“Quello che veramente ami non ti sarà strappato” diceva il grande poeta statunitense Ezra Pound e sembra proprio che questo aforisma calzi bene a quella gente che negli anni Quaranta, in Istria, Dalmazia, nei confini orientali d’Italia subì la pulizia etnica e abbandonò con un enorme esodo le proprie terre, case e averi, per fuggire verso l’Italia, la madrepatria. Almeno 50mila furono gli italiani uccisi dai partigiani titini in Istria e Dalmazia solo perché italiani. Un olocausto che, per ragioni di equilibri politici, non fu neppure discusso dai politici italiani che preferirono il silenzio. Quella terra resta italiana non solo perché a distanza di settant’anni dal trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio del 1947, i profughi e i loro discendenti con grande coraggio e amor proprio, ricordano le proprie tradizioni, la propria terra e i propri avi. Ma anche perché dopo omissioni, anni di dolori e di vergogna, sempre più italiani si sensibilizzano a questo tema. Tema scomodo se si pensa che la Repubblica italiana non ha mai tutelato i propri figli del confine orientale: non solo per l’esito politico delle trattative e per il trattato di Osimo con il quale i politici italiani lasciarono la terra italiana al dittatore Tito ma anche perché quando la Jugoslavia si dissolse, quelle terre potevano tornare all’Italia, secondo il Diritto internazionale, ma nessun politico fece nulla.
Tutti dobbiamo ricordare i nostri fratelli che hanno perso tutto, soprattutto quelli che hanno perso la vita perché italiani. E aumenta l’interesse per l’Olocausto delle terre italiane orientali.
“Il Comitato cresce ogni anno – dice Carla Cace, del Direttivo nazionale del Comitato 10 febbraio – a livello di adesioni locali, di iniziative sul territorio e di incontri con le scolaresche. Insomma, dal 2000 a oggi di strada se ne è fatta. Abbiamo una sede nuova, nel palazzo della Fondazione Ugo Spirito- Renzo de Felice. Il presidente, il professor Giuseppe Parlato, ha voluto ospitare il Comitato. Lì ci sono tanti materiali del mondo degli esuli, tanti documenti. Tutto utile per la ricostruzone della verità. Stiamo per costituire un comitato scientifico in seno al Comitato 10 febbraio – spiega Carla Cace – con studiosi e storici di alto livello, presieduto dal professor Parlato. Questo comitato darà il proprio contributo intellettuale per la realizzare di un documentario propedeutico alla divulgazione in scuole e università. E’ importante mantenere viva la memoria per fare del 10 febbraio un ricordo tutto l’anno. Nel direttivo nazionale ci sono comunicatori e giornalisti fra i quali Gian Marco Chiocci, Alfio Krancic, Michele de Feudis, Gabriele Marconi e altri”.
Non è un caso che fra i progetti, oltre ai vari libri, fra cui di rilievo quello di Carla Cace e Jan Bernas “Magazzino 18”, che ricorda il magazzino dove nel porto di Trieste venivano depositate le masserizie degli esuli. Un catalogo della memoria, dove gli oggetti testimoniavano le esistenze, i momenti difficili, la vita quotidiana di italiani perseguitati e uccisi.
“Giuseppe Lallich, pittore dalmata” è lo spettacolo sul grande artista, vittima del primo esodo della prima guerra mondiale. E’ un monologo di Emanuele Merlino tratto dal libro di Carla Cace. “Attraverso la storia di questo artista – spiega Carla Cace – che ha subito la damnatio memoriae, è possibile comprendere il primo esodo, quando per volontà di alcuni alleati al termine della prima guerra mondiale la Dalmazia non passò più all’Italia. Oltre 20mila italiani della Dalmazia vennero nella penisola. Questa storia dimostra che l’italianità di quelle terre non è frutto di una fascistizzazione e italianizzazione volute dal governo, come affermano i negazionisti, ma è una realtà molto precedente. Si pensi ai paesi delle Bocche di Cattaro che conservarono fino alla caduta il vessillo di San Marco, simbolo di Venezia e del Veneto. I negazionisti – spiega Cace – vogliono ridurre la questione della seconda guerra mondiale a ideologia. Ma è molto più complessa. Bisogna ricodare tutti gli olocausti perché la memoria è fondamentale per l’identità. Nell’area orientale italiana c’è stata la pulizia etnica maggiore che gli italiani abbiano subito”.
Di certo c’è che solo dopo 50 anni è stata istituita la giornata del ricordo fra silenzi e omissioni di tanti politici. Oggi, 10 febbraio, ci saranno le celebrazioni ufficiali alla Camera. Sarà assente il presidente Mattarella, impegnato in un viaggio istituzionale in Spagna.
Per contatti con il comitato e per informazioni sulle varie attività, rivolgersi al wwww.10febbraio.it.