Un grande pensatore dalla penna aguzza, un pensatore poco conosciuto, scoperto dalla grande editoria e per questo la forza del suo pensiero viene in parte anestetizzata. Sulle riviste e sui settimanali è stato presentato come un “caso” e basta. Poi si leggono i suoi scritti e si riscopre un mondo, si torna alla purezza limpida e folgorante dell’aforisma lancinante, dell’espressione diretta e cruda, dell’invettiva che fa sanguinare la coscienza, che mette a fuoco la forza interiore con poche acuminate parole. In principio era il Verbo…
Nicolás Gómez Dávila ha una scrittura deflagrante, i suoi pensieri racchiudono una intera filosofia, le sue idee sono luminose oasi nel deserto. Nel deserto del pensiero e dell’azione. Franco Volpi aveva curato alcuni Escolios (In margine a un testo implicito e a Tra poche parole, curati per Adelphi) che mostravano la loro potenza. Ma si trattava di lacerti, brani scelti, antologie, pur ben tradotti e ben curati, del pensiero di Gómez Dávila che ora viene pubblicato con una versione filogicamente completa che trasmette bene un sentire classico, antico, con il quale il filosofo coniuga l’antichità, la Tradizione (lui che dalla crtica moderna viene classificato semplicemente come un “reazionario”) con lo spirito postmoderno. Una critica corrosiva che offre una pista per superare la mediocrità della società moderna con la sua decadenza e la sua debolezza.
Ora è in libreria Notas (Edizioni Circolo Proudhon, due volumi, pagg. 613, Euro 26; Ordini: info@circoloproudhon.it): Loris Pasinato ha tradotto l’opera e redatto le note, Gabriele Zuppa ha premesso al testo uno studio che mette in guardia il lettore: lo invita a scorgere nel testo una filosofia dell’avvenire che si nutre soprattutto di filosofia classica, che tiene presente il senso dell’Origine dei popoli europei e indoeuropei, quindi di oggi e di ieri.
Di certo l’opera misconosiuta del filosofo colombiano rappresenta un momento di riflessione sulla cultura occidentale intesa come cultura europea e sue propaggini lontane geograficamente dall’Europa ma perfettamente simmetriche alla migliore Tradizione. Senza voler entrare nelle differenze ben spiegate da Heidegger fra Occidente ed Europa…
Gómez Dávila dette un’importante lezione all’Europa visto che Notas I fu pubblicato in forma privata nel 1954 e le poche copie erano destinate solo agli amici più cari. Era un testo sperimentale composto da aforismi, appunti, richiami, analisi, osservazioni. Il secondo volume non fu mai pubblicato e in seguito quest’opera fu l’immenso laboratorio dal quale Gómez Dávila attinse a piene mani per la sua opera più importante, Escolios, di cui Notas I era la prima e molto più ampia stesura.
Questa edizione del Circolo Proudhon ha un valore capitale: permette di comprendere lo spirito, la genialità del pensatore colombiano ma anche le fondamenta e i richiami del suo pensiero, il processo creativo di un corpus di pensiero critico nei confronti del mondo moderno. Elementi tanto più importanti se si pensa che “l’uomo postmoderno” come sottolinea Pasinato “ha perso la fede nella creazione di idee per cui valga la pena lottare, non crede che a qualcosa serva la fatica del concetto; da se stesso non esige ‘esattezza e rettitudine, abnegazione e operosità’”.
E’ il triste ritratto dell’umanità di oggi che vive il quotidiano, il momento, senza una visione qualsiasi del passato e senza una prospettiva per il futuro. Gómez Dávila non sopportava la “nostra indifferente rassegnazione alla mediocrità delle nostre idee”. Per questo consacrò la sua esistenza alla lettura e alla scrittura vivendo prevalentemente in una biblioteca personale ricca di trentamila volumi. Non amava i giornali, la tv, rifiutò cariche pubbliche e diplomatiche. La scrittura e la lettura gli servivano per superare quegli anfratti nichilistici tipici del mondo moderno finendo per trovarsi in sintonia con Cioran e Montaigne, Pascal e Rivarol, perciò non esitò a lanciare la sua accusa e il suo disprezzo verso la massificazione, il consumismo, l’industrializzazione, il materialismo.