![La caduta di Roma](https://www.barbadillo.it/wp-content/uploads/2017/07/romas-fall2-310x197.jpg)
Il “politicamente corretto” è un manto nero che copre la verità storica e la tiene nascosta ai tanti che si affannano a cercarla. Si sprecano molte parole e molti litri di inchiostro vengono gettati per interpretare il più “correttamente” possibile i fatti e i personaggi storici più controversi. E’ avvenuto per eventi recenti, ma soprattutto per il passato più antico, come la cadura di Roma e dell’Impero Romano d’Occidente. Ormai è un tabù pronunciare i concetti di “crisi” e di “decadenza”. Lo storico inglese Bryan Ward-Perkins ha narrato queste tendenze particolare della storiografia moderna nel saggio “La caduta di Roma e la fine della civiltà, pubblicato dalla “Laterza” nel 2010.
Roma è caduta, una catastrofe rimossa
Quando si discute della fine dell’Impero e della civiltà romane, si tende a addolcire i termini di “crisi” e di “caduta”. Il politicamente corretto ha comportato un cambio di lessico che ha impedito una serena valutazione della “Tarda Antichità” (IV – VII secolo d.C.): si tende a dare un volto leggero e pacifico delle invasioni barbariche. Si trattò di “migrazioni” o di “invasioni”? La storiografia moderna tende a usare il primo termine e quello di “trasformazione” per spiegare la fine della civiltà romana. Dopo il 476 d.C. l’Occidente cambia volto e la vita civile si ritrae per la barbarie e per l’arretratezza culturale e economica. Per alcuni è una trasformazione, nonostante i regressi, ma per Ward Perkins è semplice decadenza. Negarlo è un gesto di ingiustizia verso la storia romana e quella medievale.
La fine della civiltà e la scomparsa del benessere
Le invasioni barbariche furono una delle cause determinanti della caduta di Roma. La crisi economica, che già imperversava in diverse regioni dell’Impero Romano, fu aggravata dagli assalti dei germani. Costoro infatti occuparono progressivamente le regioni più ricche del dominio romano; resero insicure le principali rotte commerciali; imposero un violento controllo sulle risorse dell’Impero. Il degrado economico è evidente, secono Ward-Perkins, da una progressiva riduzione del benessere e dalla scomparsa della raffinatezza dell’artigianato romano. A partire dal IV secolo d.C., nelle regioni del Nord Europa, la vita economica si contrasse fino a scomparire quasi del tutto, come in Britannia. Con il regresso del commercio si contrasse la forza militare romana, che per secoli aveva garantito la sicurezza dell’impero. Adesso le città romane erano sguarnite e in balia delle schiere barbare. Senza un gettito fiscale garantito, i romani non potevanbo addestrare e mantenere un esercito di professionisti. Si rivolsero a mercenari e ai popoli barbari, offrendo terre e una paga inferiore al soldato semplice romano. Queste scelte furono fatali: Roma portò nell’Impero genti violente, che furono fatali per la sua stabilità.
Il politicamente corretto e l’ideologia
La storiografia moderna, afferma Ward-Perkins, è soggetta a scuole di pensiero e a influenze eterodosse che possono cambiare l’orientamento delle ricerche. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale e con la nascita dell’Unione Europa si tentò di definire le origini storiche dell’Europa. Naturalmente si dovevano evidenziare gli elementi di unità, anche perché la guerra appena conclusa aveva mostrato pericolose rivalità. La tendenza dominante a livello europeo, nelle accademie e nelle università, fu di riscrivere la Tarda Antichità, presentando le relazioni tra romani e germani come pacifiche. Paradossalmente qualche decennio prima la storiografia tedesca e quella francese esaltavano la fierezza dei barbari e la caduta di Roma. La storia antica è stata soggetta a contiue e fuorvianti interpretazioni, che hanno reso difficile una piena comprensione del fenomeno storico che qui ci interessa.
*“La caduta di Roma e la fine della civiltà” di Bryan Ward-Perkins (Laterza)