Nei giorni scorsi Matteo Renzi ha rinnovato la direzione del suo Pd introducendo una ventina di ragazzi under 30, una scelta apprezzata da alcuni e criticata da altri. Una delle critiche è stata che questi giovani provengono esclusivamente da un percorso politico senza essersi mai “fatti le ossa” anche con esperienze nel mondo dell’impresa in generale. Vai a cercarli, però, giovani imprenditori in questa Italia di oggi, sicuramente è più facile trovare ricercatori precari e disoccupati emigranti. Gente più rappresentativa del Paese reale e delle sue esigenze, non meno degna e capace di avere responsabilità politiche. Certo, la mossa di Renzi è squisitamente propagandistica e in quanto tale assolutamente povera di valore ma non per questo non è possibile trarne uno spunto costruttivo.
Si sente spesso parlare di sovranità e di primato della politica e anche io sostengo questa esigenza essenziale così come l’urgenza di costruire una nuova classe dirigente che sappia valorizzare soprattutto il mondo giovanile. Chiaramente i giovani non vanno lasciati soli, hanno bisogno sempre di essere accompagnati da chi ha sulle spalle l’esperienza degli anni, così come allo stesso tempo i più adulti necessitano del supporto di energie giovani e del loro spirito, diciamo, più idealistico. E soprattutto non è l’elemento giovanile in quanto tale a poter essere unico discrimine. Tutt’altro. L’elemento essenziale deve essere sempre quello meritocratico. E proprio qui che l’atto di Renzi perde di significato. Benchè il Pd sia l’unico vero grande partito in Italia, senza nulla togliere alle strutture della Lega Nord e di Fratelli d’Italia, in realtà oggi la forma partito è stata svuotata di ogni sua funzione. Possiamo dire che il partito, o il movimento qualunque esso sia, è diventato una scatola vuota, insignificante, forse anche antistorica. Questo lo si evince dal fatto che ormai i concetti di “destra” e “sinistra” sono così sovrapponibili che le cosiddette “larghe intese” sembrano essere naturali e ineluttabili, ma ancora di più lo si può riscontrare nella composizione delle liste alle elezioni amministrative riempite di professionisti spesso non solo estranei al partito stesso ma addirittura anche alieni alla politica in generale. In virtù di questa veloce analisi, si evince facilmente che Renzi, con la sua mossa all’interno del Pd ha guadagnato dei “signorsì”, ed all’esterno ha lanciato ancora una volta ottimo fumo propagandistico. Questa è la critica che bisogna muovere per instaurare, su lidi alternativi, percorsi ben più costruttivi e realmente positivi.
Recuperare sovranità e il primato della politica significa ricreare quelle strutture in cui un ragazzo possa formarsi alla gestione della cosa pubblica, possa consolidare una propria base culturale e possa fare la giusta gavetta sia all’interno degli organismi “partitici” sia nei vari gradi degli enti pubblici. Tutto questo oggi non è possibile perché le sezioni sono solo realtà virtuali, attivissime sui social network e completamente assenti sui territori. Ogni tanto viene affissa qualche bandiera su di una vetrina ma solo in occasione di appuntamenti elettorali e sotto forma di personale segreteria politica per anonimi candidati. No, non serve a nulla sapere come si gestisce un’azienda se poi non si ha idea di come funziona un’amministrazione proprio perché quest’ultima non è, né può essere concepita come un’impresa. Negli ultimi due decenni c’è chi ha già fatto e applicato questi pensieri ma i risultati, con ogni evidenza, sono stati molto deludenti. Recuperiamo invece il senso della Politica – quella davvero intesa e vissuta come servizio al bene comune – ricreando quei luoghi fisici dove un giovane possa formarsi, confrontarsi e mettersi in gioco, quei luoghi in cui possa nascere una nuova giovane classe dirigente. E se tornare ai partiti non è più possibile, certamente esiste già tutto un fermento di associazioni, giornali e comunità dal quale poter far emergere non solo i quadri di domani ma già quelli di oggi.
*da www.stanza101.org