannita. Magari pure nella lontana America, mito assoluto tornato di moda di gran prepotenza.
È l’orgoglio paisà della provincia che si fa onore grazie alla capacità che hanno i suoi figli di tessere rapporti con la gente che conta, inducendola a chinar il loro sguardo – finalmente benevolo – sul paesello natìo. È qualcosa di fin troppo caro all’anima provinciale d’Italia, vero e proprio bastione culturale su cui si sono costruite carriere e fortune politiche da quasi due secoli.
Benevento merita di essere conosciuta in tutto il mondo perché è una stupenda perla longobarda, un gioiello culturale preziosissimo che parla lingue antichissime, mistiche e misteriche. Così come l’Italia che è nazione che meriterebbe un’altra narrazione. Ma non c’è tempo, non c’è la voglia né le condizioni per riannodare i fili di una cultura che parli di Italia come nazione. Né si può aspettare che a farlo sia Mastella, sia chiaro.
Rimpiccioliti dal macrocosmo delle federazioni internazionali, dall’Ue fino alla Nato passando per la cristalizzazione della categoria indefinita di Occidente, gli italiani si rifugiano nel microcosmo eterno del paese che nei contesti urbani viene declinato nell’orgoglio del rione e del quartiere. Una tendenza che a destra s’è accentuata moltissimo negli ultimi anni di drammatica diaspora.
Ci sarebbe da riscoprire un’orgoglio nazionale ma è operazione rischiosa, politicamente scorretta e non remunerativa, almeno sul breve periodo. Toccherebbe alla destra riprendere a parlare di nazione, ma sarebbe una scommessa che evidentemente, non si sente in grado di giocare. Fino a quel momento, godiamoci la viralità dei selfie estivi.