Dopo i “barbari” di Alessandro Baricco, gli “sdraiati” di Michele Serra, i “bamboccioni” di Tommaso Padoa Schioppa… No, così non va. Attacco sbagliato. Se lo legge il Maestro comincia a imprecare in napoletano e povera me!
Riprovo. Quando Charles Darwin rappresentò la catena evolutiva mettendo in piedi la scimmia, non poteva immaginare che un nuovo esemplare di primate si sarebbe aggirato per le strade delle metropoli occidentali suonando l’ukulele. Darwin, se avesse teorizzato che l’anello mancante di quella catena fortunata sarebbe stato un giovane vegano dalla maglietta bisunta e indeciso tra un sogno di start up e un altro anno a Barcellona per l’Erasmus, avrebbe trovato nella genialità di Amleto De Silva la pars destruens della sua teoria ossia avrebbe esclamato: “ Ho scritto una gran cazzata o, ahimè, non è che nel ventunesimo secolo ci estingueremo?”
Incerto tra l’antropologia e la sociologia, Amleto (Amlo) De Silva sceglie felicemente la satira e la letteratura, e ci regala il “Dizionario illustrato dei #giovanimerda” (MagicPress, 2016),un vademecum per riconoscere, tra le voci diderotiane da lui curate e i disegni di Boban Pesov (voce a pag.13), i #giovanimerda, i figli della disarticolazione del presente.
E’ un libro tutto da godere questo di Amleto De Silva, che ha abituato il suo pubblico a “chicche” – quanto gli piacerà questa parola!- di indiscutibile divertimento come il romanzo “Statti attento da me” o a performance teatrali dove la quarta parete è l’applauso. I giovanimerda sono uomini e donne, di età oscillante tra la (ri)tarda(ta) adolescenza e l’incipiente maturità, nidiaci sbilanciati tra il divano e il letto della casa di mamma e papà, bombardati di messaggi modaioli, intontiti dal fumo e dall’apatia. Un universo indolente che pure smania per un nuovo mainstream. Fatto di salutismo vegano, di musica alternativa, di anticapitalismo, Internet all inclusive: una generazione votata all’inutilità e alla consunzione. E tanto per ritornare al darwinismo, con punte di studi spenceriani, i giovanimerda hanno surclassato l’hippy bianco di Norman Mailer, messo KO la beat generation di Bukowski. Allungato il passo sull’hipster: per capirci, quel baffuto segaligno “consapevole di essere interessato a pattern nuovi e non convenzionali” (doverosa fonte Wikipedia, ossia la Treccani su cui si forma la Weltanschauung sdraiata– come la definisce Amlo- del giovanemerda). Il giovanemerda è l’oppositore della modernità diventato un selfie mad-man senza olio di palma. De Silva ribattezza ed enfatizza la generazione degli hipster con saggia sagacia e con lo sguardo, spietato e pietoso assieme, di chi è cosciente che giovanimerda si è sempre per gli adulti di ogni tempo ovvero con la parodia dei nani e dei giganti: solo che i nani stavolta sono caduti rovinosamente dalle spalle dei giganti.
Ecco qualche ragguaglio in ordine non alfabetico per riconoscere il giovanemerda.
Seppur tatofobico, il giovanemerda è geolocalizzato dallo smartphone sul divano con cui ha raggiunto la congiunzione nirvanica. E’ oggetto di un contratto soccidario tra il genitore, inchiodato al gene del figlio senza speranza di adulterio all’origine, e l’insegnante costretto, mentre spiega il Vate D’Annunzio, a sentirlo ridere “per mezz’ora come a nu strunzu perché si mette a urlare il water!”. Il giovanemerda ha un’andatura “a metà tra uno zoppo e un ubriaco semideficiente”, erige barricate a sua insaputa contro i capitalisti, è un blogger ed è capace di districarsi in diatribe “su un argomento filosofico tipo che ci mettiamo nella pizza bianca, cotto o crudo?”. Il rapporto con il mondo emozionale ed erotico varia dall’harem di You Porn alla abnegazione verso la fidanzata vegana e scienziata che “ha capito che tutte le cose che la fanno vivere bene, tipo l’acqua corrente, l’elettricità, gli analgesici, sono frutto di un complottone totale che lei e altre scienziate sono chiamate a smascherare con l’aiuto delle loro pagine Facebook”. Il giovane merda è un salutista: cura il corpo con il tofu e ha il fisico scolpito con addominali a tartaruga (vedi voce tartaruga e ridi come un pazzo, ndr).Il giovanemerda vorrebbe vivere in campagna “per coltivare il suo cibo finché non scopre che non esistono alberi di Pringles”; così bivacca in città vivendo di sigarette chieste ai passanti, di benzina scroccata e delle paghette dei familiari. La sua dignità, quando viene ferita da una pagella “documento che la scuola rilascia solo perché il mondo e i genitori capiscano che tutti i professori ce l’hanno con lui” o quando si sente un emarginato ossia quando “ha finito i giga sullo smartphone”, ripiega nella malinconia con “un atteggiamento alla Giovane Werther e invece sembra un giovane Bobo Vieri”. Se poi volete sapere della sua dimensione spirituale, dei suoi feticci, della sua musica e della sua ideologia o altro non resta che consultare il “Dizionario illustrato dei #giovanimerda”. Riderete come un elmintologo, uno studioso di parassiti: “esattamente è questo che state leggendo in queste pagine”, avverte Amlo.
Se non lo fate, peggio per voi. Anzi 10 Peggio per voi.