Il punto sulla destra, le sue ragioni e i suoi vizi, lo fa Marcello De Angelis con il saggio – manco a dirlo – Cosa significa oggi essere di destra? Alla ricerca di un popolo disperso e di una nazione negata (Luigi Pellegrini Ed.). Titolo chiaro e senza fronzoli. Essenziale, ma non scontato. Sì, perché non abbiamo a che fare con l’ennesima uscita utile a perimetrare il campo semantico di un polo in frantumi. L’ex direttore di Area e del Secolo d’Italia fa molto di più, consegnando alle stampe una riflessione aperta che mette assieme personale e universale, intimo e pubblico, fissando in queste pagine buona parte della propria esperienza di militante, parlamentare, cantautore, intellettuale e giornalista. C’è da segnalare però – a scanso di ogni equivoco maldestro – che non abbiamo a che fare con una biografia mascherata o un diario da reduce. Ma di un testo che sa incrociare con scienza una testimonianza politica specialissima, con la storia e i linguaggi recenti.
Anni decisivi
Impossibile infatti parlare di destra, soprattutto in una fase in cui la nuova polarizzazione elite-popoli si sta affermando come fondamentale e urgente, senza rileggere alcuni snodi decisivi: la nascita (e la scomparsa) di An, lo spirito del ’93, l’intuizione non ancora inverata della Destra sociale, la Crisi, l’islamismo, lo scoglio linguistico del politicamente corretto e la mancata smobilitazione su più fronti dei pavloviani dell’anti. Insomma, ci voleva davvero qualcuno che si prendesse la briga di rimettere ordine agli ultimi venticinque anni di storia italiana dal versante identitario. Una missione portata a compimento senza ipocrisie o inciampi.
Il vero Partito della Nazione
Al netto di una semplicità di prosa che non esclude nessuno, De Angelis ha il merito di sciogliere nell’impasto dell’analisi le intuizioni di intelligenze con cui il mondo occidentale deve fare ancora i conti. Vedi ad esempio Claudio Risé, Cristopher Lasch, o un profeta irregolare quale Ivan Illich. Insomma, ci troviamo innanzi a una sana operazione da intellettuale muscolare destinata a provocare nuove elaborazioni. Lo si spera, almeno. Non fosse altro perché le conclusioni del libro, se non sono programmatiche, restano decisamente aperte a nuovi sviluppi. De Angelis crede che della destra ce ne sia ancora bisogno nel dibattito pubblico. Mai come ora, per di più. C’è un vuoto da riempire ed è quello destinato a quel «sindacato degli italiani» che dovrebbe porre le basi alla costituzione “vero” «Partito della Nazione». Una provocazione che sa di «rivoluzione», linguistica e non. Con buona pace di Renzi e soci.