Nella destrorsa nebulosa degli ex, aennini, missini e non solo, finalmente si riconosce la necessità di una Destra, sociale per distinzione e identitaria per necessità. Riconoscimento affatto banale, dati i postumi della campagna di febbraio, che ha nuovamente polarizzato il voto politico verso ben note soluzioni figlie del pragmatismo. Ne è stato vittima l’elettore di destra, come il fiero seguace di tante altre destre ben più dense delle semplificazioni di comodo, ancora una volta orfano di un simbolo identitario, di uno slogan politicamente scorretto, di una battaglia rivoluzionaria.
L’accostamento, o l’assimilazione, al berlusconismo ha nuociuto alle destre, e tanto, quanto il comunismo ai lavoratori e il finismo ai centristi. Adesso il rischio dell’estinzione è drammaticamente reale. Inoltre la propagandata idea che leadership carismatiche e programmi di governo siano il nucleo della politica ha anestetizzato un’intera generazione, prorogando a oltranza le potestà di colonnelli e caporali. Insomma la degenerazione del maggioritario, già un compromesso al ribasso della storica vocazione presidenzialista, e l’incapacità evidente di una classe dirigente che il potere ha inaridito hanno ridotto le destre alla marginalità. Elencare le responsabilità individuali è esercizio futile in questa fase. Non renderebbe alcun servizio. Purché i timonieri di un ventennio ormai alla deriva rinuncino al protagonismo e offrano una scialuppa per ripartire ad una nuova generazione.
Alla gioventù della fiaccola che vuol ricostruire una Destra per avere una casa. A chi non insegue una mera candidatura. A chi non anela a quel capitale. Destra e capitale divergono nella visione comunitaria, da cui non si potrà prescindere. Ma per il capitale esiste un indirizzo consigliato in tempo di crisi, noto agli economisti, meno agli esecutivi: la cultura. In tal caso, investendo il patrimonio della fondazione “Alleanza Nazionale”, dono di facoltosi idealisti e di meno abbienti militanti, che rispetterebbe finalmente le destinazioni originarie recentemente tradite.
Si ricostruisca una Destra, purché nuova. Né An, né un centrodestra nazionale. Guardare al passato stride con il contesto attuale, almeno quanto i tentativi di sovrapporsi al centrodestra berlusconiano. Si miri al futuro, che solo i giovani possono immaginare. Una immensa rete nazionale di centri studi, laboratori, case editrici di area, redazioni, circoli territoriali e comunità non conformi.
@pie_forestiere