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Home Cultura

Aeronautica. Adriano Visconti l’asso italiano nei ricordi di Gino Pizzati

by Marco Petrelli
16 Aprile 2017
in Cultura
1

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“A distanza di tanti anni non mi capacito del motivo per il quale Visconti e Stefanini siano stati uccisi a quel modo: la guerra era finita! Perché ammazzarli?”

Dopo 7 decadi, la domanda di Gino Pizzati resta ancora senza risposta. E’ lui stesso a riproporla a 97 anni suonati, quasi un leit motiv che accompagna il ricordo di un comandante col quale “ho volato anche in Germania, quando fummo inviati ad addestrarci sui Komet (Messerschmitt Me 163, caccia intercettore con motore a razzo, nda): non portò tutti con lui, scelse solo i migliori. Ero uno di quelli”.

Il maggiore Adriano Visconti
Il maggiore Adriano Visconti

Veterano della Spagna e della guerra ’40-’43, dopo l’Armistizio il maggiore Adriano Visconti entra con molti piloti nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, forza armata della RSI costituita nell’ottobre 1943 da Ernesto Botto.
Politica? Poca, perché con le fortezze volanti che continuano a martellare il Paese e con città, aeroporti, centri industriali nel raggio d’azione dei B25 e dei B17, ad un pilota viene quasi automatico scegliere da quale parte stare e cioé con chi protegge i cieli italiani. E, per dirla tutta, non si tratta manco di una scelta, quanto di un dovere: con l’esercito al collasso e la Regia Marina a Malta, chi resta a tutelare la nazione? L’Aeronautica, appunto.

Il sottotenente Valerio Stefanini
Il sottotenente Valerio Stefanini

Arrivato in Germania nei primi mesi del 1945, Gino è consapevole che le sorti della guerra non sono favorevoli all’Asse ma fa il suo dovere accanto al suo comandante, prima a Sprottau (Breslavia) poi, rientrato in Italia, a Cascina Costa e a Gallarate. Ad aprile, però, accade un episodio che appare foriero di cattivi presagi:

“Una sera alcuni allievi uscirono dalla caserma per andare al cinema. Li avvertimmo che era pericoloso uscire soli per la zona, ma non ni ci ascoltarono. Al rientro furono attaccati dai partigiani: tre morti. Visconti era furibondo. Ci avevano fatto il nome di uno degli assassini e andammo a prenderlo, ma appurata la sua estraneità il maggiore lo rilasciò. Probabilmente era stato venduto”*.

L’episodio testimonia il carattere di Visconti determinato, ma anche onesto e rispettoso, tanto da rilasciare il sospettato una volta compresa la sua innocenza.
Un bel gesto che, tuttavia, non lo salva da una brutta fine.

Ancora Pizzati: “I partigiani si erano montati la testa, volevano il sangue. Il maggiore Visconti lo portarono alla caserma del Savoia Cavalleria a Milano e lì lo ammazzarono”**.
La prima raffica abbatte Valerio Stefanini, sottotenente e attendendente di Adriano Visconti gettatosi col corpo a proteggere il suo superiore, quest’ultimo finito col colpo di grazia.
Inseguito, si scoprirà che il responsabile è un russo, braccio destro di Aldo Aniasi, il comandante della Divisione “Redi” che nel dopoguerra sarà Ministro e sindaco di Milano.
Ma perché ammazzare così due persone, peraltro arresesi? Visconti è espressione di due cose: il dovere, oltre l’ideologia, di proteggere la Patria e l’icona di un passato che in Italia si cercava, velocemente, di dimenticare al fine di dimostrare agli Alleati che quel conflitto lo avevamo vinto come loro e, pertanto, d’essere clementi al trattato di pace. Non andò

I marmi bianchi del Cortile d'Onore del Palazzo dell'Aeronautica Militare a Roma dove è inciso anche il nome di Adriano Visconti, insieme ad altri piloti dell'ANR
I marmi bianchi del Cortile d’Onore del Palazzo dell’Aeronautica Militare a Roma dove è inciso anche il nome di Adriano Visconti, insieme ad altri piloti dell’ANR

così, ma nonostante la morte orribile il nome del maggiore non è stato dimenticato: infatti, su indicazione della United States Air Force il National Air and Space Museum di Washington espone tuttora una foto di Visconti con la dicitura “asso italiano”; altri documenti e foto sull’aviatore sono, poi, esposti a Ellis Island. Quanto all’Italia, l’Aeronautica Militare ha inciso il nome del comandante fra quelli dei caduti sui marmi bianchi del Cortile d’Onore del Palazzo dell’AM a Roma.
E’ sepolto nel Campo X del cimitero di Musocco. Ha totalizzato 26 abbattimenti ed è stato decorato con 4 MAVM e 2 MBVM.

*Intervista rilasciata a Marco Petrelli per “A difendere i cieli d'Italia” (Eclettica Ed., coll. Aerovie, 2014)
 **idem

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Tags: Adriano ViscontiAeronautica MilitareanrGino Pizzatistoria

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