“Se non fosse l’uomo a proporre al Diavolo la sua anima in cambio di fama, successo e denaro, ma fosse Satana a invaghirsi dell’anima di un mortale, cosa accadrebbe?” potrebbe essere la tagline di un film dell’orrore, magari uno di quelli Rodriguez/Tarantino che, al sangue ad ettolitri, non rinuncia ad affiancare un po’ di (in)sano humor. E invece no, perché la domanda è il sottotitolo di un italianissimo romanzo, appena pubblicato dalla scrittrice Maria Elena Cristiano per Delos Digital Edizioni e reperibile online… visto che è un e-book!
E autore e titolo sono già tutto un programma: Cristiano e Diavolo, un ossimoro che incuriosisce l’occhio attento, quello ormai annoiato da tanti prodotti dell’orrore che raccontano universi tediosi anziché tetri e storie più da Harmony che da eredi del Maestro Bram Stoker… Poi c’è la musica, parte sia della trama sia del bagaglio culturale di una scrittrice che ama il metal, senza però declinare l’invito ad un incontro con generi resi immortali nel periodo fra la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale.
Perché ha scelto un titolo che parla del diavolo?
“Sono un’appassionata di musica, in particolare di rock e metal. La mia formazione musicale risente dell’ondata Glam degli anni ’80. Una sera si chiacchierava amabilmente con il mio compagno di gruppi, band e influenze musicali. Lui è un appassionato di blues e, fra una birra e un pacchetto di patatine, mi raccontò la leggenda che aleggia attorno alla figura di Robert Johnson, chitarrista di razza, mentore di mostri sacri come Eric Clapton, morto in circostanze misteriose nel 1938 e accusato di aver venduto l’anima al Diavolo in cambio di fama e ricchezza. “Me and the Devil” (“Io e il Diavolo”) è probabilmente la sua canzone più famosa, ed era il titolo perfetto per un romanzo che parte dalla morte di Johnson per raccontare un complicato intreccio di anime e maledizioni”.
Di cosa tratta il romanzo?
“Il romanzo trae spunto dalla morte per avvelenamento di Roberto Johnson, avvenuta nel 1938 mentre si esibiva in un locale di Greenwood, per proseguire nell’assolata e peccaminosa Los Angeles della prima metà degli anni ’80. Una chitarra maledetta fa da filo conduttore fra le vicissitudini del padre del blues e la vita sbandata di un gruppo di musicisti rock alla caccia di un contratto discografico. Sullo sfondo, Satana in carne e corna guiderà e dannerà le anime dei protagonisti. La storia è indiscutibilmente un horror a tinte forti, dove scene che ammiccano allo splatter si alternano a dialoghi psicologici, soffermandosi sul background emozionale di ogni personaggio. Nello scorrere delle pagine ho cercato di analizzare il rapporto dell’uomo con il trascendente, in questo caso con un’energia distruttrice e potente. C’è chi accetterà le lusinghe del Maligno, chi lo combatterà, chi lo ignorerà, chi lo riconoscerà come un vecchio compagno di giochi. Tutti punti di vista rispettabili e vicini alle sfaccettature caratteriali di ognuno di noi”.
Qual è la genesi dell’opera?
“Nasce dalla voglia di esprimere il mio personalissimo punto di vista sul diabolico, sull’inconoscibile, sul Male nella sua forma più coreografica e pura. Nasce dalla voglia di tributare un omaggio ad un mondo musicale nel quale la mia creatività affonda le radici, e dal bisogno di irridere l’autorità costituita”.
Cosa vuole trasmettere con questo romanzo?
“Sono profondamente convinta che la narrativa, come tutte le “arti”, abbia il compito di far riflettere intrattenendo. Nulla di didascalico, nè di inutilmente pedante. Tanta azione, dialoghi serrati e al limite del blasfemo, scene cruente alternate a sprazzi di disincantato divertimento e a dialoghi sussurrati che sfiorano riflessioni sui massimi sistemi. Quello che vorrei trasmettere con la scrittura è, soprattutto, curiosità”.
È il suo primo lavoro?
“No, è il terzo romanzo pubblicato. “L’isola delle bambole”, il primo volume di una saga gothic-fantasy, edito da Europa Edizioni, è ancora nelle librerie di tutta Italia”.