Vanno verso la soffitta le primarie siciliane del centrodestra per individuare il candidato governatore che dovrà sfidare Rosario Crocetta e competere con il cinque stelle Giancarlo Cancellieri alle elezioni di ottobre. Le dimissioni in odor di polemica del presidente del comitato organizzatore, il forzista e deputato Ars Marco Falcone, ci dicono che l’esperimento è tutto da archiviare. La motivazione ufficiale è connessa ai contrasti presenti in Forza Italia sull’opportunità di uno strumento che segnerebbe sicuramente il futuro dell’ex Pdl dentro e fuori l’Isola. E dire che ce l’avevano messa tutta in zona azzurra affinché i gazebo prendessero aria anche in un campo estraneo al Pd.
Quelle regole che già c’erano
Una consultazione da celebrare con tanto di regolamento ferreo e clausole che impegnavano politicamente e moralmente tutti i partecipanti al gioco. Un articolato certosino pensato per scongiurare qualsiasi tipo d’infiltrazione malavitosa o flussi di voti anomali. E già questo era un segnale che i vertici di Forza Italia avrebbero dovuto decifrare come nuovo. Non fosse altro che a redigerlo c’era una ampia pletora che andava dall’Udc di Cesa, ai Fratelli d’Italia e Noi con Salvini, passando dalla Diventerà Bellissima di Nello Musumeci al Movimento Nazionale Siciliano di Gaetano Armao. Garante dell’operazione primarie, manco a dirlo, Forza Italia.
Una coalizione ferma ad Arcore
Tant’è che Gianfranco Micciché ci aveva messo la faccia; per poi riporla nel cassetto dopo che Silvio Berlusconi gli aveva fatto sapere di non gradire uno strumento che di fatto avrebbe limitato le sue prerogative di deus ex machina dell’alleanza. In effetti, se le primarie hanno luce in Sicilia è difficile arginare pretese similari per la scelta dei candidati governatori delle altre Regioni o per i candidati sindaci delle grandi città.
L’effetto domino
Un effetto domino, un virus che costringerebbe il Cav a non tenere più il banco neanche dentro il proprio partito. Partito, ҫa va sans dire, da sempre allergico a qualsiasi forma di codifica interna. Salta in area, quindi, il laboratorio siciliano. E con esso l’occasione di dare una risposta in termini di partecipazione sia ai cinque stelle che ai dem. Restano ancora da sciogliere i tanti nodi del decision making in zona centrodestra. Il groviglio resta ancora una volta ad Arcore. Intanto, però, Palermo si allinea e in pochi stentano a capire il perché.