Ite Missa est.
La messa cantata di Sanremo è finita e nel triduo trionfante, oltre Maria De Filippi e Carlo Conti, Maurizio Crozza ha incarnato la felicità dello spirito.
Forse spirito di patata se più che satira politica quella di Crozza si rivela politicizzata.
Ogni politicante ha il suo commediante e sono pur sempre marinai i commedianti: costretti a seguire il vento – i politici – destinati a scomparire. Come perfino lui, il Matteo che risponde…
Come perfino lui, Matteo Renzi, che di referendum ne perde non uno ma due. Si ritrova cancellato nottetempo dalla sua stessa maggioranza nel Pd, con tanto di pretendente sul collo: Andrea Orlando. Paga la superbia, Renzi, e allora aveva visto lungo solo lui, Gigi Proietti. Vedeva arrivare Renzi già nel 1989, descritto così: “Ma perché tiranno? Governo senza voto de popolo, perché il popolo non lo sopporto. L’opposizione non la tollero, e allora amamzzo tutti i senatori dell’opposizione…”.
Ogni epoca, ha la sua commedia. E ci racconta la nostra stessa storia.
L’arte dei commedianti, invece, svapora tra le mille facce dei politici la cui durata non supera neppure quella di uno yogurt. La messa di Sanremo è finita ieri ma non c’è gara tra brocchi e cavalli di razza…
Ancora una settima fa – senza Maria De Filippi,
senza Carlo Conti, senza Maurizio Crozza e senza la noia dei cantanti – da attore puro, Gigi Proietti, restituiva gli italiani alla magnifica magia
della commedia dell’arte e piegava la televisione al dominio del teatro.
A proposito di teatro.
Crozza spiega la politica meglio del giornalismo.
Di tutte le sue facce resterà solo la sua.
Ma dovendo scegliere, voi, cosa scegliereste:
la commedia dell’arte che dura o l’arte dei commedianti che passa e se ne va?
E’ sempre lì, o lì o là. E’ la sentenza di Giufà.
(L’intervento di Buttafuoco su La7, nella trasmissione di Giovanni Minoli)