Uno dei problemi che angustiano gli spiriti liberi del nostro tempo è individuabile nelle difficoltà di superare, in termini esistenziali e politici, l’attuale contingenza storica. La presunta “fine della storia” e l’esaltazione della società occidentale quale “migliore dei mondi possibili”, nonostante le continue smentite dei fatti, non hanno consentito di spingerci verso un Altro Inizio della storia europea. Dobbiamo accontentarci delle risposte istintive, in termini politici, nei confronti del degrado contemporaneo, espresse dai “populismi”. Riflettere sul senso degli eventi umani, sul significato della storia, risulta essenziale. Può aiutare, in tale contesto, la lettura di un volumetto curato da Stefano Marchesoni, che raccoglie brevi scritti, imperdibili sotto il profilo teoretico, dei filosofi Ernst Bloch e Walter Benjamin, Ricordare il futuro. Scritti sull’Eingedenken, nelle librerie per i tipi di Mimesis.
Nell’incipit del volume, il curatore sostiene che il concetto di Eingendenken deve essere considerato cuore pulsante dell’intera speculazione di Benjamin. Il termine è reso abitualmente in italiano in modo improprio con “rammemorazione” o “ricordo”. Traduzione più corretta, trattandosi di parola composta, è in realtà immemorare. Questo verbo indica qualcosa di assolutamente diverso dal mero ricordare, “l’ affiorare di una potenzialità che attende ancora di essere realizzata” (p. 8). Ci si riferisce all’irrompere nel presente di un’esigenza che viene dal passato. Il suo sopraggiungere pone in scacco il continuum della temporalità, aprendo a possibilità inaudite, imprevedibili dalle logiche dominanti l’epoca presente. Ad introdurre tale concetto nel dibattito intellettuale, prosegue Marchesoni, fu l’autore di Spirito dell’Utopia, Ernst Bloch. In questa importante opera, animata da “romanticismo rivoluzionario” come L’anima e le forme di Lukács, il pensatore profetizzò per l’uomo contemporaneo un possibile “incontro con se stesso”, una sorta di “metafisica dell’interiorità”, a condizione che questi si fosse posto all’ascolto dell’ “eccedere”, testimoniato dall’arte contemporanea, in particolare dalla musica, riuscendo a cogliere l’ulteriorità celata nel dato dell’attualità. L’“immemorare” blochiano, suggerisce il riaffiorare della visione messianica in Europa, sia pure in veste nuova a causa dell’ incontro con la cultura tedesca e russa primo novecentesche. Senso ultimo della proposta, l’annuncio neo-gnostico del “tempo assoluto”.
Il messianesimo in Bloch mira a cogliere nel presente ciò che non è ancora dato, in quanto, precisa, “Ciò che è accaduto è sempre accaduto solo a metà” (p. 41). Il passato è, pertanto, incompiuto, aperto e ciò induce Bloch ad un atteggiamento radicalmente antipositivistico, a porsi oltre ogni feticismo della logica dei fatti, all’ascolto dell’immemorare, che solo consente di percepire il palpito segreto del futuro in ogni passato. Idee, aspirazioni, passioni e ardori rivoluzionari mantengono intatta, così, la carica energetica, anche dopo la loro apparente catastrofe storico-empirica. Benjamin comprese l’importanza della posizione di Bloch, rifiutandone però le implicazioni gnostiche. Egli mirò a costruire attraverso l’archeologia della storia del XIX secolo (il libro sui passages parigini) una “storia dell’origine” con la quale individuare nel passato un possibile accesso al futuro. Nella prospettiva benjaminiana il passato coincide con “il risveglio”, il “ripensare da cima a fondo il rapporto tra presente e passato, nonché lo statuto stesso del passato” (p. 18). Affermazione di grande rilevanza, sintonica all’esperienza della memoria involontaria che Proust, nella Recherche, presentò quale “[…] eccesso imprevedibile, dalla provenienza misteriosa, che ci interpella da un passato che non è mai stato così presente” (p. 20). Ad esso è possibile corrispondere in termini estetici, filosofici e politici.
Nell’immemorare è in gioco l’origine intesa quale salto, scarto che, in ogni momento, può sopraggiungere e scompaginare il reale, facendo emergere nel “tempo ritrovato”, non la semplice restaurazione di ciò che fu, ma “una nuova e originale esperienza del presente”, un nuovo inizio. L’unica modalità per sconfiggere l’oblio (si badi che il tempo presente è l’età del grande oblio, Kaly-Yuga) sta nel recupero dell’immagine dissonante proveniente dal passato. L’esercizio dell’attenzione interiore è patrimonio indispensabile: disseppellisce l’energia del passato, di ciò che sopravvive residualmente, realizzando nell’azione le sue possibilità latenti. Lo compresero le avanguardie primo novecentesche, protese a carpire la vitalità delle cose “invecchiate”. Non si tratta, a dire di Benjamin, di porsi alla ricerca di un’esperienza organica della vita, compiuta in sé, sopravvissuta all’atomizzazione capitalistica, quanto di cogliere la traccia illanguidita dell’esigenza di redenzione che il filosofo traeva dalla teologia ebraica.
Conveniamo con Benjamin nel giudicare negativamente l’urbanizzazione dell’esistenza che la modernità ha realizzato: si tratta di uno choc emotivo-conoscitivo, al quale si accompagna le perdita di attenzione interiore, per cui gli uomini sprofondano nel tedio dell’indifferenza.
L’immemorare è Via del ritorno, pur presentandosi nella fase attuale, secondo le parole del filosofo berlinese, quale sottile e fragile “filo di paglia”. Per noi, a differenza di Benjamin, la “custodia” del passato non è “quintessenza” del messianesimo ebraico. Ogni attimo, come ben sapevano gli uomini del mondo classico, se vissuto in sintonia con il mito, vale a dire con il precedente autorevole della comunità di appartenenza, diviene immenso, sottratto alla dimensione meramente cronologica, agganciato al piolo dell’Eterno, al sempre possibile evenire della Tradizione. Le pagine di Ricordare il futuro introducono alla visione aperta della storia. Ad essa possono convenientemente guardare quanti condividano con Evola una visione attiva e dinamica del tradere, oltre ogni determinismo storicista, propositivamente in cammino verso un nuovo inizio.
*”Ricordare il futuro” di Ernst Bloch e Walter Benjamin (Mimesis, (per ordini: 02/24861657, mimesis@mimesisedizioni.it, euro 6,00)