Il vero motore dell’immaginario italiano è l’erotismo. Siamo un popolo di peccatori e bacchettoni. Di rivoluzionari mancati e di ribelli innamorati. L’Italia visse la stagione dello scontro ideologico armato rifugiandosi contemporaneamente fra le curve morbide delle attrici dei cosiddetti bmovie. La commedia sexy rappresentò l’Eros capace di compensare Thanatos, quell’istinto mortifero che veleggiava sulla società italiana. Ciò che pare proporsi oggi è il rovesciamento del paradigma. Le libertà sessuali e le nuove pornorealtà sono fagocitate da un moralismo che è altro dal puritanesimo degli anni 70 che pareva alimentare segretamente più che condannare realmente gli eccessi della carne.
Il caso Ruby è solo l’apice di una piramide costruita su scandali sessuali, linguaggi volgari, allusioni erotiche, che imperversano in ogni ambito del vivere. Il privato ha trasbordato nel pubblico, si intreccia alla vita manifesta di ogni personaggio e ne sancisce il successo o la caduta. lo spettatore – elettore si diverte a indossare i panni del voyeur, non più desiderante ma giudicante. Da cittadini siamo ormai calati nel ruolo di sguardi censori, giudici del vissuto altrui.
L’Italia è l’eterno Pierino che spia dal buco della serratura. Ma pare ormai non più per eccitarsi. Una tipologia di voyeur che vuole castrarsi nell’atto di guardare. Non cercando il piacere, ma preferendo al piacere di una erezione che la visione reale potrebbe provocare, un forte disgusto per ciò che non è giusto vedere.
Il vero e classico voyeur gode dell’altro e lo assiste idealmente, la sottrazione lo riempie, l’assenza dal contesto lo rende partecipe. Accade che gli avvenimenti che occupano le pagine dei nostri giornali politici e di attualità, creino al contrario un nuovo tipo di voyeur, che è direttamente incorporato nella scena del peccato goduto da altri ma di cui per nemesi, per punizione dantesca, non riesce a goderne. E così il nostro sguardo è accompagnato nelle ville dei potenti, sotto le lenzuola dei potenti, plana in cerca della minuzia rivelatrice. Lì, costretto a sezionare, vivisezionare il campo che ospita il desiderio vissuto, perde il proprio tempo a inseguire il dettaglio, a giustiziare la perversione, a legiferare sull’orgasmo. Si, è un moto interiore che lo allontana dalla completezza di una visione che lo trasporterebbe in un mondo complesso di pulsioni e piacere, bisogni e desideri.
Il voyeur è ormai invitato direttamente alla tavola del piacere dai media. Suggestioni, intercettazioni, fotografie e videoamatoriali. Orge e puttane. Lui vorrebbe finalmente abbuffarsi di quel cibo immateriale e invece legge attentamente gli ingredienti dei prodotti, e paventa allergie indefinite a cibi che vorrebbe mangiare avidamente. Non si abbandona alla visione e all’istintiva pulsione dell’Eros che avvolge e sazia di piacere. Lo frammenta, in piccole parti. Lo rende innocuo perché cerca di spiegarlo, di comprenderlo razionalmente, di punirlo e di punirsi per averlo desiderato. Si affida ai maestri del thanatos, coloro che come cavalieri del pudore, disinnescano e purificano l’Eros cercando di “smacchiarlo”. Non solo i media tradizionali e i nuovi linguaggi digitali, ma la stessa politica si è adeguata, declinandosi non più come amministrazione della res pubblica, reinventandosi invece come pura gestione del desiderio privato. Biopolitiche del desiderio, controllo degli istinti.
L’Italia aveva l’opportunità di sciogliere alcune manie di mortificazione del desiderio, ma si costringe quotidianamente, nei dibattiti pubblici e televisivi, su quotidiani e riviste, a rimanere il Pierino dietro il buco della serratura, o a recitare il ruolo del Professore che prende a ceffoni gli alunni che spiano la professoressa sexy mentre lui stesso di nascosto la corteggia per portarsela a letto. In fondo l’eros è vivibile solo se vissuto con gioco e ironia. Chi non ne scorge l’aspetto irriverente non è fuori dal suo tempo, ma spesso non appartiene pienamente neanche a se stesso.
@barbadilloit