La Chiesa Cattolica post-conciliare e, molto prima, i più astiosi critici del cattolicesimo hanno riscritto la biografia di San Francesco d’Assisi. Lo scopo è evidente: era necessario (e lo è ancora) presentare un uomo di Dio ribelle all’autorità, ai dogmi e per giunta animalista, ecologista e pacifista. Ridisegnando il volto di uno dei santi più popolari della Chiesa Cattolica, sarebbe stato più facile aprire il cattolicesimo alla modernità.
Un libro rivelatore
Più che di “rivelazione”, si dovrebbe parlare di “ricostruzione” della biografia di San Francesco d’Assisi: gli episodi e i miracoli più noti della sua vita sono stati ogni volta interpretati diversamente per assecondare le ideologie in voga. Guido Vignelli in “San Francesco antimoderno” (Fede & Cultura, 2014) aiuta il lettore laico o cattolico a conoscere il vero San Francesco.
Pacifista, ecumenista, ecologista e libertario?
I cattolici, non meno del mondo laico, hanno iniziato a guardare ad un San Francesco ecologista, libertario, pacifista ed ecumenista. Avrebbe predicato la pace, biasimando le Crociate, e allo stesso modo avrebbe criticato la Chiesa “istituzionale” per tornare al cristianesimo primitivo. Guido Vignelli affronta nel suo scorrevole saggio questi punti essenziali della storiografia francescana. Il problema, secondo l’autore, riguarda soprattutto l’erroneo approccio cattolico a San Francesco: il moderno divorzio tra fede e scienza ha finito per investire anche la cultura cattolica. Di conseguenza la ricerca storiografica francescana si è adeguata al “secolo”. La Chiesa ha finito per dare un volto falso del santo italiano. Si recò in Egitto per predicare al Sultano, visitò i crociati di San Luigi di Francia per incoraggiarli e rispettò sempre la gerarchia ecclesiastica. Allo stesso modo il suo “Cantico delle creature” non è un inno naturalista, ma è una richiesta di lode a Dio rivolta a tutte le Sue creature. San Francesco storico è all’antitesi del suo omologo ideologizzato, un vero santo, cattolico e antimoderno.