
Dal 28 al 30 luglio, si terrà a Leonessa (Rieti) il Campo Nazionale di Azione Studentesca. Il nome svela tutto: saranno tre giorni di formazione, militanza, cultura e comunità. Un appuntamento ricco di iniziative: conferenze sui temi cardine del pensiero identitario, presentazioni librarie, concerti di musica alternativa, escursioni in montagna e allenamenti con sport da combattimento.
Un momento di confronto e di condivisione che metterà in rete le esperienze di centinaia di militanti provenienti da ogni parte d’Italia: la testimonianza reale che esiste una generazione che non si arrende al declino e che ha il coraggio – in questi tempi di fatalismo perenne – di proporre un modello alternativo di Nazione e di scuola, diverso e contrapposto al minestrone mondialista condito dallo sconfinamento, dall’omologazione galoppante e dal dominio della merce.
Ma cosa era l’Agoghè?
Nell’antica civiltà di Sparta veniva chiamato così il percorso che, dall’età di sette anni, ogni buon cittadino doveva affrontare per sviluppare quell’educazione virile che era ritenuta imprescindibile. Ce lo spiega direttamente Plutarco:
“Una costituzione così attenta alla solidità e alla fierezza del proprio popolo, non poteva certamente trascurare uno degli elementi fondamentali per la costituzione di civiltà sana e orientata verso determinati valori: il sistema educativo. Anche qui è d’obbligo contrapporre i sistemi educativi greci da quelli prettamente spartani. Nel resto della Grecia, i genitori che intendevano impartire la migliore educazione ai propri figli, affidavano questi ultimi agli schiavi i quali svolgevano il loro di pedagoghi o, in età più matura, li mandavano a scuola affinché apprendessero le arti delle lettere, della musica… a questi stessi giovani era consentito l’uso dei calzari e la possibilità di cambiare spesso d’abito. A Sparta l’educazione dei giovani non era affidata agli schiavi bensì al cittadino tra quelli che ricoprivano le cariche più alte. Denominato paidonómos, vale a dire «prefetto dei fanciulli», egli aveva il compito di sorvegliare e punire i giovani in caso di cattiva condotta. Ai giovani spartani era proibito l’uso dei calzari e disponevano di una sola veste per tutto l’anno. Si riteneva che i giovani così addestrati fossero in grado di affrontare meglio le fatiche e le privazioni dei campi di battaglia. Non solo i rappresentanti dello stato erano chiamati a educare i giovani, questa stessa autorità veniva estesa anche a parenti ed amici onde evitare che gli adolescenti finissero per diventare indegni cittadini”.
L’obiettivo del Campo Agoghè è quello di costruire una nuova classe dirigente composta di soldati politici e non di burocrati. Quello, insomma, di formare la migliore gioventù per affrontare le sfide del presente e quelle del futuro, dimostrando anche la propria vicinanza alle popolazioni colpite dal terremoto. Lo possiamo leggere direttamente dalla presentazione, che meglio di me spiega la scelta del nome e del luogo:
“Il campo nazionale si chiamerà Agoghè, come l’antico “allevamento di anime” praticato a Sparta: la palestra di vita che forgiava i guerrieri, le future mura di una città che fondava la propria ragion d’essere sul senso dell’onore e sullo spirito di milizia. Agoghè, a Sparta, era un momento di condivisione e di elevazione, dove la tempra del combattente assumeva una forma precisa attraverso l’educazione alle lealtà di gruppo, al rispetto di se stessi, al senso di appartenenza e allo spirito di sacrificio. Un richiamo, il nostro, alla missione verticale che ci siamo posti: costruire una nuova classe dirigente, di Uomini e non di burocrati, di soldati politici e non di portaborse. L’ancestrale connessione all’Europa dei nostri antenati, quella della Civiltà e dell’esempio, delle radici e del Sacro, dell’identità e della Tradizione.
Agoghè si terrà a Leonessa, paese colpito dal sisma. Abbiamo scelto questo magnifico borgo, con soddisfazione del suo sindaco, perché vogliamo offrire un contributo culturale e fisico alla vita dei suoi abitanti, dimostrando loro che la politica non è soltanto quella dei governanti che li hanno abbandonati, ma anche quella dei tanti giovani che si donano per rimettere in piedi questa Nazione. E poi Leonessa è l’esempio dell’Italia che va salvata, quella dei piccoli borghi che raccontano le nostre storie e parlano i nostri dialetti, quella della prossimità e del lavoro manuale, del contatto con la natura, dei rapporti umani ancora fondati sulla reciprocità.
Agoghè non è una passerella per politici in erba, ma un ritorno all’essenzialità dei legami e del superamento di se stessi. Nasce per serrare i ranghi, come nella falange spartana dove ogni scudo è alzato per proteggere il fratello che sta di fianco: ci servirà per costruire un’altra scuola, libera dal dominio del mercato e dalle spietate regole del profitto, dai grigi orizzonti del cemento e dal vortice liquido dell’omologazione globale. E’ un testimone che abbiamo raccolto e che portiamo, ben acceso, laddove si attacca”.
Questi ragazzi sognano di cambiare il mondo. Ne hanno il diritto e il dovere. Perché un giovane che non sogna di cambiare il mondo, non è normale. Ci metto la presunzione nel dirlo, non mi interessa. E il mondo lo si cambia, nel suo piccolo, anche così.